Di LUCA ESPOSITO

A che servono i giornali? A difendere i diritti di chi, altrimenti, non avrebbe voce. Una (grande) lezione in tal senso ci arriva da Gente d’Italia. E dal suo direttore, un autentico maestro di giornalismo vero, Mimmo Porpiglia. Né lui, né il suo giornale hanno qualcosa da dimostrare. Tutt’altro. Ma sentono entrambi, forte, il dovere di fare qualcosa, di agire per difendere non solo i propri lettori ma i principi basilari della democrazia. È accaduto nei giorni scorsi che la giunta del Senato abbia dato il via libera all’elezione di Adriano Cario, quale rappresentante degli italiani all’estero. Ma si tratta di una elezione gravata da troppe ombre. Dubbi anche inquietanti sono emersi sul mare di schede che riportavano le preferenze a Cario. Accuse di “timbrature multiple” addirittura hanno fatto sorgere la necessità di verificare cosa sia successo. E invece la giunta del Senato si è limitata a convalidare un’elezione, con una sufficienza giudicata offensiva nei confronti della grande comunità degli expat italiani. Immaginate cosa sarebbe accaduto se in un Comune italiano, magari del Sud, sarebbero state ritrovare decine e decine di schede calcate? È accaduto per la circoscrizione estero e non ne parla nessuno, nemmeno (o forse soprattutto…) gli indignati cronici di casa nostra. Non ne parla nessuno? Nella madrepatria, forse. Ma meno male che c’è Gente d’Italia, che insegna a tutti a cosa serva un giornale. Il direttore Porpiglia si è messo alla testa di una sacrosanta protesta. Che chiede, tramite diversi canali tra cui una petizione su Change, di tutelare la dignità del voto espresso dagli italiani all’estero. “La Gente d’Italia” si legge nell’appello “si appella dunque a tutti i partiti, senza nessuna distinzione di colore, dal Pd alla Lega, da Fratelli d’Italia a Forza Italia per esempio. Chiediamo peró anche a persone della cultura, dell’economia, ma soprattutto alle persone comuni, di ‘lavorare’ tutti insieme affinché il governo italico possa rinsavire da una topica colossale. È un appello, in primis, per un ritorno della legalità”. E ancora: “in pratica, il senato certifica che il broglio, all’interno di un’elezione, è accettato. Un caso più unico che raro, che però dimostra come non ci sia rispetto per chi vota dall’estero. Parlando con tanti connazionali, il senso che è venuto fuori da questa grottesca storia è una: ci danno il contentino, ci fanno votare, ma poi è come se a essere eletti sono persone già decise a tavolino da parte dei palazzi del potere di Roma”. Una battaglia che si annuncia lunga, difficile e dura. Di quelle che fanno la storia, principalmente delle comunità. Grazie ai giornali. Battaglie difficili ma con solide ragioni ideali, politiche e culturali. Ecco, quando il solito populista chiederà a cosa servono i giornali, parlategli di quest’ultima battaglia di Gente d’Italia.

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