Gente d'Italia

Lega e M5S alla resa dei conti

Matteo Salvini (foto Depositphotos)

di STEFANO GHIONNI

Nel giorno in cui, dopo il Mattarella bis, il premier Draghi riunisce il Cdm per un primo confronto con Giorgetti e gli altri ministri della sua eterogenea maggioranza di governo, nei partiti si fanno i conti con gli strascichi che la "partita del Quirinale" ha lasciato nei rapporti tra leader, colonnelli ed alleati di coalizione.

È il caso del centrodestra, dove Matteo Salvini (Lega) invoca una federazione sul modello dei repubblicani Usa nel tentativo di serrare i ranghi dopo il flop del Colle, ma anche e soprattutto del M5S dove, in queste ore, si respira aria di scissione tra i fedelissimi di Giuseppe Conte e l'ala capitanata dall'ex reggente Luigi Di Maio (appoggiato, dall’esterno, da Alessandro Di Battista).

Nel primo caso, a pesare sono stati i due tentativi a vuoto di candidare - proprio su indicazione di Salvini (e Meloni) - la presidente del Senato Elisabetta Casellati e la responsabile dei Servizi Elisabetta Belloni per la più alta carica dello Stato. Due tentativi bruciati sì dal centrosinistra, ma anche da talune divergenze apparse piuttosto forti nel tavolo stesso del centrodestra, in particolare in Forza Italia dove le “scelte rosa” del Carroccio non sono state ben accolte.

Stiamo parlando di "persone rispettabilissime e capaci, ma la politica non può abdicare al suo ruolo delegandolo ai tecnici” ha commentato, dalle colonne del Corsera, il plenipotenziario azzurro Antonio Tajani, come a voler rimarcare le distanze dall'alleato leghista. Da qui il suggerimento del leader del Carroccio di varare un nuovo contenitore politico delle forze che appoggiano il governo Draghi, sull'esempio di quanto accade oltreoceano. Magari strizzando l'occhio alla leadership della coalizione. “Valuteremo la proposta al momento opportuno” si è limitata a replicare Forza Italia.

Diverso invece quanto accaduto in casa pentastellata dove proprio non è andata giù al ministro degli Esteri l’endorsement di Giuseppe Conte per la Belloni (con la benedizione di Beppe Grillo), d'intesa con Salvini. I due, dopo la virata a 360 gradi su Mattarella, non se le sono certo mandate a dire e le richieste di chiarimenti si sono sprecate. La sensazione di una spaccatura dietro l'angolo è più forte che mai.

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