"Deve diventare un organismo familiare, fino a due mesi fa non lo conoscevo nemmeno io. Primo obiettivo incrementare gli iscritti all'Aire e da lì creare agevolazioni, in particolare nel settore occupazionale. Quando sono arrivato negli USA, oltre vent'anni fa, ho fatto tutto da solo: ora voglio servire con la mia esperienza. Già contattati alcuni enti per i primi accordi, ma non mi fermerò se qualcuno non si vorrà allineare a quelle che sono le esigenze dei connazionali"
di ROBERTO ZANNI
"Deve diventare un organismo familiare per gli italiani all'estero". È uno dei primi passi che Andrea Di Giuseppe, nuovo presidente del Com.It.Es. di Miami, vuole intraprendere: e il motivo nasce anche da una esperienza personale. "Anch'io - la confessione - fino a un paio di mesi fa non avevo idea della sua esistenza". Schietto, idee chiare e una gran voglia di fare. Andrea Di Giuseppe, premessa assolutamente necessaria, è uno degli emblemi del successo del made in Italy negli Stati Uniti e nel mondo. Romano di nascita, da oltre vent'anni negli States, in Florida ha creato il gruppo Trend, mosaici e piastrelle, con uno stabilimento probabilmente non a caso proprio a Sebring, una delle città simbolo della velocità e dei motori (chi non conosce la 24 Ore di Sebring?). E a Di Giuseppe, lo si capisce subito, non piace perdere tempo. Lo dimostra quotidianamente come imprenditore (oltre a Trend ha anche altre aziende) e ora lo stesso temperamento l'ha già trasferito nel Comites, organismo in grande crisi a Miami come nel mondo. Ma prima di conoscere cosa intende fare con il suo Comites è necessario un piccolo passo indietro perchè c'è subito una domanda che necessita una risposta immediata: perchè ha accettato questa sfida, subito stravinta è stato il più votato con la Lista Civica Tricolore? "La ragione è molto semplice - inizia così Di Giuseppe - sono qui negli Stati Uniti da oltre vent'anni e me la sono sempre cavata da solo, nella mia attività innanzitutto. All'inizio, come piccola azienda, tentando di costruire qualcosa, del made in Italy, ho tentato tramite autorità consolari, oppure ICE o altro ancora, di avere quello che un italiano che arriva, inesperto, cerca negli Stati Uniti. Non ho ricevuto nulla, e quindi ho dovuto fare con le mie forze. Ora sono in una posizione diversa, ho un'azienda leader, sono in condizione di poter servire gli italiani che sono qua adesso e quelli che arriveranno". In che modo? "Ci sono due piloni, uno quello personale con una serie di facilitazioni per coloro che devono avere a che fare con le autorità italiane sul posto, a cominciare dai documenti più banali, il secondo riguarda l'attività lavorativa. Quelle aziende, e si parla per la maggior parte di micro, che non hanno grandi possibilità. Il mio focus quindi diventa di aiutare, rendere più semplice quello che non è stato per me".
100.000 ITALIANI - Se l'aspetto lavorativo rappresenta ovviamente un punto fondamentale per chi si trova all'estero, negli Stati Uniti come in altre parti del mondo, il Comites vuole rivolgersi a tutti: come intende farlo? "La circoscrizione di Miami - continua Di Giuseppe - è composta da circa 50.000 italiani, la seconda più popolosa degli States. Ma sono solo gli iscritti all'Aire, perchè in realtà, dati ufficiosi, i connazionali presenti nel South-East sono circa il doppio. Ecco che allora la prima cosa da fare è una informazione seria che spieghi cosa significa essere iscritti all'Aire e il perchè bisogna farlo. C'è infatti una grande ignoranza in merito. A parte il fatto che è un obbligo di legge quando si passano oltre 6 mesi e un giorni in territorio straniero e lo stato italiano, senza l'iscrizione all'Aire, in materia fiscale ad esempio può richiedere il pagamento delle imposte a chi non risiede più in Italia. Ma sono tante le incomprensioni: rimane il fatto che l'iscrizione è un diritto-dovere e chi non lo ottempera poi non può venire a lamentarsi che le istituzioni sono assenti o lacunose fuori dai confini. Ne ho già parlato al Consolato e ho trovato grande attenzione, ecco perchè il mio primo obiettivo sarà di creare una campagna di informazione destinata a tutti gli italiani, anche a quelli iscritti, in tanti non conoscono quali sono i propri diritti, per far sapere cosa significa Aire. Questa è la punta dell'iceberg perchè sotto vorrei creare tutta una serie di servizi che possano essere messi a disposizione degli iscritti. Perchè quando fai una campagna informativa, devi anche darne le ragioni".
FRANCHISING - Non un mero censimento, ma un trampolino di lancio. "Noi del Comites, coinvolgendo Consolati, Camera di Commercio, altre istituzioni vogliamo esercitare quella pressione affinchè, una delle idee, ed è solo un esempio, si possano trovare fondi per creare dei corsi per certificazioni sul business model franchising, settore che occupa un terzo della popolazione lavorativa americana. Gli italiani sono lontani dal franchising, io lo so perchè rappresenta una delle mie attività più importanti, sono iscritto alla International Franchising Association, con questa idea si potrebbe fare accedere gli italiani che ne sono interessati a un altro importantissimo settore che in tanti ignorano. Ma anche altri modi per agevolare singoli, lavoratori, famiglie come accordi con la banca locale. Tante idee, tutte però che partono dalla crescita degli iscritti all'Aire: perchè diventa fondamentale se vogliamo che la nostra comunità abbia rilevanza".
RAGGIUNGERE I CONNAZIONALI - Ma per far informare, convincere i connazionali, prima bisogna trovarli. Come pensa Di Giuseppe e il Comites di adempiere a questa missione? "Innanzitutto si deve puntare su quelle aree metropolitane dove c'è la maggior concentrazione di italiani, creando comitati, utilizzando i social, magari accordandosi con quei ristoranti dove maggiormente si ritrovano di connazionali. Un passa-parola per raggiungerli. Ma c'è anche una seconda possibilità che stiamo studiando, verificando: chiedere all'immigrazione americana, loro hanno i dati, un elenco degli italiani con visto nelle aree che ci interessano. Sarebbe la strada più rapida, vediamo cosa ci rispondono. Ne sto discutendo con i miei legali, per verificare cosa dice la privacy anche se negli States questa parola è molto più agevole rispetto all'Europa". 
COMITES DA REINVENTARE - Più italiani coinvolti e quindi maggiori possibilità per i tutti i connazionali, partendo, fattore fondamentale, da un Comites più dinamico e quindi intraprendente. "Il Comites stesso - continua Di Giuseppe guardando indietro  - doveva far sì che il primo passo del suo mandato fosse proprio quello di farsi conoscere, far sapere a cosa serve. Ma non solo: ci sono anche budget che il Ministero in Italia mette a disposizione a fronte di progetti ben specifici. Ora se si guardano i bilanci, sono pubblici, quello che ha preso il Comites di Miami negli ultimi anni è ridicolo: parliamo di 12-13.000 euro l'anno per spese che so di cancelleria o piccola segreteria. Così non si fa, si presentano progetti come fanno altri Comites: San Francisco mi sembra abbia avuto l'anno scorso 200-250.000 euro perchè evidentemente hanno lavorato bene. Qui, tornando a Miami, ci stiamo già lavorando, stiamo rimettendo le mani sulla website, poi quello che vogliamo fare è aprire un canale streaming perchè voglio, pretendo, che tutte le riunioni siano pubbliche, lo stabilisce la legge, ma diventa difficile per il cittadino partecipare. Trasparenza e informazione, così tutti quegli italiani che finora non sapevano o non si sono interessati, potranno avere la possibilità di esserci. E saranno attivati tutti i social che ci permette il 2022: Twitter, Instagram, Facebook, dobbiamo trovare ogni strada per arrivare agli italiani e parlare con loro. Perchè questo sarà il Comites di tutti e non solo del... Comites. Io e i membri vogliamo rappresentare tutti. Sull'esempio di quello che succede da sempre nelle comunità degli Stati Uniti: dobbiamo imparare da questo Paese le cose buone". 
2022, I PROGETTI - Cosa porterà il Comites di Miami agli italiani della propria circoscrizione l'anno prossimo? "Sarà un anno di costruzione infrastrutturale, di informazione e di accordi. C'è naturalmente una priority list, ma nessuno sarà lasciato indietro. Sto dedicando il 90% del mio tempo al Comites, soprattutto per capire e con molta umiltà, è la prima cosa da fare quando si prende un impegno. Sto già parlando con la Camera di Commercio e altri enti per dire... Signori la nostra idea è questa, capisco che nessuno vi ha mai, tra virgolette, rotto le scatole, ma il Comites che Andrea Di Giuseppe ha l'onore di presiedere, dovete vederlo come un'opportunità o un problema. Nel primo caso ci aspettano cinque anni di lavoro intenso, in due settimana tanto per capirci ho già convocato un paio di riunioni, il mio modo di lavorare è impegnativo, nel secondo invece non è che faccio un passo indietro, vado avanti. Se le altre istituzioni non si allineano a quelle che secondo noi sono le esigenze degli italiani, e per chi è all'estero sono soprattutto legate all'aspetto lavorativo, non siamo qui in vacanza, ma per crescere, avere migliori opportunità. Non voglio delegittimare nessuno o creare terremoti, ma se mi costringono lo faccio. Voglio essere onesto fino in fondo e dal principio".