Gente d'Italia

I mille bonus del Paese di Cuccagna

pensione

Foto di euro (foto Depositphotos)

di Ugo Magri

A fronte dei 4,4 miliardi di euro sgraffignati allo Stato con i finti crediti dei bonus per l'edilizia, verrebbe istintivo pensare che siamo un popolo di furfanti, ai quali non si può concedere alcun incentivo pubblico perché subito ne approfittiamo per allungare le mani. In realtà non è così, anzi mai accusa fu più ingiusta per due chiari ed evidenti motivi. Il primo: perché, come ha denunciato il premier Mario Draghi, gli artefici grillini di questo allegro Bengodi non avevano previsto alcuna sia pur minima forma di controllo, cosicché chiunque poteva inventarsi dei cantieri farlocchi sul presupposto che nel vorticoso giro di crediti non l'avrebbero smascherato. Prendersela con i ladri è dunque eccessivo: un po' come lasciare il Deposito di Paperone incustodito e poi indignarsi se la Banda Bassotti si precipita a svaligiarlo. Inoltre i furti sventati dalla Guardia di Finanza riguardano "soltanto" il 12 per cento dei fondi destinati agli incentivi per l'edilizia, lasciando sperare che il restante 88 per cento sia stato correttamente speso. Se ci si pensa, è un risultato sorprendente, a suo modo straordinario, segno che in fondo siamo meno disonesti di quanto in genere noi stessi ci consideriamo. Anche perché - per dirla tutta - il vero scandalo è un altro.

La vergogna è che dell'intero arco politico-parlamentare nessuno, ma proprio nessuno, abbia mai alzato la voce per contestare ai ministri 5 stelle quel sistema criminogeno, studiato apposta per indurci in tentazione. Anzi, i partiti due anni fa hanno fatto a gara per supportare un Superbonus che, sotto il profilo etico, suona comunque indecente: assurdo che lo Stato ripaghi integralmente la spesa per rifare casa, magari non la prima dove si abita ma quella delle vacanze al mare o in montagna, aggiungendo il "pizzo" del 10 per cento richiesto dagli intermediatori finanziari per risparmiare ai loro clienti la seccatura di anticipare il denaro. Col risultato che, come d'incanto, chiunque è stato messo in condizione di spendere e spandere senza tirare sui prezzi, senza risparmiare sui materiali, senza contrattare gli sconti, senza litigare con le ditte che impongono balzelli, anzi largheggiando da veri signori: tanto chissene importa, a saldare il conto provvede Pantalone con l'aiuto dei fondi europei. Ovvio che, nel piatto ricco, in parecchi si siano ficcati ritenendo talvolta in buona fede di contribuire al rilancio dell'economia nazionale. Il risultato sta sotto gli occhi: un boom spropositato dei costi, dal cemento all'acciaio, dagli isolanti ai serramenti, dai legnami alle vernici di cui fanno le spese quanti (i soliti "fessi") ristrutturano senza Superbonus e perciò maledicono non soltanto i Patuanelli o i Fraccaro, ma tutti coloro che da destra a sinistra hanno favorito questo "magna-magna" diventato purtroppo uno sport nazionale.

Di bonus nell'edilizia se ne contavano già almeno altri nove. Uno per la riqualificazione energetica, un secondo per le ristrutturazioni ordinarie, un terzo per i restauri degli immobili vincolati, e sono tutti bei soldi che la politica mette in campo per colpire chi guadagna in "nero". Ci preoccupano i terremoti? Arriva in soccorso il sisma-bonus. Vogliamo dare una pitturata al palazzo? Ecco pronto il bonus-facciate. Sgocciola il rubinetto del bagno? Attingiamo al bonus idrico. In cucina l'acqua olezza di cloro? Semplice, provvede il bonus-filtraggio. Quello cosiddetto "verde" per rifare il giardino, un altro per ammodernare gli arredi. Se dobbiamo sostituire l'apparecchio tivù c'è l'apposito bonus. Chi vuol liberarsi del figlio bamboccione può comprargli casa con un mutuo agevolato se il giovanotto ha meno di 36 anni, oppure metterlo in affitto con 2mila euro di sconto se non ha superato i 31. Dalla culla alla tomba c'è sempre un bonus che ci accompagna, vigile e premuroso. Quelli per mamma e bebè sono appena stati assorbiti dall'Assegno unico, però ancora sgambetta felice il bonus-nido. Quando il pupo cresce arriva l'ora di monopattino e bici (bonus ancora valido per gli acquisti del 2020); quando va a scuola non può mancare il bonus-cultura. Non appena inizia il lavoro scattano i 100 euro del sussidio mensile che erano 80 ai tempi di Renzi ma poi Conte li aveva innalzati aggiungendo di suo l'innovazione del cashback che, in sostanza, è un ulteriore bonus. L'assegno vacanze è durato poco, quanto basta per farci ridere dietro nel mondo intero. Resiste il bonus terme comprensivo di sauna e massaggi. Pochi lo sanno, ma c'è pure un bonus-occhiali per guardare la realtà, finalmente, con occhi diversi.

Talvolta sono pochi spiccioli a fronte di attese mostruose. Per incassarli si richiedono pratiche burocratiche fantozziane. Eppure in pochi resistono al richiamo del bonus, che già nel nome evoca l'affare d'oro, l'occasione unica e irripetibile cui soltanto dei gonzi potrebbero rinunciare. Difatti il sovraccarico di richieste è tale che i fondi si esauriscono in un amen, i portali pubblici vanno regolarmente in tilt, i soliti furbi ci s'infilano. E pure qui: mai nessuno tra i politici che, nel nome della serietà, si ribelli o dica basta alle mance elettorali perché nessun sistema può reggere sotto il peso di sussidi, sostegni e ristori imposti dal Covid, più tutti questi altri bonus che, messi insieme, farebbero invidia al Paese di Cuccagna. Dove il vino scorre a fiumi, i polli crescono già cotti sui rami e, come da noi in Italia, "chi meno lavora più ci guadagna". 

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