Ormai abbiamo capito, non sarà un inverno libero dal virus. Ci avevamo creduto quest’estate, quando la campagna di vaccinazione marciava a cifre da record e la vita all’aria aperta ci aveva rimesso in una condizione di quasi definitiva normalità. Da qualche settimana però l’aria è cambiata e lo si vede benissimo in giro. Ci sono più mascherine ad esempio, anche se ben pochi rinunciano ad uscire per paura del contagio.  C’è un ritorno forte di una certa preoccupazione sul futuro, che invece fino a fine settembre aveva lasciato il posto ad un galoppante ottimismo (di cui i dati del Pil sono prova sostanziale). E poi c’è un primo segnale di calo delle prenotazioni alberghiere dall’estero, che a Roma già si vede nelle strade e nelle piazze ancora piene di stranieri ma non stracolme come qualche settimana fa.

Tutto questo però attiene alla circolazione del virus, fenomeno che abbiamo già conosciuto con enorme preoccupazione nell’autunno dello scorso anno.

Adesso però c’è un elemento nuovo a fare la differenza, cioè il vaccino.

Elemento di relativa sicurezza per milioni di persone, ma anche micidiale fattore di divisione per altri milioni di persone (anche se in netta minoranza).

Questa novità però sta producendo un effetto ormai ben evidente nelle chiacchiere al bar, in ufficio o in famiglia, effetto assai diverso da quello che abbiamo toccato con mano nei primi otto o nove mesi dell’anno.

Per capire meglio dobbiamo usare un po’ di memoria, andando ai mesi della primavera e dell’estate. In continuità con lo sforzo del generale Figliuolo sino a settembre abbiamo visto i due “popoli” (pro e contro il vaccino) discutere animatamente, cercando di convincersi l’un l’altro. Ebbene tutto ciò ha cessato di esistere, le due “squadre” si sono arrese all’evidenza: dall’altra parte non c’è più nessuno pronto a cambiare idea.

E se questo per un certo tempo ha reso arrabbiati i “No Vax” (ma anche gli scettici) con manifestazioni di piazza anche rumorose ed in qualche caso violente, da qualche settimana si registra un nuovo fenomeno, per ora silente ma non per questo di poco conto.

Un nuovo fenomeno ben documentato dall’ultima indagine SWG che ora vediamo: Il 49% dei vaccinati prova “rabbia” verso i non vaccinati, cioè quasi il quintuplo di quanti hanno lo stesso sentimento in campo avverso (11%). Questa rabbia da maggioranza silenziosa è molto importante e dovremo studiarla con attenzione. In primo luogo perché può dare sfogo a momenti di tensione, magari di fronte a ospedali non più in grado di fornire servizi adeguati ai malati con altre patologie. E poi perché tutte queste persone vanno a votare (o decidono polemicamente di non farlo). Ed io penso che proprio i “Sì Vax” arrabbiati hanno avuto un ruolo non da poco nell’esito per l’elezione dei sindaci ad ottobre. Penalizzando quei candidati di destra troppi morbidi verso il popolo “No Vax”.