di James Hansen

L’immagine “incisa” su un campo di mais tedesco riproduce il più conosciuto ritratto del fisico, premio Nobel e genio Albert Einstein. La sua formula dell'equivalenza massa-energia - E = mc2 - è alla base di tutta la fisica moderna. Einstein è giustamente celebre ed è diventato una sorta di simbolo dell'intelligenza umana. Famosissimo alla sua epoca - morì nel 1955 - è stato fotografato innumerevoli volte. Come mai allora spunta sempre l'immagine di lui che caccia la lingua? Sarà forse perchè è considerato “troppo” intelligente e bisogna umanizzarlo?

L’intelligenza fa parte della famosa triade delle classiche "virtù" che, se troppo presenti, possono stroppiare: “troppo intelligente, troppo bello e troppo ricco”. Se in eccesso, suscitano negli altri un misto di invidia, ammirazione e allarme. La cultura popolare identifica questi eccessi di fortuna come una sorta di iattura, fonte di guai per chi li possiede. La bellezza però è una questione soggettiva che dipende dalla percezione degli altri, e il ricco - essendo sempre alla ricerca di ulteriori ricchezze - negherebbe che si possano avere “troppi” soldi.

L’intelligenza però… È possibile averne troppa? La lingua inglese bolla come “Too smart for their own good” - “Troppo intelligenti per il loro stesso bene” - le persone che, per una tendenza all'eccessiva analisi si perdono in un bicchier d'acqua. Definizioni simili esistono in tante altre lingue. La questione ha anche stimolato molte ricerche mirate a identificare - e forse trarre conforto da - le patologie che discenderebbero dal possesso di troppa intelligenza.

Una ricerca americana condotta su oltre 3mila soci del Mensa, una sorta di club degli intelligentoni dove per iscriversi occorre essere dei “geni”, ha rivelato che al 26,7% dei soggetti erano stati precedentemente diagnosticati gravi disordini dell’umore, mentre il 20% presentava seri disturbi da ansia - ben aldilà delle medie nazionali, pari a circa il 10% in entrambi i casi. Inoltre, la prevalenza di allergie ambientali è risultata essere tre volte più alta tra i geni che tra la popolazione generale: 33% invece dell’11%.

Intanto, questi “disgraziati" - i troppo intelligenti - vivono più a lungo, soffrono meno di cancro e di malattie cardiovascolari, vanno meglio a scuola e sul lavoro, oltre ad avere una minore probabilità di subire dei “negative life events” - disastri personali come il fallimento finanziario.

A dispetto di tutto ciò, prospera sempre un’idea popolare secondo cui esisterebbe un punto oltre il quale l’eccessiva intelligenza si trasformerebbe in un pericoloso difetto. Quasi dispiace dire che non sembra essere proprio così. Una recente ed estesa ricerca dal titolo imponente di "Can You Ever Be Too Smart for Your Own Good? Comparing Linear and Nonlinear Effects of Cognitive Ability on Life Outcomes”, condotta su un campione di quasi 50mila persone, indica come non esista praticamente nessun “downside" nel possedere un alto grado d’intelligenza. Secondo i suoi autori: “Una superiore abilità cognitiva è generalmente vantaggiosa - e praticamente mai negativa”...