Mario Draghi (foto depositphotos)

E ora Mario Draghi accelera sulla giustizia. Il caso della fondazione Open, con il rinvio a giudizio di Renzi ed alcuni suoi fedelissimi, e la mossa dell'ex "rottamatore" che ha denunciato i magistrati che hanno indagato su di lui, sposta prepotentemente l'attenzione del dibattito politico sulla riforma del Csm. Più facile a dirsi che a farsi dal momento che tra i partiti le tensioni non mancano. E’ il caso della legge elettorale per selezionare i consiglieri togati dell'organismo di autogoverno dei giudici (che dovrebbero passare da 16 a 20), nonché il destino dei magistrati che decidono di scendere in politica. Al momento non sembrano esserci più molti dubbi circa il fatto che non ci saranno più deroghe per chi decidesse di candidarsi sia nelle amministrazioni locali che in quelle nazionali. In casi del genere - è l'indicazione - la porta “girevole” per rientrare in magistratura verrà chiusa definitivamente, proprio come prevedeva il disegno di legge presentato dall'ex Guardasigilli Bonafede. E su questo non sembra disposto a fare sconti neanche Draghi. Dove però nascono i mugugni è sulla legge elettorale per il Csm, su cui la Lega, in tandem con Forza Italia, vorrebbe il sorteggio temperato, mentre la ministra di Giustizia Cartabia, unitamente a Pd e M5S, preferirebbe un maggioritario "binario", soluzione che, però, secondo i sostenitori del sorteggio, non stopperebbe le scelte correntizie. Insomma: la contesa è solo all'inizio e tra i partiti si annunciano scintille.