Una veduta di Firenze (foto: depositphotos).

di Franco Esposito

Nacque qui, nella storica farmacia “All'insegna del Moro”, oggi in piazza San Giovanni, all'angolo con via Borgo San Lorenzo, vicino al Battistero, Nacque qui cinquecento anni fa l'Accademia della Crusca. Nelle lunettte ci sono ancora teste di moro. Accanto all'ingresso l'antico stemma degli speziali. Simboli che ricordano una storia cominciata appunto cinquecento anni fa e, attraverso novelle, passaggi di proprietà, eventi avversi e accademie storiche, dura ancora fino ai giorni nostri.

Era il 1521, quando la farmacia all'Insegna del Moro, nomata un tempo anche Spezieria all'insegna del Saracinol traslocò da via Cerretani in piazza Sam Giovanni, all'angolo con Borgo San Lorenzo, dove trovasi tutt'oggi. In pieno  centro storico  di  Firenze. Cinque secoli sono passati all'ombra del Battistero per questa farmacia che è molto più di un banco con medicinali in vendita. Ha una storia che parte già da prima del 1265, quando la farmacia allora spezieria venne fondata fu la prima a Firenze. Poi si trasferì  sotto la gestione della famiglia Grazzini di Staggia, a Poggibonsi. 

La trasformò in qualcosa che andava ben oltre sia la funzione di laboratorio sia quella dei medicamenti. Divenne luogo di ritrovo, dibattito. Un posto in cui confrontarsi e fare cultura. Un incrocio di saperi. Merito di uno  dei titolari, Anton Francesco Grazzini, detto il Lasca. Speziale ma anche cimmediografo e poeta. Radunò nei piccoli spazi del negozio altri letterati. Qui si incontravano, scrivevano, movelle e avevano fondato l'Accademia degli Umidi con altri letterati che, in farmacia, portano avanti l loro passione per la lingua viva, popolare, parlata, rapida come il lasc: ilm pesciolino d'acqua dolce che Grazzini aveva scelto come soprannome, Seguiva semmlicemente l'usanza di far  proprio un nome che si richiamasse il mondo acquatico. 

L'Accademia della Crusca arruverà più tardi. L'inaugurazione ufficiale nel 1585. <poco più di un anno dopo la morte di Grazzini. Il libraio-studioso aveva trascorso il triennio precedente a pensare a uno statuto insieme con gli altri fondator. Lenardo Salviati, Bernardo Zanchini. Da qual moeneto la marcia è cambiata, ma questo comunque resta un posto pieno di fascino. Il laboratorio non cè più: diversi sono gli arredi, ma la storia, quella sì, resta indelebile, immutabile. Incisa su una grande piana che ricorda i “lieti convegni” le “Incruscate adunate” che di “quelle della celebre crusca si transumarono”. 

Secoli dopo, durante l'alluvione del 1968, “fu riempita da fango. Il farmacista che faceva la notte riuscì a salvarsi a malapena uscendo dalle vetrate in alto. Sono andati perduti tutti gli arredi, ma la struttura è la stessa”, spiega il Bertone che racconta di un passaggio interno non visibile dai clienti. E come questo passaggio  ci sia ancora sul muro una testa di Moro. Una formella vicino alla quale metterà uno stemma degli speziali dell'epoca. 

Realizzato dall'orafo Paolo Penko, lo stesso oggetto lo donerà alla città la farmacia. ”E che sia di tutti e a beneficio del pubblico”.