di Sonia Turrini

C’è una guerra silenziosa combattuta per le strade americane, che ha tolto più vite che la Seconda Guerra Mondiale e le guerre del Vietnam, Iraq e Afghanistan combinate, eppure non è l’argomento preferito di quasi nessun politico, e non occupa quasi mai le prime pagine di nessun giornale.

È la guerra della dipendenza da oppiacei, che dal 1999 ha fatto circa 600mila morti secondo il CDC, raccontata nella nuova serie Dopesick – in Italia su Disney+. A partire dall’omonimo libro di Beth Macy la serie dipinge con pennellate impietose il ruolo della famiglia Sackler, proprietaria della casa farmaceutica Purdue, nel commercializzare il farmaco che secondo il CDC ha dato il calcio d’inizio alla crisi sanitaria in corso, l’oppiaceo antidolorifico OxyContin.

Tra le tante contraddizioni che caratterizzano gli Stati Uniti, rimane una delle più penose da osservare: come uno tra i paesi più avanzati al mondo sia tra i più doloranti, i più infelici, i più impasticcati.

Più doloranti, come riporta il National Bureau of Economic Research in uno studio del 2017 in cui oltre un terzo degli statunitensi hanno dichiarato di provare molto spesso o frequentemente dolore fisico, più di qualunque altro paese inserito nella ricerca. Un dolore su cui Purdue ha costruito un impero da 35 miliardi di dollari, un Empire of Pain appunto, come lo ha definito Patrick Radden Keefe nel suo libro sulla crisi degli oppiacei (per chi cercasse una lettura italiana, in Rinascita Americana Giovanna Pancheri dedica un toccante capitolo all’argomento).

Più infelici, perché lo stesso studio riporta che dal 1970 a oggi tutti gli americani, e soprattutto quelli di ceto più basso, sono ogni anno più tristi. “L’infelicità e le lamentele di dolore fisico vanno di pari passo”, ha spiegato il professor Sullivan dell’Università di Washington a The Atlantic, aggiungendo che la libertà negli Stati Uniti comporta delle aspettative, e per molti delle grandi delusioni.

Mentre in tutto il resto del mondo la durata media della vita (Covid a parte) continua a crescere, gli USA sono il solo paese sviluppato in cui cala. Cala soprattutto per gli uomini bianchi, che dai primi anni 2000 muoiono a tassi spaventosamente alti e in costante crescita di quelle che gli studiosi hanno definito deaths by despair, cioè le morti di disperazione, di suicidio, di alcolismo, di overdose.

Più impasticcati, perché secondo le stime di NBC l’80% dell’intera produzione mondiale di oppiacei da prescrizione è consumato negli USA, e secondo The Lancet ne muoiono di overdose 130 americani ogni giorno, con costi incalcolabili dal punto di vista economico quanto sociale.

Negli ultimi vent’anni migliaia di cause da privati, associazioni, corti statali, hanno citato Purdue e la famiglia Sackler per “misleading marketing”, accusandoli di aver pubblicizzato l’Oxycontin come un antidolorifico efficace a bassissimo rischio di assuefazione pur sapendo che non fosse vero, ed aver corrotto una rete di medici di base perché iniziassero a prescriverlo in massa a tutti i loro pazienti.

Non è ancora stato possibile ottenere una sentenza penale, e sembra non lo sarà mai.

Per fronteggiare le cause Purdue Pharma ha patteggiato con il Dipartimento di Giustizia e presentato istanza di fallimento, venendo sciolta poche settimane fa. I Sackler hanno comprato la loro immunità penale al costo di 4.5 miliardi di dollari, circa un terzo di quanto la famiglia ha guadagnato dalla vendita di OxyContin, uscendone con la fedina penale pulita e rimanendo una delle dinastie più ricche d’America.