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…Non solo fisiche, ma anche, e forse più, morali. Ogni giorno ci giungono notizie sull’ultimo “femminicidio” con atroci dettagli e analisi dei segnali di pericolo, riconosciuti troppo tardi. Questo problema dev’essere risolto prima di tutto da noi uomini e il gruppo Carlo Cattaneo vuole farsene carico e diventarne cassa di risonanza. Non basta compiangere l’ultima vittima, se tutto finisce lì fino alla prossima notizia devastante, al prossimo lutto, al prossimo stupro di una banda di giovinastri, al prossimo ammonticchiare mazzi di fiori, cuoricini e messaggi lacrimosi sul luogo del delitto. La RAI ha dedicato a questo tema molti programmi, incluso “Amore criminale”, in cui donne sopravvissute all’incubo raccontano come tutte le violenze fisiche subìte siano state precedute da sottili, crescenti, paralizzanti, crudeli, violenze morali, a opera del marito o compagno di turno.

Ma la violenza morale non si limita a rapporti d’amore malato. Ne sono teatro, a ogni livello, tutte le situazioni in cui una donna osa aspirare a posizioni ancora tradizionalmente maschili, spesso occupate da uomini che hanno qualifiche molto inferiori a quelle delle donne candidate allo stesso posto di lavoro o alla stessa carica nominale o elettiva. In questi casi parte un’immediata valanga del fango, delle illazioni, delle bugie, per impedire che la donna ottenga l’incarico che davvero merita. Se poi la donna riesce ad avere successo, il fango si arricchisce di insulti, epiteti ignobili e accuse inesistenti, amplificate dall’incessante tamtam dei social animati da perdigiorno con pollici versi, parolacce e promesse di morte e dannazione.

Ricordiamo ancora le porcherie contro Laura Boldrini, la terza donna Presidente della Camera dei deputati, men che perfetta, come chiunque altro o altra, ma certamente non meritevole di essere infamata e minacciata di vendette se non si fosse dimessa. A ogni elezione del Presidente della Repubblica, chilometri di carta stampata, ore di talk show, fiumi di messaggi su agenzie di stampa confermano l’assoluta volontà di eleggere una donna. Ma non se ne fa niente. Si bruciano nomi eccellenti, come quello di Elisabetta Belloni. Si fa crogiolare Maria Elisabetta Casellati nella speranza della propria elezione e la si lascia impallinare da franchi tiratori della sua stessa coalizione.

Diversa è la storia nella ricerca scientifica, ma anche lì c’è ancora molto da fare, come ha detto il Presidente Draghi che ha impegnato un miliardo di Euro per arrivare a una presenza almeno del 35% di studiose nel campo della scienza. Recentemente Christine Lagarde ha dichiarato che quando le cose diventano difficili ai vertici, anche a quelli delle istituzioni internazionali, per risanare tutto di solito si elegge una donna, per esempio lei stessa, diventata Presidente dapprima dell’International Monetary Fund, poi della Banca Centrale Europea post Draghi, in momenti non facili. Una stupida forma di sessismo aveva colpito anche lei. Il famoso studio legale di cui era senior partner le aveva affidato la guida di un grosso progetto per un’impresa molto importante. A un incontro con i clienti uno di loro, visto che era l’unica donna, le chiese di portargli un caffè. Lei non batté ciglio e i suoi colleghi informarono i presenti che il capo del progetto in discussione era proprio colei che avevano appena trattato da segretaria.

Un’altra donna, Ursula von der Leyen, è stata eletta Presidente della Commissione Europea, cioè del Governo della UE. Ma ricordiamo tutti il cosiddetto sofagate del 7 aprile 2021, quando al meeting in Turchia, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ricevendo lei e il Presidente del Consiglio Europeo, il belga Charles Michel, fece trovare soltanto due poltrone fra le due bandiere. Michel si precipitò a impadronirsi di una delle due insieme a Erdogan e Ursula fu costretta a sedersi su un sofà a quattro metri di distanza. La Turchia e Michel si giustificarono con la bugia che era stato applicato il protocollo europeo, malgrado alcuni mesi prima, a un identico incontro con il premier turco, le sedie fra le bandiere fossero tre, inclusa quella per Jean Claude Juncker, il lussemburghese predecessore della von der Leyen.

Lo stesso succede nel piccolo mondo degli italiani all’estero, in preda agli spasimi del fallimento elettorale dei Com.It.Es., votati da una media mondiale intorno al 3% degli aventi diritto. Ci si prepara dunque al prossimo rinnovo di un CGIE profondamente delegittimato, perché sarà eletto da quegli stessi Com.It.Es. con una manciata di associazioni che hanno dichiarato (vero o falso che sia) di avere almeno 25 soci cittadini italiani. Peccato che il legislatore abbia inserito le associazioni nelle assemblee elettorali del CGIE per l’esigenza, esattamente contraria, di dare voce agli italodiscendenti. Anche il CGIE pecca da sempre per la mancanza di presenze femminili, che hanno ondeggiato da 8 su 94 al primo mandato a un massimo di 12 in quello che sta per finire.

I maschietti di turno, a partire dagli alalà con fremiti dittatoriali non sempre supportati da capacità concrete, hanno messo in moto le grandi manovre per l’esclusione delle donne a ogni livello di rappresentanza, addirittura approvandone false ineleggibilità per sbatterle fuori dai Com.It.Es. e preparandosi a occupare manu militari tutte le cariche disponibili. Si continua a dire che le donne sono la metà del cielo, ma la massima forma di violenza, quella morale del machismo dei muscoli, è quella di escluderle, così non potranno dirci quanti errori facciamo e aiutarci a correggerli con la loro pazienza e capacità di ascolto.

CARLO CATTANEO (1801-1869)