Gente d'Italia

Le mani dei clan, camorra e politica vanno a braccetto. Castellammare di Stabia commissariata dal Viminale

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Franco Esposito

Pugno duro del Viminale, commissariata Castellammare di Stabia, in Campania, lungo la litorale da Napoli a Salerno. Consiglio comunale e giunta mandati a casa dal ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese. “Infiltrazioni mafiose, le mani dei clan camorristici sul Comune”, la motivazione espressa per rimuovere dalla carica il sindaco Gaetano Commino, di Forza Italia. Ma nella storia di Castellamare di Stabia, sede di antiche e prestigiose terme e produttrice di famosi biscotti, mai c'era stato un simile, pesante, mortificante provvedimento. Il governo ha accolto la richiesta del ministro Lamorgese. Sicuri intrecci sono emersi tra camorra, politica e imprenditori. Eletto nel 2013 alla guida del Centrodestra Forza Italia, il sindaco Gaetano Cimmino non nasconde delusione e sconcerto. “Sono arrabbiato, è una scelta politica, però mi prendo le mie responsabilità. Bisogna essere onesti fino in fondo e dirle, le cose. Alcuni quartieri di Castemmare sono in mano ai clan. Tutti i partiti, proprio tutti, nessuno escluso, aprano una seria riflessione”.

Quella che era considerata la Stalingrado del Sud, dove undici amministrazioni hanno concluso il mandato in anticipo, per le divisioni interne al partito, stavolta è il, consiglio dei minsitri a decidere l'uscita anticipata del sindaco Cimmino e di tutti i consiglieri. Il 24 febbraio 2022 entra di diritto nei libri di storia dela città. Proprio in un giovedì che doveva essere dedicato al varo in Fincantieri, il ministro Luciana Lamorgese ha firmato l'ordinanza di scioglimento.

L'altro ieri, malgrado i venti i guerra e le questioni inernazionali di capitale drammatica portata, il consiglio dei ministri ha rispettato in pieno le voci, i sussurri, il tam tam delle indiscrezioni. É arrivata così l'ufficialità, annunciata per primo dal senatore del Gruppo Misto, Sandro Ruotolo. Proprio l'uomo politico che più volte aveva sollecitato il governo a intervenire. Le pressioni del senatore nascevano dalla inchieste che avevano fatto emergere collegamenti tra politici imprenditori e criminalità. “Avevamo visto giusto”, l'asciutto commento di Sandro Ruotolo.

Castellammare di Stabia, di fatto, si era dimostrata città ingovernabile dal 2010. Si sono alternati sindaci ogni due anni. Le elezioni che portarono Cimmino sulla poltrona di sindaco subirono un rinvio di un ano e mezzo. In questi ultimi mesi, poi, i partiti all'opposizione hanno contribuioto ad aumentare la pressione sul governo. Il M5S in particolare con tutta una serie di richieste. “Una pagina buia questa, gli stabiesi avrebbero avuto bisogno più che mai di istituzioni locali pienamente attive”, denuncia la parlamentare Teresa Manzo.

I filoni di indagine su Castellammare non sono pochi. Uno in particolare: quello sui condizionamenti del voto del 2018. Un aspetto che potrebbe aver accelerato la pesante decisione del ministero dell'Interno. “Il peso della criminalità organizzata sulla vita pubblica è stato forte ed evidente”.

In realtà, si può tranquillamente parlare di una città già commissariata di fatto dal mese di maggio 2021 quando a Castellammare arrivò la commissione d'accesso. Ma c'è pure chi sostiene che questa amministrazione comunale “non abbia compiuto nessun atto tale ad essere messa alla gogna”. A fronte di giudizi trancianti come questo, pronunciato dal segretario metropolitano dei democratici, Peppe Giordano. “É una decisione inevitabile”.

Il Pd si è sempre battuto affinchè emergesse la verità: sottolineata in tutte le sedi la possibilità di numerosi intrecci tra il malaffare e una certa imprenditoria “con rapporti opachi e una parte della classe politica”. L'auspicio del Pd è che a Castellammare “si apra da oggi una nuova stagione”.

Ma per capire la ratio del provvedimento del governo bisogna leggere brani di storia della città. Quelli degli scontri politici, degli scioglimenti anticipati di amministrazioni, scontri interni ai partiti, inchieste e veleni. E la tragedia di due consiglieri comunali uccisi dalla camorra. Sebastiano Corrado, del Pds, assassinato l'11 marzo 1992, a quarantacinque anni, e Gino Tommasino del Pd, ucciso da una pioggia di proiettili mentre era in auto con il figlio, all'epoca 16enne.

Dopo l'assassinio di Tommasino, l'allora sindaco Salvatore Vozza chiese e ottenne l'invio della commissione d'accesso. Al termine delle indagini, furono presentate delle prescrizioni, ma la commissione stessa ritenne di non dover chiedere lo scioglimento dell'amministrazione comunale. Adesso a Castellammare si attendono e motivazioni a sostegno del provvedimento di scioglimento. “Aspettiamo di capire chi ha contributo a scaraventare la città nel fango”.

La minoranza dichiara compatta che “non si può dare la colpa a chi ha chiesto l'intervento della commissione d'accesso. La colpa è di chi ha aperto le pore di Palazzo Farnese alla camorra”.

Quindi, chi era al governo della città. Ovvero le parentele scomode presenti in consiglio comunale. Parentele da brivido e appalti trucccati: Una ragnatela maledetta operativa per mettere le mani sui fondi Pnrr. Il figlio del camorrista D'Apice presidente dell'Aula e la cognata di un boss in Consiglio Comunale. Lucidi critici, che a Castellamare non mancano, affermano con assoluta certezza: “La camorra controlla i voti, inutile far finta di stupirsi. La gente onesta si tiene a distanza. La connivenza clan e politica soffoca la città. I boss sono contigui alla politica, serve un nuovo riscatto”.

Conclusione: non poteva che finire così, sindaco e amministatori messi alla porta, mandati a casa. Ma basterà a ripulire Castellamare di Stabia?

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