DI ARTURIO ILLIA

Giovedì 16 dicembre si è finalmente venuti a capo della vergognosa situazione creatasi a livello istituzionale con la vicenda del Senatore Cario, eletto nel 2018 in Argentina con una grande quantità di voti falsi: Fabio Porta del Pd gli subentrerà, ma la vicenda non può definirsi conclusa, sia perché ha rivelato quanto il voto all’estero “per corrispondenza” faccia acqua da tutte le parti, si presti a brogli e debba essere rimpiazzato in tempi brevissimi (prevedendo le elezioni anticipate di cui tanto si parla dopo l’ascesa di Draghi al Quirinale) da un sistema diverso, sia perché pare che nel 2018 le stesse nefandezze siano state applicate all’elezione di altri personaggi politici. Anche in questo caso è auspicabile che la magistratura svolga celermente delle indagini approfondite e si abbatta definitivamente la scure su chi pensa di poter trattare le elezioni alla stregua di un Monopoli… di Stato!

È un caso, quello appena descritto, che ha provocato una fortissima indignazione presso la nostra comunità all’estero alla quale non ha fatto eco quella di un mondo politico nostrano che invece ha trattato il tema con leggerezza, quasi si trattasse di una boutade di scarsa importanza. Il Senatore Porta ha ottenuto, nel voto della Giunta per le elezioni del Senato, 11 voti, contro 9 astenuti, e la conferma della sua elezione si è avuta in contemporanea alla Conferenza Permanente tra Stato, Regioni e il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero svoltasi a Roma tra il 15 e il 17 del mese.

Ovviamente il tema politico attuale è stato affrontato (anche se con la leggerezza che non merita), come però altre problematiche inerenti ai nostri connazionali all’estero, ma quello che, si può dire, ha costituito più di una sensazione è stato l’enorme divario che ha di fatto separato un palco dove si è assistito a interventi di personalità politiche che sciorinavano una valanga industriale di progetti con una sostanziale mancanza di comunicazione con un uditorio composto per lo più da persone che vivono la situazione tema del convegno ogni giorno ai quattro angoli del mondo.

Ci troviamo così a essere parte di una nazione non solo stracolma di eccellenze di vario genere quasi in ogni campo, ma pure di individualità notevoli che però, al contrario di quello che accade in altri Paesi di minore importanza e peso, non riesce a comunicare con una massa enorme di suoi connazionali residenti nel mondo.

Questo per varie ragioni, la prima delle quali credo si possa ricercare in quello che da quasi 50 anni costituisce il principale difetto italiano: non saper creare un sistema-Paese degno di questo nome. E questo problema si è visto anche nel corso della pandemia che stiamo affrontando ormai da due anni, dove situazioni di emergenza emerse a causa della chiusura delle frontiere effettuata da molti Stati sono state risolte o da volonterosi singoli spesso facenti parte delle nostre strutture diplomatiche all’estero o sopratutto da associazioni di italiani che hanno in pratica costituito dei canali che si sono rivelati di estrema importanza e di aiuto in casistiche spesso drammatiche.

Questa disorganizzazione fa sì che si creino progetti con una quantità industriale di siti web dedicati che per la mancanza di comunicazione alla fine siano posti a conoscenza di pochi addetti ai lavori, invece che diffondersi in un mondo che conta con 280 milioni di italici aperti e assetati di queste iniziative.

Altra ragione che costituisce un cardine di questa inefficienza è da ricercarsi nella storiella dell’emigrazione italiana come fenomeno legato al classico concetto della valigia di cartone, validissimo argomento facente parte di un passato che ormai, anche generazionalmente, rischia di legarsi a un Romanticismo molto datato. Ignorando invece che, in un mondo globalizzato e con un Paese ancora legato a schemi obsoleti e che detiene un sistema web con una percentuale di fibra ottica tra le peggiori del Vecchio continente (dove invece la Spagna ha il 70% della sua rete) molti processi economici e occupazionali costringono masse di giovani a emigrare verso Paesi più organizzati. Siamo una nazione vecchia (ogni nuovo nascituro ha ben 6 potenziali nonni), ma si arriva all’assurdo che benché l’Italia detenga uno dei livelli di istruzione migliori nel mondo che altresì produce “cervelli” a profusione, alla fine i giovani, che pur vorrebbero rimanere legati al loro Paese, sono costretti a emigrare in altri dove riescono quasi sempre a eccellere.

E di questa emigrazione che facciamo? Poco o nulla, anche perché con la comunicazione di cui sopra e con una classe politica più da Vice Regno che degna di una Repubblica (e quindi dotata di tempi biblici non solo nella giustizia, come si è visto) ci fossilizziamo invece su di un sistema (copia di quello politico) degli “amici degli amici” che alla fine, vista anche la generosità con la quale viene imposto un sistema di riconoscimento di cittadinanza unico al mondo e datato 1861 (già spesso illustrato ai nostri lettori), riesce a partorire una quantità industriale di “italiani fasulli” che spesso di Italia non sanno proprio nulla, né ne parlano la lingua. Ma sono utilissimi per essere guidati nel voto nel sistema feudal-machiavellico che alla fine partorisce i brogli (e non solo).

In definitiva occorre che si decida una volta per tutte se operare seriamente nel presente, aprendo le porte al futuro, o rimanere legati al passato: ma per lanciare la prima opzione ed evitare il tracollo al quale ci porterebbe la seconda occorre che si adottino sistemi al passo con i tempi e soprattutto un cambio di mentalità deciso e dare la giusta importanza alle nostre associazioni nel mondo e coinvolgerle con le loro molteplici e importanti esperienze a trainare l’Italia verso un futuro più roseo.

Ora non possiamo nemmeno accampare la scusa che ci mancano i capitali necessari per intraprendere una simile operazione: gli aiuti Ue post-Covid possono costituire un trampolino di lancio incredibile, se ben sfruttato. Soprattutto coinvolgendo profondamente, lo ripetiamo, le nostre associazioni nel mondo nello sviluppo di un sistema in costante collaborazione alla creazione di progetti che permettano non solo il rilancio dell’Italia, ma anche il ritorno di masse di nostri connazionali verso una loro Patria che ne ha un estremo bisogno, e non solo demografico!

Artruro Illia

(Il Sussidiario)