di Andrea Cantadori

 

È poco conosciuta eppure è presente in ogni continente, si regge su regole ferree, è verticistica e feroce: è la mafia nigeriana, la mafia d’importazione che si aggiunge a quelle di casa nostra e che si sta affermando nei settori chiave della criminalità organizzata come spaccio e prostituzione. Le sue roccaforti sono nelle città del Nord: Torino, Milano, Modena, Bologna, con una presenza consolidata anche a Napoli e Palermo. Ma il luogo di snodo è la zona di Castel Volturno, sul litorale casertano.

A differenza delle altre mafie non ha rapporti con la politica, non elegge sindaci o consiglieri comunali, non si infiltra nelle istituzioni. Almeno in Italia, perché in Nigeria non è così. Anche per questo viene percepita come poco visibile e meno pericolosa. La prostituzione di colore e il controllo dello spaccio in alcune aree cittadine sono sotto gli occhi di tutti, ma l’organizzazione è nascosta, mimetizzata e, soprattutto, impenetrabile.

Anche la stampa sembra accorgersi poco della mafia nigeriana. Pochi la conoscono e se non fosse per il bravo giornalista e scrittore Sergio Nazzaro, che all’argomento ha dedicato un libro d’inchiesta da cui è stato tratto il documentario televisivo Black mafia, il fenomeno sarebbe rimasto rilegato ai margini della conoscenza comune. Chi entra a far parte della mafia nigeriana deve affrontare un durissimo rito di iniziazione, che porterà ad affrontare qualsiasi difficoltà futura. Chi trasgredisce alle regole viene percosso molto violentemente e la pena ricade inesorabile sui famigliari rimasti in Nigeria, perché in Italia un omicidio fa scalpore e attira l’attenzione. E poi c’è un forte deterrente che porta a non trasgredire: il vudù, questo misterioso rito afroamericano che fonde insieme religione e magia e che è in grado assoggettare le persone fino a renderle schiave. Esiste la convinzione che la maledizione legata al vudù possa colpire una persona in qualunque luogo essa si trovi, senza possibilità di salvezza.

Fenomeni molto distanti dalla nostra cultura, che rendono ancora più difficoltosa la possibilità di infiltrazione da parte delle forze dell’ordine. Per questo è necessario disporre di seconde generazioni di immigrati, che comprendano la lingua e, soprattutto, la mentalità criminale che dobbiamo combattere. Diversamente si può incorrere in situazioni anche paradossali come quella narrata dallo stesso Nazzaro che, a proposito di una brillante attività condotta dalla polizia municipale di Torino, ha ricordato quali possono essere i tempi di traduzione di una intercettazione telefonica. Attualmente le organizzazioni criminali italiane utilizzano la mafia nigeriana perlopiù come manovalanza, riconoscendole qualche autonomo margine di manovra. Tuttavia il potere delle organizzazioni nigeriane è in costante crescita e si sta affermando molto velocemente, tanto da avere acquisito il controllo di alcune aree.