DI ALESSANDRO CAMILLI

Resina, mercato di Resina ad Ercolano: cominciò a cavallo tra la fine della guerra e il primissimo dopoguerra, cioè più o meno 75 e passa anni fa. A Resina si vendeva, dopo aver in qualche modo raccolto, ciò che per le truppe americane era l'usato. E ciò che per gli americani erano dotazioni usate per la popolazione erano primizie. Tre quarti di secolo dopo la "tradizione" dura ancora.

Per decenni, soprattutto negli anni '60 e '70 ma senza mai che la cosa si sia interrotta, si andava a Resina a comprare le balle. Le balle erano enormi pacchi di...abiti, cappotti, maglie, biancheria, mutande, calze e anche scarpe, cinghie, pantaloni, camicie...Cosa ci fosse di preciso nella balla chi la comprava di preciso non sapeva, mica la poteva "scartare" come fosse un pacco normale e vedere il contenuto. Non era vietato ma non era pratico, al massimo un'occhiata esterna. Si comprava al buio, si scommetteva sulla balla comprata. A volte andava molto bene, altre meno. Comprata la balla, quel che c'era dentro finiva in un circuito di consumo al primo cerchio di fatto familiare o poco più. Ci si vestiva insomma con gli abiti, i pezzi di abbigliamento che si trovavano dentro la balla.

Fin da subito anche un secondo cerchio di distribuzione per la roba che era dentro le balle: abiti e roba usata finivano nel circuito commerciale, insomma raggiungevano i negozi e lì venivano venduti. A costi molto più bassi della merce nuova e mai usata. Molto più bassi soprattutto per i commercianti che a Resina si rifornivano all'ingrosso. Il vantaggio economico del comprare merce usata per il consumatore finale in realtà si riduceva, comunque restava. Resina, là dove nasceva e dove restò in vita un low cost dell'abbigliamento prima che low cost fosse nozione e abitudine nel consumo.

Cambio di secolo, anno 2022: Resina vive ancora ma il circuito delle merci è peggiorato, è diventato stabilmente il peggio di se stesso. Nelle balle non ci sono più le eccedenze e gli scarti delle truppe Usa. Ci sono invece i vestiti usati e vecchi di tedeschi, francesi, italiani delle regioni settentrionali. Insomma l'usato e lo scarto dei consumatori ad alto o medio reddito. Cacciatori di roba vecchia e usata vanno a cercare e comprare il vecchio e l'usato dove più si consuma. Poi comprano e spediscono all'ingrosso. La merce arriva a Resina e qui, dopo selezione per eliminare in non travestibile, i capi di abbigliamento vengono "vestiti" da nuovi. A tonnellate. Quindi ripartono destinazione negozi soprattutto di Milano e Roma. Dove, ed è qui che non dovrebbe essere, vengono rivenduti come assolutamente nuovi e mai usati. Creatività, riciclo? Diciamo anche spaccio.