DI MARCO FERRARI

 "È stata la mano di Dio", ancora nelle sale italiane, è uscito in tutto il mondo nella piattaforma Netflix che, del resto, è il produttore dell'ultima fatica di Paolo Sorrentino. Alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il film aveva vinto il Leone d'argento - Gran premio della giuria e il giovane Filippo Scotti, alla sua prima esperienza cinematografica, aveva ottenuto il premio Marcello Mastroianni. Ora la pellicola è stata selezionata per rappresentare l'Italia agli Oscar 2022 nella sezione del miglior film internazionale ed ha ricevuto un'altra nomination ai Golden Globe, uno dei riconoscimenti più importanti del mondo del cinema americano e internazionale, generalmente considerato un antipasto degli Oscar, di cui spesso anticipa candidati e vincitori.

Il regista napoletano punta al suo secondo Golden Globe, dopo quello conquistato nel 2014 per "La grande bellezza", che poi vinse anche l'Oscar. Appena entrato nel listino Netflix, il prestigioso New York Times ha inventato un neologismo per Sorrentino, "Aestheticizer" che si può tradurre con "estetizzatore". Il critico cinematografico del giornale, Anthony Oliver Scott sembra dunque sposare la tesi di Sorrentino quale nuovo Fellini del cinema italiano, sognatore e visionario creatore di immagini, parabole esistenziali e commedie del reale che diventano fantasie. Il contributo che accompagna il film su Netflix è dedicato ai luoghi giovanili di Sorrentino, tornato esattamente nel condominio dove ha vissuto per ben 37 anni, prima di trasferirsi a Roma per tentare con successo la via del cinema. "Un dramma autobiografico sensuale, triste e occasionalmente sublime" scrive Scott gettando lo sguardo sulla Napoli degli anni Ottanta, quella di Maradona, del primo scudetto azzurro, simbolo della gioventù di Sorrentino. Al centro il racconto in tono surreale delle sue vicende personali e famigliari.

Secondo A.O. Scott, in questa fatica Sorrentino chiarisce perfettamente "quale che sia, sordida, triste o grottesca, la materia prima" del film. Un percorso quasi a ritroso del regista che, prima di ritrovare la via della memoria, aveva praticato grandi temi sociali e politici con film di prego quali "Le conseguenze dell'amore", dedicato alla mafia; "This must be the place" sulla decadenza di una rockstar; "Loro" sulla ascesa di Silvio Berlusconi; "Il Divo" dedicato a Giulio Andreotti; "La grande bellezza" sulla corruzione romana. Non c'è dubbio che, in un anno di trionfi, l'Italia punti molti sul film candidato agli Academy Awards: la shortlist dei 15 migliori film stranieri verrà annunciata il 21 dicembre mentre i Golden Globe verranno assegnati il 9 gennaio.

"Dopo esser sceso in picchiata come un uccello curioso e perspicace sui meandri sociali, politici e sessuali dell'Italia moderna", il regista di Il DivoLa grande bellezza e The young Pope ha ora rivolto la sua attenzione al proprio passato sulla scia di altri recenti film di ricordi, spiega Scott. Un filone di memorie che sembra inserirsi sul solco di altri capolavori recenti, come "Roma" di Alfonso Cuarón che ha conquistato la statuetta come miglior regista nel 2019; "Belfast" di Kenneth Branagh e "Souvenir" di Joanna Hogg. In un confronto felliniano, i critici mettono in luce il parallelo tra "La grande bellezza" e "La dolce vita" e ora "È stata la mano di Dio" con "Amarcord".  

Così spiega le sue scelte il regista napoletano: "L'anno scorso ho compiuto 50 anni e sono maturo abbastanza. Nel film c'è la mia vita, la mia famiglia, i miei parenti. Mio fratello e mia sorella. La mia città così promiscua come si diceva, dove tutto si mischia. Come il ragazzino della borghesia, io/Fabietto, e il contrabbandiere che a un certo punto diventa suo amico. È stato liberatorio tornare laggiù, sono sincero". Un rapporto che si consolida, dagli inizi della sua carriera a oggi: "Anni fa – continua Sorrentino – stavamo girando la scena in una decappottabile con cinque persone dentro. Uno scugnizzo mi chiese il titolo del film – 'L'uomo in più' dissi io - e lui: 'Nel senso che state stretti?' Ecco, questa è l'anima di una città contraddittoria e complessa come questa che nel mio film più che mai ho avuto il bisogno di raccontare, affrontandola per come la conoscevo e la frequentavo, da casa mia alla mia scuola fino ai tanti e differenti luoghi scoperti crescendo. Un ricordo che si basa sugli eventi che mi sono capitati". A cominciare dalla morte dei suoi genitori, scomparsi entrambi la stessa notte dopo una fuga di monossido di carbonio nella casa di villeggiatura a Roccaraso. Lui si salvò perché rimase a Napoli a vedere Maradona. Ecco spiegato il titolo: "E' stata la mano di Dio" a salvarlo.