Tedros Adhanom Ghebreyesus, Oms (Depositphotos)

Tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate la fase acuta della pandemia potrebbe terminare. Di certo una notizia ottimistica quella lanciata ieri da Tedros Adhanom Ghebreyesus, capo dell’Organizzazione mondiale della sanità, che però ha messo un paletto ben preciso: “A patto che il 70% della popolazione mondiale sarà vaccinata. Se questo può essere fatto, la fase acuta può davvero finire. È nelle nostre mani, non è questione di possibilità, è questione di scelta”.

Secondo l’Oms, quindi, fondamentale sarà in questi mesi che la campagna di immunizzazione proceda a grande ritmo. Altrimenti sarà difficile venirne fuori, così come ha spiegato poi la responsabile scientifica Soumya Swaminathan: “Potrebbero nascere nuove varianti preoccupanti perché il virus si evolve e dunque a oggi non possiamo dire che ci troviamo alla fine della pandemia”.  La ricetta per uscire vincenti dalla lotta al Coronavirus? “Aumentare la produzione dei vaccini e distribuirli in maniera equa”.

Parlando di numeri, l’Organizzazione ha fatto sapere che nel mondo sono qualcosa come 400 milioni i casi di contagio da Coronavirus con più di cinque milioni e mezzo di decessi. Gli Stati Uniti hanno fatto registrare il maggior numero di vittime: qui sono stati riscontrati oltre 76,44 milioni di contagi e più di 902.000 decessi, rispettivamente circa il 19% e il 15,6% del totale mondiale. A seguire, in questa particolare classifica, ecco l'India e poi il Brasile, che hanno fatto registrare rispettivamente più di 42,47 milioni e 26,77 milioni di contagi, con un tasso di mortalità pari a 506.520 per l'India e 633.810 per il Brasile.

I tre stati insieme hanno rappresentato oltre il 36% di tutti i casi confermati e circa il 35% dei decessi complessivi del mondo. In termini di uffici regionali dell'Oms, infine, è stato segnalato come l'Europa e le Americhe abbiano fino ad oggi segnalato circa 160 milioni e 141 milioni di infezioni confermate, oltre che 1.804.729 e 2.552.218 decessi, rispettivamente. Le due aree, insieme, costituiscono circa il 75% del totale dei casi confermati nel mondo e oltre il 75,5% dei decessi.