Il dibattito sulle "quote rosa" lambisce anche il premio Nobel. Il più prestigioso premio scientifico e letterario al mondo deve riservare un certo numero di posti alle sole donne? La richiesta è da tempo che rimbalza da più parti, forte della storica discrepanza tra il numero di premiati di sesso maschile e quelli di sesso femminile (su omosessuali o transgender la riservatezza dei premiati non permette di fare statistiche). Ma la polemica si è levata alta specialmente in occasione dell'ultima tornata di premi, che ha visto una sola donna sul podio, la giornalista filippina Maria Ressa, Nobel per la Pace insieme al collega Dmitry Muratov. Tanto da spingere la stessa Accademia Reale di Svezia, che ogni anno assegna i riconoscimenti, a prendere posizione. Lo ha fatto attraverso Göran Hansson, scienziato svedese, nonché segretario generale dell’Accademia di Svezia, che ha ammesso che 59 donne premiate dal 1901 ad oggi, pari ad appena il 6,2% del totale, sono un po' poche. "È triste che ci siano così poche donne vincitrici del premio Nobel e fa riflettere sulle condizioni ingiuste della società". Tuttavia, ha proseguito, "abbiamo deciso che non avremo quote per genere o etnia. Vogliamo che ogni vincitore sia scelto perché ha fatto la scoperta più importante, e non a causa del genere o dell’etnia. E questo è in linea con lo spirito del testamento di Alfred Nobel".

Per Hansson le ragioni della preponderanza maschile non derivano dalle preferenze dell'Accademia ma dalla struttura stessa del premio e dalle disparità esistenti al mondo nell'accesso alla formazione scientifica delle donne. I premi che si danno oggi in genere "si riferiscono a scoperte e invenzioni fatte dieci o vent'anni fa", quando la presenza di donne ai vertici delle università e della ricerca era ancora più bassa di oggi. "Ancora nel 2017, solo circa il 12% dei professori di fisica erano donne in Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. In chimica le cifre recenti sono tra il 10 e il 23 per cento. E se si va più indietro le cifre sono ancora più basse. Per esempio, nel Regno Unito 25 anni fa solo l'1% dei professori di fisica erano donne".

Il sistema di assegnazione del Nobel funziona così: ogni anno l'Accademia invita migliaia di professori universitari e studiosi di tutto il mondo a segnalare candidati da proporre al premio. Poi, ad ottobre l'Accademia sceglie tra questi candidati. “L'Accademia dipende da queste liste di proposte, dove sfortunatamente la percentuale di donne è molto bassa, intorno o sotto il 10% per i premi scientifici”, dice ancora Hansson. Nonostante questo, l'anno scorso hanno ricevuto il Nobel due donne per per la chimica, una donna per la fisica ed un'altra per la letteratura. L'unico modo perché le donne si affermino anche tra i premi Nobel, secondo Hansson, è incoraggiare le ragazze a studiare materie scientifiche e le università a rimuovere discriminazioni nell'accesso e nella carriera. Con buona pace delle pretese “quote rosa” obbligatorie, una sorta di riserva indiana senza alcuna base di merito.