di Franco Esposito

Aumenta tutto. Qui finisce che non sapremo più dove andare a sbattere con la testa. Aumenta tutto, non solo il  gas, l’energia elettrica, la benzina. Un attentato continuo alla buona vita delle tasche degli italiani. Un salasso programmato, la stangata è in corso, e si fa sentire in tutta la sua poderosa efficacia. Aumenta anche il tartufo, venduto a peso d’oro e “mai così caro da quindici anni”. Eguagliato il record del 2017, questo a 500 euro l’etto è scarso nella quantità e poco pregiato. “Colpa della siccità”, spiegano gli esperti cercatori e coltivatori delle zone del tartufo. 

Alba in particolare, vero Piemonte. Uno dei tartufi battuti all’asta ad Alba è stato pagato 103mila euro. Vero è, oltre 100mila euro, il più grosso pesava 830 grammi. Se l’è aggiudicato un imprenditore di Hong Kong. È il grande enorme paradosso di un lusso che si sposa con due uova. Prodotto da re, da tavole blasonate, e da portafogli gonfi, il tartufo denuncia uno spirito popolare e una lunga tradizione contadina. Perché si sposa appunto con ingredienti poveri e vive nel colore delle trattorie e delle piole piemontesi. 

Ama le compagnie modeste, l’aristocratico tartufo. Forse per questo il dono di scovarlo sotto terra è stato dato ai maiali, con cui in passato si andava alla ricerca. Oggi si privilegia il cane da tartufo. 

Mai così caro, come attesta l’andamento del borsino del tartufo bianco di Alba. Il prezzo medio per ettogrammo, pezzatura tra i sedici e i venti grammi, ha avuto questo andamento negli ultimi dieci anni. Da 300 euro nel 2012 ai 500 di quest’anno, passando per picchi di 450 e 500  tra il 2015 e il 2017. Più basse le quotazioni, abbastanza stabili negli anni precedenti a questo, sui 200-350 euro per ettogrammo. 

Prezioso come un diamante, effimero come i battiti di una farfalla, Sua Maestà con il suo inconfondibile profilo è capace di mandare in estasi i palati più raffinati. Ad Alba, in poche ore, raccolti 457 mila 300 euro di tartufo bianco. Soldi interamente devoluti in beneficenza, a favore soprattutto dei bambini. L’asta mondiale numero 23 si è svolta al Castello di Grinzane Cavour. In competizione i grandi nomi internazionali, in collegamento con Hong Kong, Singapore, Shanghai, Mosca, Dubai. A peso purtroppo d’oro in ragione del fatto che, quest’anno, i tartufi scarseggiano nelle Langhe. E riescono a nascondersi anche ai nasi dei cani più esperti, quelli ritenuti infallibili. Colpa della siccità. 

All’asta come spettatore ha partecipato anche l’attore statunitense Stanley Tucci. I lotti comprendevano tuberi e vino. Pregiate bottiglie di Barolo e Barbaresco, tipici del territorio. I tartufi sono prodotti fragilissimi, i veri esperti venditori o compratori li trattano con i guanti in cotone. L’impresa da record è di Veronica Giraudo di Tartuflanghe: spedisce in 63 mercati del mondo. Il tartufo ha una vita brevissima, dura una settimana, massimo dieci giorni. 

La stagione comincia il 23 settembre e va fino a metà gennaio. I prezzi quest’anno sono più che raddoppiati, tra i 5.500 e 6.000 euro al chilo. Il controllo qualità è di prammatica, praticamente obbligatorio e ineludibile, sia per la Fiera che per l’Asta. Ma deve esserci pure la tutela dei tartufi e il ripristino dei terreni che hanno bisogno di nuove piante e di pulizia, per tornare a essere produttive. 

Non è detto che la dimensione importante sia garanzia di buona qualità. “Fino a pochi giorni fa – raccomanda Veronica Giraudo – i tartufi composti all’ottantacinque per cento di acqua erano asciutti e leggeri. L’anno scorso c’era meno domanda perché molti ristoranti erano chiusi”. Quest’anno la siccità a mo’ di calamità per il tartufo.  Ma si vende anche in Paesi molto lontani, dove sono necessari più giorni di viaggio. “Per gli ordini, ad esempio, in Giappone, abbiamo dovuto aspettare. I giapponesi sono pretenziosi in termini di qualità ed estetica”. 

Ma ad Alba e dintorni, le zone del pregiato tartufo bianco, monta la fiducia. L’ottimismo cresce, si dilata la convinzione di una forte ripresa in occasione del Natale. L’umidità delle ultime settimane, tanta davvero, fa bene sperare. Ma le conclusioni sarà possibile tirarle tra tre quattro settimane. Questo è il mese decisivo, per il tartufo che ha raggiunto quotazioni sbalorditive. 

Gli ultimi autunni sono stati caldi. La stagione del prodotto si deve adattare, nonostante le pressioni che arrivano dalle richieste del mercato. Quelle tendono ad anticipare la situazione.  

Il rischio è la raccolta di un prodotto di minore qualità. E questo Alba non lo vuole e mai accetterà di piegarsi alla logica del mercato in nome della qualità.