Caro Direttore

Tutti coloro che vivono il mondo dell'emigrazione ricevono ogni giorno Comunicati stampa da parte di qualcuno dei 18 eletti nelle 4 ripartizioni della circoscrizione Estero. Di solito questi scritti riguardano fatti concreti: dal testo di un intervento, di una mozione o ordine del giorno presentato e discusso in una delle due Camere alla partecipazione alle cene di questa o quella associazione di probabili sostenitori dei firmatari al premio al più anziano barbiere degli USA. 

L'8 dicembre le deputate Francesca La Marca e Angela Schirò hanno inviato una lunga analisi della debacle nelle elezioni dei Com.It.Es., di cui tutti conosciamo le ragioni e le abbiamo ripetute con grande anticipo sull'indizione ufficiale di questo giro di consultazioni perdenti. Le due deputate (o chi per loro ha scritto il comunicato) proseguono affermando: 

"C'è un evidente crisi della rappresentanza che si è concretizzata nel taglio dei parlamentari, nelle difficoltà del CGIE di trovare ascolto nel Governo e nei gruppi parlamentari, nel distacco dei COMITES dall'opinione dei connazionali, nella difficoltà di strati ampi di nuovi emigrati di vedere nelle istanze tradizionali interlocutori credibili e utili, nell'incomprensibile fermo della Commissione bicamerale dopo l'approvazione all'unanimità alla Camera. La cosa da evitare veramente è quella scaricarsi ognuno delle proprie responsabilità e cercare di addossarle ad altri, trascurando l'esigenza di un confronto ampio e realistico. Apriamo una discussione onesta e aperta sulle prospettive della rappresentanza degli italiani all'estero e, nello stesso tempo, parlino tutti con chiarezza sul destino che si vuol dare a questo necessario strumento di democrazia". 

Il commento più adatto a quest'ultima affermazione è il vecchio adagio: "Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati". Peggio ancora, però, chi invoca una "discussione onesta e aperta" evitando di "scaricarsi ognuno delle proprie responsabilità" sul futuro delle rappresentanze degli italiani all'estero ha già messo le mani avanti scaricando, appunto, le colpe su tutti gli altri. Riepiloghiamo i fatti. Il "taglio dei parlamentari" è stato votato nelle due Camere: dov'erano i nostri 18 e perché non sono riusciti a evitare che il taglio si applicasse anche agli eletti all'estero? O che i concittadini residenti all'estero, i loro diretti elettori, votassero con maggioranze bulgare per confermarlo? Che voce hanno nelle due Camere, se non riescono a creare alcun tipo di alleanze nei partiti di loro riferimento? Ancora: "Le difficoltà del CGIE nel trovare ascolto nel Governo" sono totalmente sfatate dalla convocazione, fatta dal Presidente Draghi, della IV Plenaria della Conferenza permanente Stato – Regioni – PA – CGIE, che si terrà a Roma dal 15 al 17 dicembre con una larga presenza di Ministri, sottosegretari, Presidenti di Regioni e di Consigli regionali, etc. etc. etc.

Quanto alle "difficoltà del CGIE nel trovare ascolto nei gruppi parlamentari", lo ripetiamo: che ci sta a fare il vertice della piramide della rappresentanza, ancora costituito da 12 deputati e 6 senatori? Il CGIE ha inviato almeno 4 volte a tutti i parlamentari le proposte di modifica delle leggi istitutive di Com.It.Es. e CGIE – elaborate al termine di una consultazione allargata a Com.It.Es. e associazioni – fin da novembre 2017 e di nuovo dopo le elezioni del 2018, nel 2019 e nel 2020, quando c'era tutto il tempo di discuterle, migliorarle e approvarle. Perché i 12 deputati e  6 senatori eletti nella circoscrizione estero non le hanno presentate, firmando tutti insieme e costringendo i colleghi parlamentari a mettere la faccia sul loro rispetto nei confronti della 21esima Regione italiana? C'è voluta la discesa in campo dell'On. Lia Quartapelle, capogruppo del PD alla Camera, che ringraziamo profusamente, prima firmataria della proposta del CGiE con alcuni validissimi miglioramenti, cui si sono subito accodate le due firmatarie del succitato comunicato, per provocare una fioritura di presentazioni di ddl, alcuni sinceramente aberranti, seguita dalla discussione in Commissione e dalla nomina di relatori.

Infine, l'accusa del "distacco dei COMITES dall'opinione dei connazionali, nella difficoltà di strati ampi di nuovi emigrati di vedere nelle istanze tradizionali interlocutori credibili e utili" dà per scontate due affermazioni contraddette dai risultati di tutte le elezioni dei tre livelli di rappresentanza, nelle quali la maggioranza dell'elettorato, attivo e passivo, sta proprio nella massa degli esponenti dell'emigrazione tradizionale e perfino negli italodiscendenti. Sappiamo bene che la coperta della rappresentanza è stretta e che la campagna elettorale per la rielezione al Parlamento nel 2023 è cominciata da tempo. Proprio per questo è bene che i tre livelli, partendo da Com.It.Es. e CGIE, si ricompattino per essere davvero utili alla comunità, prima che il Cicero pro domo mea dei parlamentari esteri, ridotti alla pressoché inutile presenza di soli 4 senatori e 8 deputati, condanni se stessa a una seria analisi costi e benefici. Come vediamo quotidianamente, infatti, perfino il concetto e l'esercizio della democrazia rappresentativa sono sottoposti a sforbiciate e attacchi determinati esclusivamente dai costi delle presenze elettive paragonati ai risultati concreti.

Concludo salutando i magnifici 18 con molto affetto e rispetto, e con un richiamo finale all'unità, a un'unità trasversale, per proteggere i diritti dei 6.500.000 di iscritti all'AIRE, ancora composti per più o meno quattro quinti da esponenti dell'emigrazione tradizionale, i cui diritti non possono e non devono essere messi in pericolo.

Silvana Mangione