di Franco Esposito

La super scoperta. Pisa, scuola Sant'Anna. Dove il professore Vincenzo Lionetti sta studiando attorno a scherma blocca virus. Come un respingente che impedisce al Covid 19 di provocare quei danni devastanti ai polmoni del soggetto esposto al contagio. Un sistema rivoluzionario messo a punto con l'aiuto di due ricercatori italiani. L'dea è stata già brevettata. "Un aptametro di Dna, ovvero un breve filamento che si lega a un ricettore e chiude la porta ribelle delle cellule". .

In parole molto povere, queste non scientifiche, bloccare il virus del Covid si può. Almeno sulla carta. La scoperta del professore Lionetti è di una importanza potenzialmente cruciale, totalmente made in Italy. Come si può? "Quel filamento oligonuecleotidico, capace di legarsi in modo specifico alla parte del ricettore ACE2 che i virus usa per entrare nelle cellule umane".

Docente di Anestologia alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, il professore Lionetti spiega la scoperta sua, già pubblicata in studio apparso sulla rivista Pharmacological Resarch, a fine novembre. "Il recettore stesso diventa inaccessibile alla proteina Spike di qualsiasi coronavirus e previene l'infezione delle cellule".

Attento a non eccedere nell'uso di termini tecnici non comprensibili alla massa speranzosa degli italiani, il docente si è avvalso, nella ricerca alla super scoperta, di due autorevoli colleghi. Paolo Ciana, professore di Farmacologia del Dipartimento di Scienza della Salute dell'Università di Milano, e Angelo Reggiani, ricercatore senior e principal investigator dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. In sintesi, questa è una storia che parla italiano. "Basta un poco di aptametro e il Sars-Covid 19 non entra più", assicura Vincenzo Lionetti. 

Mentre la comunità scientifica internazionale si mobilitava concentrandosi proprio sul virus, Lionetti e i due colleghi non si sono mai fermati. Tutti serrati in casa, la ricerca e loro tre non si sono mai fermati. "Abbiamo sospeso ciò che stavamo facendo per dedicarci al problema pandemico con i mezzi disponibili. Noi tre abbiamo deciso di percorrere un'altra strada, mirando ad ACE2. L'unica porta a oggi conosciuta che il coronavirus utilizza per entrare nelle nostre cellule, inizialmente quelle delle vie aeree".

Il professore si premura di ricordare che "ACE2 è una grande proteina di membrana in possesso di una propr. ia attività enzimatica". Significa questo, ma come è semplice notare che, in alcuni passaggi della spiegazione, Vincenzo Lionetti deve ricorrere all'uso di termini scientifici. E di questo sembra voler chiedere venia, ma diversamente non gli è possibile illustrare la portata della super scoperta. "Alcuni, erroneamente, affermavano che dopo l'infezione iniziale da Sars-Cov-2, la concentrazione di ACE2 sembrava diminuire. Ma com'era possiible che ciò accadesse, visto che il virus per sopravvivere deve entrare nella cellula e utilizza ACE2 per farlo? Il coronavirus non può vivere di vita propria senza infettare le cellule".

La ricerca italiana punta proprio su ACE2. "Era molto importante per noi riuscire a rendere inaccessibile al virus il residuo K353 che corrisponde alla regione di ACE2 cui si lega l'amminoacido N501 della protezione spike virale".

Largo impiego nella spiegazione degli acronimi spinge il professore Lionetti a domandare al comprensione di chi l'ascolta e di chi legge. Lui e due colleghi ricercatori pensano di utilizzare "un aptametro a DNA, un filamento corto capace di legarsi a una proteina in modo specifico senza limitare il sistema immunitario".

Milioni e milioni di aptametri selezionati. "Siamo riusciti a isolarne due. Entrambi capaci di legarsi ad alta affinità a K353 rendendolo ACE2, invisibile al virus". Si tratta di una vera e propria maschera per la cellula. Impedisce al virus di infettare, senza però ostacolare la funzioni di ACE2. 

La super scoperta made in Italy è stata pubblicata su Paharmacology Research, una rivista scientifica internazionale che utilizza il metodo della revisione tra pari. Analisi e valutazioni vengono effettuati da scienziati anonimi prima che i dati siano considerati comunicabili alla comunità scientifica internazionale.

Ma di cosa necessità la scoperta per diventare farmaco per tutti? Il professore Lionetti avverte: "Avremo bisogno ancora di ricerca per validare la formulazione migliore e che risulti più efficace dopo somministrazione in vivo e per testare la dose efficace che si confermi essere anche poco tossica per l'uomo".

Come per ogni farmaco, anche in questo caso, saranno richiesti passaggi obbligati fino ad arrivare agli enti regolatori. L'appello dello scienziato e dei suoi preziosi autorevoli colleghi è indirizzato agli investitori. "In questa fase saranno necessari per rendere più rapido lo sviluppo dell'aptametro. È indispensabile verificare la sua reale efficacia su larga scala".

Che fare? Incrociare le dita non basta, c'è bisogno di altro, molto di più. L'appello del professore Lionetti non deve cadere nel vuoto. La super scoperta italiana può salvarci dal mostro coronavirus.