Di Pietro Gargano*

All’antivigilia di Natale del 2020 avvertii come un pugno alla schiena, leggero ma incessante. Pensai a un banale dolore intercostale e me lo tenni addosso per tre giorni. Finalmente mi decisi a chiamare il medico. Venne e l’elettrocardiogramma rivelò un infarto in corso. Mi affidai a San Ciro Medico no- stro. Corsa in ambulanza, ricovero alla Clinica Mediterranea, angioplastica d’urgenza nella notte, una settimana in rianimazione, un’altra in reparto e tornai a casa. D’istinto, mi misi subito a ritoccare gli appunti di lavoro che, da porticese purosangue, da tempo dedicavo a San Ciro. A fine agosto del 2021 nuovo pugno dalle parti del cuore. I sudori freddi mi spinsero a chiamare il 118. Altro ricorso a San Ciro, altra ambulanza, corsa al Cardarelli, altra angioplastica, sette giorni in terapia intensiva, sette in reparto. M’hanno “spilato” i tappi, tranne un trombo cocciuto. Sto in terapia per scioglierlo, per fortuna s’è indurito e dovrebbe essere meno pericoloso. Ho rimesso mano al lavoro su San Ciro, dedicandogli l'unica cosa che so fare: scrivere. Vita, martirio, miracoli, luoghi di culto, leggende. Ed ecco il libro. Lo considero un ex-voto speciale, da mettere accanto ai pezzi di anatomia in argento e ai quadretti naif offerti da devoti grati al Santo che ha protetto non solo Portici nell’ultima pandemia. 

Un medico contro i ciarlatani

La terapia contro l’emicrania? Massaggiate la metà dolente della testa con un panno di lana cosparso del trito di tre spicchi d’aglio e tre grani di pepe.Come guarire dal raffreddore? Friggete una rana nell’olio e frizionate le membra con il decotto. Contro i brividi adoperate midollo di cervo o seme bollito di rafano con miele o una pozione di bile d’orso diluita in salsa tiepida oppure la cenere di un’ostrica bruciata.Soffrite di epilessia? Un cucchiaio di bile d’avvoltoio nero miscelato a vino o sangue di rondine misto a polvere di incenso.Era anche questa la medicina del terzo secolo dopo Cristo, il tempo di San Ciro potente, come si ricava dal Liber medicinalis di Quinto Sereno Sammonico, che visse qualche decennio prima del Santo. Certo, i Romani avevano conoscenze avanza- te dell’anatomia; adoperavano con sapienza i ferri chirurgici. E fin dall’epoca di Cicerone era spuntata la figura dello specialista nella cura di un determinato morbo. Ma la componente magica restava forte. Erano ancora diffusi abominevoli ricette segrete, amuleti osceni, gesti rituali, formule tipo “Sicucuma Cucuna Ucuma Cuma”. Soprattutto i poveri soffrivano dell’esercizio pagano dell’arte di Esculapio.In questo scenario la figura di San Ciro medico ad Alessandria d’Egitto nella seconda metà del terzo secolo prende una rilevanza enorme, addirittura a prescindere dai miracoli. Sostituendo ai relitti della ciarlataneria la verità dell’insegnamento di Cristo, guarendo con la scienza più semplice gli infetti nell’anima e nel corpo, Ciro assunse perfino la valenza di un ripristinatore del diritto alla giusta cura.Che Ciro fosse medico di professione è accertato. Per giunta, all’inizio egli esercitò ad Alessandria, capitale della scienza clinica dell’antichità. A quella scuola si era formato il celebre Galeno (130-200 circa dopo Cristo), nativo di Pergamo. Galeno diceva che la sua classe sociale era ignorante, avida e corrotta, divisa in sette fameliche. Era convinto che un buon medico dovesse disprezzare le ricchezza e amare la fatica.Era un uomo di confine, Galeno: moderno ma deciso a ripristinare l’antica dignità della sua professione. Fu un punto fisso nella bussola di Ciro, l’uomo della svolta, in una città che aveva dedicato a Esculapio - detto anche Ciro ed è più di una coincidenza - una statua di oro e di avorio. E si può capire, nell’antico Egitto il sacerdote fu anche medico, e il tempio fu anche ospedale.Era una metropoli, Alessandria, capitale d’Egitto dopo Menfi, emporio e borsa d’Oriente. Fondata da Alessandro Magno sulle rive del Nilo nel 332-331 avanti Cristo, era stata disegnata in cinque quartieri da Dinocrate. La città aveva visto gli amori di Cleopatra con Cesare e Marco Antonio. La regina era minuscola, volto ovale, occhi a mandorla e pelle dorata dal sole. Si uccise giovane con il morso di un aspide.Sotto Augusto, Alessandria entrò nell’Impero Romano. Un incendio non ne sfregiò la bellezza, ma nel quarto secolo un maremoto la inghiottì. Aveva una struttura favolosa. A ovest il quartiere indigeno, a est la neapolis con i palazzi reali, i templi, giardini, parchi con fiori e animali, teatro, museo, università per forestieri, biblioteca di 700.000 papiri e pergamene. Il faro illuminava dall’estremità di un’isoletta poi sommersa dal- la rovinosa ondata. Dal porto salpavano navi colme di prodotti locali - specie grano - dirette a Pozzuoli e a Napoli per sfamare Roma, ma anche ad Atene e a Cipro.Splendori e miserie. Alessandria era spezzata in due, secondo un disegno di ordinata ingiustizia. Nei quartieri ridenti - in un miscuglio incredibile - vivevano finanzieri, politici, scienziati eredi del geometra Euclide e dell’astronomo Tolomeo, saggi, matematici, medici, astrologi, artisti, filosofi. Nelle strade fangose trascinavano l’esistenza i miseri e gli schiavi. Anche tra loro, inevitabilmente, nascevano i ladri e i prepotenti. Nell’una e nell’altra parte si fronteggiavano il paganesimo, il giudaismo e il cristianesimo. Ciro non ebbe mai dubbi sulla strada da seguire....

Fine Prima Puntata

(Continua)

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Pietro Gargano è stato vicedirettore e articolista del Mattino. Ha esordito in quel giornale nel 1963 e oggi cura ogni giorno il Filo Diretto coi lettori. Ha pubblicato numerosi libri, soprattutto sulla storia e sul costume del Mezzogiorno.