di James Hansen

I media seguono con attenzione le accuse di abuso sessuale nei confronti di Andrea d’Inghilterra in relazione ai suoi passati rapporti con giovani donne non ancora in età d’essere legalmente consenzienti. Meno noto è il fatto che il Principe Reale inglese abbia rischiato di nascere portando il “marchio della bastardaggine”.

Il Casato di Windsor—la famiglia reale britannica—è un’invenzione recente. Risale solo al 1917, quando il forte sentimento anti-tedesco provocato dalla Prima guerra mondiale suggerì di cambiare il nome della famiglia regnante inglese dal troppo germanico Sachsen-Coburg und Gotha—anglicizzato in “Saxe-Coburg and Gotha”—in qualcosa di più blando e più britannico. La scelta ricadde su Windsor, dall’omonima cittadina e annesso castello nella contea di Berkshire.

Il Re d’Inghilterra, Giorgio V, decretò—con una proclamazione del 17 luglio 1917—che tutti i maschi del lignaggio reale avrebbero dovuto portare il nuovo cognome, ma non le femmine una volta sposate. Trent’anni più tardi la giovane Principessa Elisabetta si unì in matrimonio con un nobile straniero, Filippo Battenberg (diventato poi “Mountbatten”). Un tedesco, oltretutto poco dopo la fine di una seconda guerra brutale con la Germania... Nel 1952—con i suoi primi due figli reali, il Principe Carlo e la Principessa Anna, già nati “Mountbatten”—Elisabetta salì al trono e fu deciso di sopprimere il cognome troppo “teutonico”, lasciando alla nuova Regina solo “Windsor” da trasmettere ai discendenti.

Nel 1959, mentre Elisabetta attendeva la nascita del terzo figlio—Andrea, per l’appunto—un valente studioso di genealogia dilettante, Edward Iwi, fece notare a Downing Street che c’era un problema: in quell’epoca almeno, era d’uso supporre che il nascituro senza il cognome del padre fosse illegittimo. Cioè, nelle parole di Iwi, il principe in arrivo, chiamandosi solo Windsor come la mamma, sarebbe venuto al mondo tacciato dal “marchio della bastardaggine”. “Per quanto io sappia,” scrisse al Primo Ministro, Harold Macmillan, “sarebbe il primo figlio legittimo a nascere così”.

La reazione iniziale del Governo fu di soffocare l’intera questione. Il Lord Chancellor, Viscount Kilmuir, fece sapere a Macmillan che: “Tutto questo è di pessimo gusto. Occorre silenziare Iwi...”. Iwi però si rifiutò di essere “silenziato” e il Primo Ministro ebbe a scoprire che lo studioso non era solo nelle sue insistenze. Risultò infatti dello stesso avviso anche la Regina Elisabetta... Finalmente—dopo un teso dibattito interno, molto riservato—l’8 febbraio del 1960, undici giorni prima della nascita del Principe Andrea, la Regina decretò che tutti i suoi discendenti in linea diretta si sarebbero chiamati “Mountbatten-Windsor”, a meno che non avessero il titolo personale di “Altezza Reale” e dunque non usassero in circostanze normali un cognome.

Ora, mentre il casato è solo “Windsor”, il cognome Mountbatten-Windsor resta lì, poco visibile ma latente, a disposizione dei figli della Casa Reale se per ipotesi dovessero perdere il proprio titolo, oppure in circostanze che comunque ne richiedessero l’utilizzo, come la firma di certi atti legali. Inoltre, per pochi giorni il Principe Andrea non nacque bastardo “apparente”—o, secondo i media, forse sì...