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di Lucio Fero

Joe Biden presidente Usa non gode in generale di grande considerazione popolar-mediatica, forse anche perché gli capita talvolta di dire come stanno davvero le cose e la realtà delle cose è la cosa che meno piace alle genti sentire. Biden ha detto: le sanzioni (con quel che costano a farle davvero) o la terza guerra mondiale, cioè il confronto diretto tra forze armate dei paesi dell’Occidente e quelle russe. Non c’è in queste parole di Biden un milligrammo di enfasi. Non solo l’alternativa reale qui e oggi è davvero le sanzioni o la terza guerra mondiale, la realtà è anche che o le sanzioni davvero massicciamente applicate funzionano oppure la guerra d’Ucraina incancrenisce ed esonda.

La linea del fiume - La carta geografica evidenzia un fiume, il Dnieper, che taglia a metà l’Ucraina. La guerra potrebbe, se l’Ucraina resiste, attestarsi lungo la linea del fiume: i russi ad est e a nord e gli ucraini ad ovest e sud. La metà d’Ucraina non occupata dai russi presumibilmente alimenterebbe guerriglia, sabotaggio e resistenza nella metà occupata. Non sarebbe una linea del fiume una linea di reale tregua. Ancor più se i russi occupassero di più, lasciando a quel che resta dell’attuale governo-Stato ucraino solo la zona ad ovest, quella in prossimità della Polonia. Ancor più questa parte di Ucraina non occupata alimenterebbe guerriglia, sabotaggi, resistenza. E la guerriglia, il sabotaggio, la resistenza hanno sempre avuto bisogno di basi, logistica, aiuti.

La resistenza ucraina - Basi e campi e depositi che, nel caso di una resistenza ucraina, troverebbero inevitabile sede, più o meno ufficiale che fosse, ai confini dell’Ucraina non occupata. Quindi in Polonia o Estonia in primo luogo. Qui confluirebbero gli aiuti militari e logistici dell’Occidente a quel che resterebbe dell’attuale governo ucraino e alla resistenza in territorio occupato dai russi. La storia ha più volte dimostrato che una resistenza armata nelle zone occupate può letteralmente torturare e poi sfinire l’esercito occupante. Quindi Mosca ammonirebbe a non ospitare basi della resistenza ucraina, minaccerebbe di pesanti ritorsioni chi le ospita e poi…poi cosa?

Terra di Nato - I paesi che organizzerebbero gli aiuti alla resistenza ucraina sono paesi della Nato. La Nato è un’alleanza militare. Se colpisci un territorio in un paese aderente alla Nato l’atto di guerra colpisce l’intera alleanza militare. Una incursione, un bombardamento russo su una base delle resistenza ucraina situata ad esempio in Polonia sarebbe atto di guerra contro tutta la Nato. Non è difficile ipotizzare un corpo di spedizione russo esasperato dalla guerriglia e dalla resistenza ucraina, è facile immaginare i militari russi che, come tutti i militari in casi analoghi, chiedono di togliere a guerriglia, resistenza e sabotaggio l’aria di cui respira, cioè le basi, i campi, i depositi (durante la guerra di Corea il generale McArthur chiese a Truman presidente di bombardare le basi di rifornimento dei nord coreani situate in Cina, quindi di fatto la terza guerra mondiale appena finita la seconda). A quel punto che farebbe, cosa sceglierebbe Putin: un dissanguamento lento delle sue truppe di occupazione e di conseguenza anche del suo regime o bombardare in Polonia o in Estonia o in altra terra Nato a rischio più che concreto di terza guerra mondiale?

Guerra da soffocare in fretta, e non solo perché guerra è brutta parola - La guerra d’Ucraina è una guerra da soffocare in fretta, da spegnere mentre è ancora, per così cinicamente dire, in culla. E non solo perché guerra è brutta parola. Da spegnere in fretta perché questa è una brutta guerra che, se cresce e diventa adulta, ha purtroppo molte più possibilità di quante la gente immagina o anche soltanto teme di diventare quello che Biden ha messo in tre maledette parole: terza guerra mondiale.