Milano (Depositphotos)

DI MARCO FERRARI

Siamo nella Venezia del Cinquecento: le donne sono al centro della vita della città, dell’arte, pittorica e poetica. Palazzo Reale di Milano racconta quest’epoca attraverso la mostra «Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano», prodotta con Milano-Cultura e Skira in partnership con Fondazione Bracco e Kunsthistorisches Museum di Vienna cura da Sylvia Ferino. Come mai a Venezia pittori del calibro di Tiziano, Giorgione, Palma il Vecchio, Lorenzo Lotto, Veronese e altri, e letterati come Pietro Aretino, Pietro Bembo, Giovanni Della Casa, Baldassarre Castiglione, vollero rendere omaggio con tanta insistenza alla donna? «Perché Venezia - ha spiega Sylvia Ferino - con la sua cultura cosmopolita era, e non solo riguardo alle donne, un luogo assai più illuminato. Aveva una cultura internazionale, si parlavano molte lingue, si praticavano religioni diverse: c’era più rispetto per l’aspetto umano. E sebbene gli strati sociali fossero ben distinti, tuttavia la forma urbis stessa consentiva a donne dei ceti più diversi di curare fianco a fianco, nelle parrocchie, i poveri e i malati. Se la donna veneziana non aveva un ruolo pubblico, aveva però un ruolo sociale molto forte. E, fatto rarissimo a quel tempo, poteva disporre della propria dote. Tutte realtà sinora trascurate, ma molto significative». Le protagoniste dei dipinti variano come classe sociale: sante e eroine, mogli o madri, dee pagane o figure mitologiche, ritratte nella loro bellezza, spesso scollate, eleganti, ingioiellate. «Queste donne sono viste con gli occhi dell’uomo, ma per Tiziano la donna rappresenta la parte migliore della creazione divina e tale celebrazione, condivisa anche dagli altri maestri e dai poeti, generò nelle donne una grande autostima, tanto da porre le basi per la “querelle des femmes”, il movimento veneziano di fine Cinquecento in cui l’autorità maschile era messa fortemente in discussione» sostiene la curatrice. Sino al 5 giugno si potranno vedere 46 dipinti, di cui 15 di Tiziano, allievo di Giorgione, oltre a sculture, gioielli, esempi di arti decorative e una creazione del 1996 di Roberto Capucci in omaggio a Isabella d’Este. Oltre a essere una straordinaria mostra su un protagonista assoluto del Cinquecento che fu punto di riferimento per tutti i suoi contemporanei, questa è una mostra storica e sociale che indaga la nuova prospettiva con cui le donne venivano ritratte in virtù di un ruolo più centrale nella società, nella letteratura e nell'arte. Tiziano, definito Old Master, restò a lungo un pittore da imitare e copiare. Tiziano Vecellio, noto semplicemente come Tiziano (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 27 agosto 1576), cittadino della Repubblica di Venezia, fu un artista innovatore e poliedrico, maestro del tonalismo, uno dei pochi pittori italiani titolari di una vera e propria azienda, imprenditore della bottega oltre che della sua personale produzione, direttamente a contatto con i potenti dell'epoca, suoi maggiori committenti. Il rinnovamento della pittura di cui fu autore si basò, in alternativa al michelangiolesco «primato del disegno», sull'uso personalissimo del colore. Entrando nella piena maturità abbandonò la spazialità bilanciata, il carattere solare e fastoso del colore del Rinascimento, assumendo il dinamismo proprio del manierismo e giocando con libertà nelle variazioni cromatiche in cui il colore era reso "più duttile, più sensibile agli effetti della luce". Una carriera lunga che lo portò a lavorare sino all’età di 88 anni. Con lui le figure femminili si muovono verso un’inedita euforia cromatica. Col passare del tempo le forme sinuose dei corpi si trasformano in un mutevole evolversi di uno stile che anticipa la modernità, come testimoniato dalla bionda Maddalena, replicata più volte anche con la bottega. I lunghi capelli chiari e ondulati della peccatrice pentita sono emblematici di un desiderio di vanità delle donne dell’epoca. Ben sette Tiziano, sui sedici esposti a Palazzo Reale, vanno dalle tavole del 1510-1511, dove la donna è Maria, tutta candore e purezza, ai ritratti dipinti nei decenni centrali del secolo, dove le dame sfoggiano abiti appariscenti, monili preziosi, acconciature eleganti e sguardi maliziosi passando per le eroine della Bibbia e del Mito. Non a caso nell’esposizione troviamo i manufatti, i gioielli, gli accessori femminili, i pettini in avorio, gli specchi della vita quotidiana veneziana. Insomma, Tiziano riuscì ad entrare nell’universo femminile cambiando l’immagine della donna. Al maestro seguono altri grandi nomi del Cinquecento in laguna, come Veronese, Tintoretto e Palma il Giovane, a lui fortemente debitori. Come lo saranno, anche sul piano tecnico e iconografico, altri grandi dei secoli successivi, come Rubens a Van Dyck. Un racconto in rosa che spiega la poesia dell’epoca, i bronzetti, i marmi e le sculture dedicate alla bellezza e alla seduzione.