Edmondo Prati è nato a Paysandú, figlio di Michelangelo Prati, italo-austriaco e Carolina Mattje, tedesco-brasiliana, insieme a un fratello gemello, Eriberto Prati, anche lui artista. Papá Michelangelo era nato a Caldonazzo, vicino a Trento, allora sotto il dominio austriaco.

Dopo poco più di un anno tornarono a casa a Caldonazzo, dove sarebbero stati allevati dalle zie paterne, nell'antico mulino di famiglia, unico bene sopravvissuto al fallimento del nonno, Domenico Prati (1808- 1867). I suoi genitori, dopo la nascita del loro terzo figlio, Alfredo, se ne andarono in Brasile per gestire una fattoria nel Rio Grande do Sul, un luogo pieno di veneti e trentini che, a quell’epoca, popolarono una vasta zona, quella di Caxias e lasciarono i gemelli in un ambiente più favorevole alla loro futura formazione, in Italia.

La cosa più importante per la vita futura dei gemelli artisti fu la convivenza più volte con i fratelli del padre, Eugenio (1842-1907) e Giulio (1860-1940), entrambi grandi pittori accademici che si erano formati nelle Accademie di Venezia, Firenze,  Brera e Milano. Vivevano anche con un altro cugino pittore, di 15 anni più grande, Romualdo Prati (1874-1930),  che avrebbe avuto una carriera eccezionale in Brasile, Parigi e Roma.

Tutti i parenti si trovavano al mulino con altri amici artisti per lavorare sui propri quadri, stimolando così la formazione artistica dei più piccoli. Realizzarono figure in argilla e quando avevano appena 10 anni lo zio Eugenio incluse alcune di queste figure infantili in uno dei suoi campioni di pittura.

Non potendo frequentare Brera o Venezia come gli zii, a causa della loro situazione economica, i gemelli Prati si sono formati come pittori decoratori presso la Bottega De Vigili che, a quell’epoca, era considerata l'antica formazione degli "apprendisti operai di Trento”. Frequentarono anche corsi serali allala Scuola di Arti e Mestieri nella stessa cittá e come studente all'Accademia di Milano, preparó un progetto per ospitare il parlamento uruguaiano.

Edmondo é famoso per i suoi monumenti eroici, come quello del Prócer José Artigas a Salto, il generale San Martín a Montevideo, due fondatori di patrie diverse.

Prati ha fondato la rivista d'arte David e nel 1937 ha ricevuto il Gran Premio per la Scultura al Primo Salone Annuale di Belle Arti di Montevideo.

Nel 1903 andò a Trento dove frequentò la Scuola di Arti e Mestieri per entrare poi nell'industria della pittura decorativa come apprendista.

Nel 1920 decise di studiare scultura, per la quale aveva mostrato grande vocazione sin da piccolo, e si trasferì in Europa con la famiglia, ricevendo aiuti economici da diversi amici e dal comune di Salto.

Entrò per concorso all'Accademia di Brera a Milano nel 1920, frequentò corsi di perfezionamento in scultura, concluse gli studi nel 1926, con il massimo dei voti: Primo Premio e Menzione d'Onore.

I suoi insegnanti furono i grandi Bignami. Alciati, Graziosi, e nelle classi superiori Confaloniere, Danielli e Alberti.

Contemporaneamente frequentó il Liceo Artistico Superiore del Castello Sforzesco ma, dopo aver studiato a Firenze e a Roma, tornò in Uruguay nel 1930.

Fu fondatore e presidente della Libera Unione dei Pittori, Scultori e Incisori dell’Uruguay e, dal 1946 è stato curatore artistico capo del  Palazzo Legislativo. Ha lavorato anche come come docente per la Cattedra di Scultura della Scuola di Arti Applicate dell'Università del Lavoro e Direttore di tale istituto per concorso di merito dal 1941 al 53.

Ha servito come capo-curatore e poi direttore dell'Ufficio artistico del Palazzo Legislativo, dal 1946 al 1956 e fu membro della Commissione Nazionale delle Belle Arti dal 1938 al 1943, e poi a partire del 1957.

Titolare del Consiglio di Amministrazione dell'Universidad del Trabajo per più periodi e membro della Giuria del Salone Nazionale delle Belle Arti in diverse occasioni. È stato anche giuria di concorsi internazionali per opere monumentali da erigere in Uruguay.

Stabilí comunque il suo laboratorio di scultura a Milano e, tra tante altre opere, ha realizzato le statue in bronzo e i rilievi sulle due porte interne del “Salón de Pasos Perdidos”del Palazzo Legislativo di Montevideo.

LE SCULTURE

Fra le sue opere piú famose troviamo “El último Charrúa”,  il gruppo scultoreo Los últimos Charrúas nel Prado, opera realizzata con la collaborazione di Gervasio Furest e Enrique Lussich. Altra opera di spicco fu La Guyunusa, donna con un bambino in braccio, elaborata  insieme a Laureano Tacuabé Martínez, Vaimaca Pirú e Senacua Senaqué. Si trattava delle immagini degli indigeni portati dall'Uruguay per essere esibiti e studiati in un giardino zoologico umano a Parigi nel 1833. Per questo motivo Prati ebbe una grande sventura, trasformata in leggenda, per simboleggiare l'intervento razzista e dispotico del primo governo uruguaiano contro la cultura indigena locale che segnó una pietra miliare nella storia dell'Uruguay.

Per il Comune di Salto fu commissionato per il monumento equestre, trittico, al generale Artigas. Per l’esecuzione andó in Italia nel 1931 e tornó nel 1937.

LE MOSTRE

Prati ha tenuto numerose mostre personali a Montevideo, in altre città del Paese e all'estero, come a Berlino, Londra e Parigi. Fu proprio a Parigi ad ottenere, nell’Esposizione Internazionale, una medaglia d'argento nel 1937. Da non dimenticare la Biennale di Venezia, il Primo Salone Annuale delle Arti Plastiche, organizzato dalla Commissione delle Belle Arti che si tenne nel 1937, anno del definitivo ritorno di Prati in Uruguay. Con la sua opera "Torso de Efebo" ha vinto la Gran Medaglia d'Oro in Scultura.

Come particolare aneddoto, ricordiamo che, dai tempi dell'Accademia di Brera, all'esame di Storia dell'Arte, Edmondo dovette dare una lezione sul Duomo di Milano, ai piedi del quale parló per più di due ore. Un altro aneddoto curioso è quello che è successo nell'esame finale. Dopo aver ascoltato la sua parola, il presidente del tavolo d'esame, il grande architetto italiano Moretti, lo ha invitato a prendere posto tra i membri del tavolo d'esame, per continuare ad esaminare i suoi colleghi.

STEFANO CASINI