Di STEFANO CASINI

Enzo Domestico Kabregu, anche se il suo vero nome era Vincenzo Domestico, nacque ad Acquaformosa, in provincia di Cosenza il 17 dicembre del 1906 e morí a Montevideo il 4 luglio del 1971. É stato un pittore italiano naturalizzato uruguaiano che si definí post-impressionista e macchista.

Primogenito degli undici figli di Pasquale e Marta Maria Teresa Cucci, giovanissimo si trasferisce con la famiglia nel vicino paese di Lungro, sempre in provincia di Cosenza. La numerosa famiglia visse in una grande casa situata nella parte più alta del paese, definita, in lingua albanese, Ka Bregu: il maestro lo adottó come nome d'arte, per l'ispirazione fornita dagli anni vissuti nella sua casa a Lungro. Dopo averlo legalizzato, Kabregu fu il suo cognome e quello della sua famiglia.

Per decisione di Papá Pasquale, che voleva un figlio agronomo, frequentò la Scuola Tecnica Rossano, poi la Scuola Agraria di Cosenza, dove conseguì il titolo di Perito Agrario. All'età di diciassette anni si trasferí a Napoli per conseguire il diploma di specializzazione presso l'Istituto Tecnico della Facoltà di Agraria. Fu a Napoli che entró in contatto con un gruppo di docenti e giovani studenti della Reale Accademia di Belle Arti di Napoli. Si incontravano in un piccolo caffè bohémien e lí nacque l'idea di sostenere il test di ammissione presso l’ Accademia. Tornato dopo quindici mesi di servizio militare a Pola e a Trieste e nonostante il volere del padre, lasciò la Facoltà di Agraria ed entrò nell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Molto apprezzato dai suoi maestri Volpi, Vietri, Siviero, Roberto Carignani, Casciaro, Mancini e Irolli, inizió, con lo scultore Vincenzo Gemito, una grande amicizia: Kabregu deve molto a questi artisti, perché forgiarono la sua base plastica, fondamentale per affrontare ogni soggetto pittorico. Dopo aver finito l'Accademia, si recò in Italia, Francia e Spagna riaffermando le sue conoscenze per il suo perfezionamento artistico. In poco tempo, le sue opere sorpresero per l’originalità e il carattere impressionista. Allievo instancabile dei grandi maestri, fu un appassionato approfondendo la sua conoscenza della storia dell'arte: tenne conferenze e workshop e continuó a studiare storia dell'arte, praticamente fino alla sua morte prematura. 

Período italiano: impressionismo e cubismo - Kabregu aprí il suo percorso nell'impressionismo sulle sue tele,  senza mai allontanarsi dal figurativo accademico. In quegli anni si registrarono brevi incursioni nel cubismo, e si distinse attraverso varie opere geometrizzate: di quel periodo si conservano molte testimonianze della sua tecnica di giocoleria, tra le quali l'Autoritratto e Vista dall'alto, che provocó scalpore e forte interesse della critica internazionale nella Seconda Quadriennale di Venezia. 

Alcuni dei titoli dei suoi quadri percorrono immagini della propria gente di Lungro: le Lavandaie che lavoravano nei lavelli in pietra, un  suggestivo angolo nel centro storico di Lungro, Trebbiatura, una trebbiatura, e il disegno a carboncino "Separare il grano" . Tra i numerosi ritratti d’epoca calabrese, diventó un icono il ritratto dell'Eparca (primo vescovo) dell’Eparchia di Lungro, Eparca Giovanni Mele, conservato nelle sale del vescovato.

Periodo uruguaiano: l'Atelier, l'Athenea Plastic Center, la Scuola di Ceramica Artistica e l'insegnamento

Giunse in Uruguay nei primi mesi del 1934, a 28 anni e con una fama riconosciuta raggiunta attraverso le sue molteplici mostre in varie città italiane, accompagnate da premi e menzioni importanti. La sua personalità carismatica gli permise di attirare simpatia e ammirazione e di entrare subito a far parte dei circoli artistici e intellettuali dell'Uruguay. Fin dal suo arrivo, Enzo Domestico Kabregu è stato nominato tra i grandi protagonisti delle arti plastiche uruguaiane (Juan Manuel Blanes, Rafael Barradas, José Cuneo Perinetti, Carmelo de Arzadun, Pedro Figari, Joaquín Torres García). Fin dagli anni Cinquanta integró e dette nuovo impulso ad un grande rinnovamento plastico. Dal 1934 iniziò ad insegnare Storia dell'Arte e del Disegno alla Scuola Italiana di Montevideo, dove avrebbe continuato ad insegnare per i successivi venticinque anni.

Spirito creativo e appassionato mecenate di artisti, fondó, nell’anno 1935, un Atelier, da dove, molti artisti uruguaiani illustri, cominciarono ad imparare l’arte della pittura e Domenico ispiró molte delle loro opere. L'insegnante Kabregu fu una pioniere in Uruguay, avvicinando molte donne all'arte Pittorica. Nel suo Atelier ben ricordato è la prima generazione di artisti plastici uruguaiani. Nel 1952, insieme alla moglie Nerina Bernasconi Guggeri, con la quale si sposó nel 1941, aprí il Centro Plástico Athenera dove furono offerti corsi e laboratori aperti. L'anno dopo, nella sua sede in via Maldonado nel centro di Montevideo, fu fondata la Scuola di Ceramica Artistica che, presto, divenne uno dei centri più conosciuti e completi del paese e da lì negli anni successivi appariranno importanti opere di chiaro stile italiano. 

Da segnalare che il rapporto con Nerina Bernasconi Guggeri è stato molto stretto a livello personale, con la nascita delle due figlie, Giannina e Mónica, che negli anni si sono formate come artiste della plastica e continuano a vendere quadri in diverse parti del mondo. ola di Ceramica.

Kabregu fece crescere in Uruguay una fiorente scuola che si distingue per i suoi tratti post-impressionisti e si caratterizza per l'uso di una tavolozza calda, sensibile al rapporto con lo spettatore, con cui è legata in modo suggestivo e partecipativo. La particolarità del suo stile la troviamo nelle linee piene di energia e molto decise. Era un amante della spatola, che richiede una pignola certezza del tratto e un'elevata tecnica costruttiva pittorica. Nella tavolozza di Kabregu troviamo grandi quantità di colori forti, mescolati e fusi solo quando la spatola viene passata sul tessuto. Agli inizi dei ‘50, crea una nuova tecnica pittorica, quella diluita, che nasce dalla sperimentazione, dal talento e da una grande creatività. I dipinti ad olio, diluiti attraverso uno speciale procedimento chimico, stamparono sulla carta linee immediate e il risultato ricorda la manualità, la precisione e le trasparenze della pennellata dell'acquerello, anche se i colori sono molto più forti, brillanti e vibranti. 

Fondamentale per lo sviluppo di questa nuova tecnica fu il contributo e la collaborazione della moglie Nerina. Furono anni di esperimenti con lei e, durante le prime prove, dipinse anche con catrame liquido e con qualsiasi materiale che gli fosse venuto in mente, assorbendo strisce di carta tornita e altri materiali di seconda mano. In questo caso, la base migliore era la carta. Molto ricordate opere su carta e catrame ricordando le scene dell’emblematico Carnevale uruguaiano.

Lo stile di Kabregu si colloca tra il Post-impressionismo e la corrente dei Macchiaioli italiani, anche se non è facile definirlo nell’insieme, perché non si trovano, nella sua pittura plastica materica, qualche tentativo di imitazione di altre correnti. L’ispirazione piú importante delle sue opere è sempre stata la natura. In occasione di una mostra alla Galleria Witcomb di Buenos Aires, un critico scrisse sul quotidiano Clarín: “La sua pittura si colloca nel post-impressionismo, assorbendo le conseguenze che quella scuola originaria portò alla liberazione di un certo aspetto della pittura. Per questo, anche quando si sofferma sulla figura - dove mostra una notevole maestria nel disegno - solitamente la avvolge in quell'atmosfera di luce cangiante che è la chiave di tutte le sue visioni. Esibisce questo costoso procedimento ai manchisti italiani di inizio secolo, in prospettive urbane, e continua ad essere un coerente tuffatore dell'anima degli esseri umili. Appoggiandosi su un riempimento forte, diretto e percependo la sua pennellata nervosa, la pittura di Kabregu vibra stranamente davanti agli occhi dello spettatore”. Anche il nudo fu fondamentale nell'opera di Kabregu, un nudo plastico, sensibile, armonioso, molto femminile e sempre ben costruito anatomicamente e linearmente. Per alcuni anni, senza mai mettere da parte la sua attività artistica e didattica, si occupò di dirigere l'azienda agricola di sua proprietà a Paysandú, da dove proveniva la moglie Nerina. In quegli anni si ricordano principalmente i paesaggi, le scene di campagna e le scene creole che riflettono tutta l'esperienza agricola vissuta.

ANNI SESSANTA - Gli anni Sessanta si aprono con un nuovo viaggio in Europa dove Kabregu trova nuovi stimoli. Riprese ad insegnare nel 1964, quando riorganizzò, insieme allo scultore José Luis Zorrilla de San Martín e all'acquarellista Esteban Garino, l'Istituto di Belle Arti di San Francisco de Asís, su invito della direzione. La casa del maestro Kabregu è sempre stata a disposizione dell'arte e degli artisti. A metà degli anni Sessanta si rese necessario riorganizzare il sentimento di lotta del gruppo, che stava svanendo: da qui la nuova spinta per l'Unione degli Artisti Plastici dell'Uruguay. Il risultato di quella campagna furono numerose mostre a Montevideo e in tutto l'Uruguay. Ricordo quando un giorno mio padre, che era Direttore della RAI, lo invitó ad un cocktail a casa e me lo presentó. Avevo appena 14 anni, ma non potró mai dimenticare quella bonomia prettamente italiana e calabrese. Avevo finito il liceo scientifico quando morí a 65 anni.

STEFANO CASINI