L'accordo politico raggiunto al Mef, tra le forze della maggioranza di governo, sul taglio delle tasse, non ha accontentato più di tanto Confindustria deludendo completamente i sindacati. Innanzitutto cosa è stato deciso nella bozza portata al tavolo ministeriale. Le parti hanno concordato sulla diminuzione da 5 a 4 delle aliquote Irpef, con la cancellazione di quella al 41% e con il taglio di 3 punti di quella al 38% (abbassata al 35%). E, infine, con il taglio dell'Irap. La riforma del fisco rappresenta "un primo passo strutturale, non solo per il 2022". E si resta "entro gli otto miliardi" che sono stati stanziati, ha commentato il viceministro dello Sviluppo economico, Gilberto Pichetto. Alla diminuzione dell'Irpef dovrebbero andare circa sette miliardi di euro, mentre circa un miliardo dovrebbe servire per l'eliminazione dell'Irap (per autonomi e persone fisiche). Questo almeno è quanto sancito “dall'accordo politico, ora il ministro Franco ne deve parlare con il premier Draghi, noi con i nostri partiti e poi dobbiamo rivederci" ha aggiunto, ancora, il viceministro Pichetto. A proposito dei fondi, c'è da ricordare che in manovra, per la diminuzione del carico fiscale, sono stati stanziati, complessivamente, 8 miliardi di euro. Bene. Il taglio dell'Irpef è stato criticato in viale dell'Astronomia ("disperde le risorse"). E così anche tra i rappresentanti dei lavoratori dove, a partire da Landini (Cgil) non sono mancate reazioni negative al piano concordato tra i partiti di maggioranza al Mef. I sindacati, in particolare, hanno insistito, infatti, sulla necessità di un confronto con il governo. "Ci aspettiamo una convocazione" ha sbottato il segretario della Cgil che, con Cisl e Uil, nei giorni scorsi, aveva puntato il dito sulla necessità di distribuire quelle risorse tra i lavoratori.