Il governo Draghi ha le ore contate? A guardare quanto sta accadendo in questi giorni, sembra proprio di sì. Non bastavano, infatti, le frizioni tra i partiti dell'eterogenea maggioranza di governo, in particolare tra Lega e Pd, ora ci si è messa anche IV a remare contro.

Le difficoltà dell'ex "numero uno" della Bce di riuscire a tenere la barra dritta nei marosi della politica italiana, sono storia di questi mesi. Hanno iniziato Salvini e Letta a dirsene quattro, nelle scorse settimane quando i leader di Carroccio e Pd hanno dovuto confrontarsi sulle misure da adottare (leggi politiche vaccinali e nuove eventuali restrizioni) per fronteggiare la quarta ondata del Covid.

In disaccordo (quasi) su tutto, poco ci è mancato che tra i due volassero gli stracci. Non più tardi di quattro giorni fa, poi, lo stesso presidente del Consiglio è stato costretto a correggere in corsa la circolare già diramata dai ministeri di Sanità ed Istruzione sul ritorno della Dad a scuola nel caso in cui anche uno solo degli alunni di una classe si fosse rivelato positivo al virus.

Ieri poi, a conferma delle turbolenze che assillano Palazzo Chigi, ecco naufragare la proposta di Draghi contro il caro-bollette. Galeotto si è rivelato il contributo di solidarietà per il 2022 (e forse anche per il 2023) per i redditi Irpef sopra i 75mila euro (una platea di circa un milione di contribuenti) di cui si era parlato, appena poche ore prima, durante la cabina di regia tenuta alla presenza dei capi delegazione.

L'idea, avanzata inizialmente dai rappresentanti dei sindacati, per i quali chi guadagna di più avrebbe dovuto essere escluso, sia pur solo per un anno, al massimo due, dalle misure (congelamento dell'Irpef) pensate per la riduzione delle tasse, era stata sposata in pieno anche dal premier. Se effettuata, avrebbe liberato i 248 milioni di euro da impiegare poi contro il paventato e temuto rincaro delle bollette di luce e gas come si era ipotizzato in mattinata.

Il contributo extra, tuttavia, non ha trovato il "semaforo verde" dei partiti di centrodestra (Forza Italia e Lega) dove è stato bollato come una sorta di patrimoniale. Ma a sorpresa si è messa di traverso anche Italia Viva di Matteo Renzi. A favore, invece, si sono schierati Movimento 5 Stelle, Pd e LeU. Tanto è bastato, in ogni caso, per far venire meno i numeri e mandare in tilt la maggioranza in Consiglio dei ministri. Il tutto a poche settimane, ormai, dall'apertura dei giochi per l'elezione del Presidente della Repubblica. Peggio di così...