Gente d'Italia

Il no pass si fa (quasi) partito

DI PIETRO SALVATORI

Segnarsi in rosso la data dell’8 dicembre. A Torino nel giorno di festa nascerà il primo Think tank italiano no pass. Professori e ricercatori che contestano con variegati accenti il green pass, che in punta di filosofia e diritto ne contestano la ratio e la legittimità, che, in alcuni casi, negano la validità del vaccino e puntano il dito contro la dittatura sanitaria, si riuniranno all’International university college of Turin per darsi una struttura e una forma e per stabilire i passi successivi.

È il frutto della giornata di studi che si è tenuta lo scorso 10 novembre, stessa sede, il primo appuntamento nel quale il movimento no pass è uscito dalle piazze ha mitigato le urla e si è riunito intorno a un gruppo di docenti che hanno deciso di dare legittimità e basi giuridiche e filosofiche (nonché eterodossamente scientifiche) a quello che finora è stato percepito come un caravanserraglio berciante di complottardi e poco più.

Padrone di casa Ugo Mattei, professore di diritto pubblico a Torino, vera mente e animatore dietro al progetto: “La mattina ci riuniremo a porte chiuse - spiega - per definire che struttura darci, come organizzarci, l’organigramma”. “Sceglieremo anche un nome”, aggiunge, e non gli si tira fuori nulla più perché “ne stiamo discutendo talmente tanti che sarebbe inutile avanzarne uno”. Dopo il brainstorming e assunte le decisioni, alle 12.30 sarà Carlo Freccero a comunicarle in diretta streaming. Già, perché l’unica carica che sembra delineata, oltre al coordinamento di Mattei, è quella di portavoce per l’ex direttore di Rai2.

Dall’8 dicembre in poi il mondo no-pass e no-vax avrà il suo centro di incubazione accademica e teorica. Si partira già nel pomeriggio con due seminari di studi. Il primo coordinato da Massimo Cacciari (ancora da definire la partecipazione di Giorgio Agamben) sul “Diritto al dubbio”, spiega Mattei “in contrapposizione allo scientismo dilagante”, nel quale interverranno Vito De Luca, socio-ingegnere dell’università del Sannio, Gennaro Imbriano, filosofo dell’univerità di Bologna, Carlo Lottieri, che insegna filosofia del diritto a Verona, Luca Marini, giurista della Sapienza, Gabriella Paolucci, sociologa a Firenze, e Andrea Zhok della facoltà di Filosofia della Statale di Milano. Il secondo di stampo pià politico e giuridico verrà introdotto e moderato dallo stesso Mattei e vedrà discutere Daniele Bondonio, statistico dell’università del Piemonte orientale, Loretta Bolgan, chimica farmaceutica, Guido Cappelli, linguista dell’Orientale di Napoli, la magistrata Alessandra Chiavegatti, Alberto Contri dello Iulm di Milano e Pasquale De Sena, giurista dell’università di Palermo.

“Abbiamo posizioni diverse”, spiega Mattei, “ma in comune abbiamo avvertito la necessità di un coordinamento stabile, di portare avanti una discussione inclusiva senza scadere nelle tifoserie”. Un approccio mite che appena si gira l’angolo del discorso rivela la spigolosità delle rivendicazioni: “Rivendichiamo il diritto alla resistenza costituzionale, a questo sistema occorrono binari di agibilità democratica che al momento non si vedono”.

Si troverà il nome e si creerà una struttura, ma i prof ribadiscono che non c’è nessuna volontà di fare un partito, anche se si avverte un principio di saldatura con l’opposizione parlamentare a Mario Draghi e alle sue politiche pandemiche. Mattei ha dato un contributo significativo alla stesura della missiva che un paio di giorni fa diciassette onorevoli hanno spedito a Sergio Mattarella per chiedergli di non controfirmare il decreto sul super green pass. Tre parlamentari, Jessica Costanzo, Emanuela Corda e Massimo Baroni, hanno aderito all’associazione “Generazioni Future”, già associazione “Stefano Rodotà” che al momento è il motore degli incontri. Più in generale Mattei rivendica un rapporto con L’Alternativa, la componente parlamentare di scissionisti M5s, i cui parlamentari “saranno importanti nella riorganizzazione dell’associazione a cui stiamo lavorando.

Un rapporto nato durante le amministrative, quando Mattei si presentò come candidato sindaco alla guida della lista Futura per i beni comuni, 2,3% e una certa risonanza in città, e che potrebbe portare il think tank dritto alla Camera: “Vogliamo organizzare un convegno sulla rappresentanza e sul governo democratico dell’economia, la cosiddetta amazonizzazione della società, della quale il green pass non è causa diretta ma ha contribuito a farla esplodere”. Eccco, il progetto è quello di organizzare la giornata di studi in uno spazio della Camera, anche grazie al link con la pattuglia no pass in Parlamento.

Una rete che si sta allargando, coinvolgendo il movimento degli Studenti no green pass, che sabato a Bologna hanno tenuto la prima assemblea nazionale, e che sta trovando riscontri anche all’estero. Lo spazio dedicato alla conferenza dello scorso 10 novembre dal quotidiano France Soir, per la risonanza che le posizioni di Agamben hanno Oltralpe, ha acceso sul gruppo di docenti eretici il faro del movimento no vax francese. A gennaio probabilmente un appuntamento congiunto, “loro vorrebbero a Parigi, io spingo per Monginevro, che sta a due passi da Torino”, dice ridendo Mattei. La costruzione della centrale ideologica dei no pass è ufficialmente partita.

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