Farnesina, Elisabetta Belloni a pranzo con Luigi Di Maio, sorridenti, in un clima di cordialità. Lo scatto, evidentemente non rubato, ma voluto da entrambi. E le parole, dell'attuale capo del Dis, lunga carriera diplomatica alle spalle: "Con Di Maio c'è un'amicizia sempre più solida. È sempre leale". Mica male. Da notare il "sempre", come a dire: nonostante tutto e nonostante chi ha provato a metterci contro. La storia è nota, ricapitolando: Salvini che esce, dice "voglio una donna", poi Conte lo segue "evviva", Grillo fa il "nome": "Benvenuta signora Italia, ti aspettavamo da tempo Elisabetta Belloni". Patatrac. Veti e controveti. E il ministro degli Esteri che dichiara: "Discuto il metodo". Dal giorno dopo parte il bombardamento con l'accusa di averla bruciata. Bene, la bruciata rispose, facendo capire dove sono i piromani veri.

È la giornata dalle prove di forza di Luigi Di Maio, in un Movimento dove ormai è sdoganata la parola scissione. In parecchi la vedono nei fatti, altri temono che la faccia. I parlamentari a lui più vicini la vogliono per una questione di agibilità. Prova di forza esterna e interna, che poi sono due facce della stessa medaglia. Arriva anche la foto con la Raggi che assieme a Di Maio è nel comitato dei garanti. E il modo ancor l'offende, per come è stata trattata durante la campagna elettorale di Roma. Vai alla voce Conte. È il coagularsi di un fronte, mentre l'altro, quello dell'attuale leader si sfarina nel tweet con Alessandro Di Battista smentisce presunti assi e contro-assi: "Io comunque Giuseppe di Letta non mi fido proprio. Io non dimentico nulla".

In questo clima viene pronunciata la parola "congresso", finora messa al bando nel Movimento 5 Stelle. Non una generica assemblea, in cui finisce si discute di tutto senza cambiare niente. Il ministro degli Esteri vuole un confronto che metta al centro la contendibilità della leadership, come accade in tutti i partiti. Basta votazioni online o investiture dell'Elevato Beppe Grillo. La richiesta sarà formalizzata dai suoi fedelissimi, forse già giovedì al termine della cerimonia di giuramento di Sergio Mattarella prevista nel pomeriggio alla Camera. Di sicuro nessuno vuole perdere tempo. «Serve una riflessione che deve partire dalla pochezza progettuale del nuovo Movimento, a poco mesi dalla campagna elettorale. E questa riflessione riguarda la messa in discussione del gruppo dirigente raccolto intorno a Conte», racconta un parlamentare.

L'aria è quella che è. Questa volta i contendenti, affiancati dai sostenitori, non sono intenzionati a frenare. «Uno dei due è di troppo», si spinge a dire un deputato. In pubblico le parole sono più misurate, con Di Maio che ha affidato ai fedelissimi la difesa d'ufficio. Prima la sottosegretaria al Sud, Dalila Nesci: «Gli attacchi a Luigi Di Maio sono frutto di un'iniziativa congegnata ad hoc, tramite account fake e anche extraeuropei, tanto più grave perché espone un ministro della Repubblica a una campagna d'odio. Questa operazione trascende la politica ed è inaccettabile». E poi è toccato al deputato Sergio Battelli: «Ho letto quello che è stato scritto e mi pare non sia più il momento di parlarne sui giornali, se ci saranno queste accuse gravi ce le dovrà spiegare Conte e poi dovremo parlarne fra di noi».

Le due fazioni sono ora al lavoro per portare dalla propria parte quell'area di mezzo di parlamentari, che al momento non sono ufficialmente schierati con nessuno. Nelle ultime ore i fedelissimi di Di Maio hanno chiesto a vari eletti del M5S di diffondere comunicati o post sui social a difesa del ministro dopo gli affondi contiani. Alcuni hanno risposto presente, altri hanno preso tempo. I parlamentari sono in attesa di capire cosa voglia fare davvero l'ex capo politico. È intenzionato a riprendersi la leadership in prima persona? La questione non è presa in considerazione. Di Maio vuole continuare a impegnarsi alla Farnesina, senza ripetere l'errore commesso in passato di accumulare troppi incarichi. Perciò serve ragionare su una proposta alternativa, individuare una candidatura autorevole per sfidare Conte. Anche se, come mette in guardia una fonte parlamentare vicina al ministro, «bisogna fare attenzione che lo scontro non porti a sbattere entrambi»