Gente d'Italia

In Messico da oltre un secolo la pasta è soltanto ‘La Italiana’

di SANDRA ECHENIQUE
Era il 1920 quando la famiglia Cernicchiaro Maimone, emigrata in Messico dall'Italia, decise di ricreare a Puebla quella che è la grande tradizione italiana. Già la pasta. E come si poteva chiamare la piccola azienda? 'La Italiana' ovviamente. E la storia de 'La Italiana' nell'arco di un secolo di vita si è trasformata in un grande successo sempre grazie alla firma della famiglia Cernicchiaro Maimone, oggi come ieri proprietaria dell'azienda che nel frattempo si è trasformata in gruppo con una lunga serie di marchi tra i quali anche Maratea a ricordare le origini degli avi.
Nel 1920 quando fu aperto il piccolo negozio a Puebla, 'La Italiana' vendeva solo spaghetti, importati dall'Italia, poi il trasferimento in un complesso più grande dove arrivava il grano, la farina per fare la pasta che divenne in fretta famosa in tutta la città. Una crescita continua: nel 1950 l'inaugurazione del forno Blas che forniva la materia prima per pasta, biscotti perchè anche i prodotti nel frattempo si erano moltiplicati. Successivamente, un'altra tappa per diventare più grandi, ecco le linee di produzione, per la cui installazione arrivarono tecnici direttamente dall'Italia per addestrare i dipendenti de 'La Italiana' a utilizzare le nuove attrezzature.
Oggi il gruppo 'La Italiana' raccoglie addirittura dodici marchi, il più conosciuto 'Italpasta', con una produzione globale, per tutti i prodotti, che raggiunge le 42.000 tonnellate al mese che poi vengono distribuite per il 60% in Messico e il resto esportate tra Stati Uniti, Centro e Sud America. Ma a far parte del gruppo c'è anche una azienda di trasporti con un'ampia flotta di camion e rimorchi soprattutto per la fornitura di grano, mais, riso e farina. Così ci sono gli spaghetti come le tagliatelle 'made in Puebla', ma anche lasagne, biscotti, crackers e altro ancora che escono quotidianamente da nove stabilimenti, dei quali sette nella città poi Irapuato e Salamanca con una forza lavoro complessiva di 2500 dipendenti.
'La Italiana' nei suoi ormai 102 anni di vita e storia di successo da tempo si è trasformata in un punto di riferimento dell'attività industriale di Puebla, agglomerato con oltre tre milioni di abitanti, a un paio d'ore dalla capitale, la quarta città più grande del Messico. E da fulcro dell'industria alimentare di tutto il Messico, 'La Italiana' prima dell'arrivo del Covid apriva sempre le sue porte a gruppi scolastici, di diversa età e provenienza per poter osservare e seguire i cicli produttivi. E proprio questa attività ha portato a far sì che tanti studenti una volta usciti dalle fabbriche de 'La Italiana', rimasti colpiti da quello che avevano visto, sono poi diventati ingegneri, designer industriali, imprenditori e altro ancora.
Ma questa è solo una delle storie italiane di Puebla, inteso come stato. Tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 furono numerosi gli italiani, del nord e del sud, che scappando dalle loro terre per la fame, arrivarono in Messico. Numerosi nello stato di Puebla e infatti lì si può incontrare una delle testimonianze più curiose... Basta andare a Chipilo, appena 15 chilometri dalla capitale Puebla: fondato alla fine dell'800 da emigranti originari del Veneto, in particolare Segusino in provincia di Treviso (e le due cittadine infatti sono gemellate) ancora oggi si può sentire parlare il Cipilegno, un particolarissimo dialetto veneto.
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