di Fabrizio Pagani

 

Dopo giorni di ipotesi su quali sarebbero state le reazioni occidentali all’attacco russo all’Ucraina, il quadro è oggi più chiaro.

Il fronte occidentale ha deciso di reagire secondo tre assi principali: i) forniture militari e assistenza finanziaria all’Ucraina; ii) rafforzamento di tutto il fianco orientale della NATO con truppe, equipaggiamenti militari e materiali; iii) sanzioni economiche e finanziarie ampie e profonde nei confronti della Russia.

Le sanzioni sono state negoziate riservatamente e concordate tra Unione Europea e Stati Uniti, coinvolgendo anche Canada e Giappone nel formato G7. Australia, Nuova Zelanda e altri Paesi asiatici si sono allineati, seppure a geometria variabile. Le sanzioni adottate contro Mosca dopo l’invasione della Crimea nel 2014 hanno avuto, secondo stime del Fondo Monetario, un impatto sull’economia russa pari a 1 - 1,5% annuo sul GDP russo, ma sono state inefficaci nel far cambiare linea al Cremlino. 

Oggi il pacchetto è molto più potente, il più potente mai adottato verso un’economia di queste dimensioni. Si mira ad isolare il Paese dall’intera comunità internazionale, dal punto di vista fisico, politico ed economico, così che la deliberata scelta di guerra del Cremlino si trasformi in un fallimento strategico per Putin.

Particolarmente delicate sono le misure nel settore finanziario, adottate sabato notte attraverso un comunicato G7. I Paesi del G7 costituiscono larga parte del settore finanziario globale e ne detengono le infrastrutture di mercato chiave. In pratica, è impossibile aggirare sanzioni che colpiscano il settore finanziario se adottate, come in queste ore, in maniera compatta dal G7.  

Tra le misure piu’ discusse vi è l’esclusione delle banche russe da SWIFT, un sistema di messaggistica essenziale e al momento inaggirabile per poter procedere a pagamenti internazionali. SWIFT collega oltre 11.000 istituzioni finanzieri in tutto il globo e gestisce transazioni per circa 5.000 miliardi al giorno. Questa misura è stata adottata in maniera ampia, ma selettiva: la lista degli istituti colpiti non è ancora nota e verrà resa pubblica nelle prossime ore. Essa potrebbe non comprendere le banche più direttamente coinvolte nelle transazioni legate alle esportazioni russe di energia. 

Tutto ciò avviene peraltro dopo la già totale esclusione di Sberbank dal sistema finanziario americano e quindi di fatto da transazioni in dollari. Sberbank è di gran lunga il principale intermediario russo: oltre metà delle famiglie russe hanno un conto presso questa banca.

Una seconda misura senza precedenti riguarda la Banca Centrale russa, che viene esclusa dalla possibilita’ di fare operazioni sui mercati internazionali. Si tratterebbe di impedire alle autorità monetarie russe di utilizzare le proprie riserve, ad esempio per sostenere il dollaro. Secondo un recente studio della think tank Bruegel, la Banca Centrale russa ha costituito negli anni riserve pari a circa 600 miliardi di dollari, cioè circa il 40% del PIL russo. Basti pensare che nei Paesi Euro, le riserve delle banche centrale sono inferiori al 10% del nostro PIL. 

Gran parte delle riserve russe sono in oro e in Euro presso istituzioni internazionali (Banca dei Regolamenti Internazionali, Fondo Monetario) e presso le banche centrali europee a partire da Germania e Francia. La misura presa ne inibirebbe l’utilizzo, lasciando nella disponibilità russa solo quanto mantenuto in oro, una riserva in pratica difficilmente utilizzabile se non convertita in dollari o euro. 

Si tratta di un insieme potentissimo di misure. Secondo gran parte degli analisti, gli effetti sull’economia russa saranno devastanti, ben oltre quanto già visto in questi giorni: crash del mercato finanziario, caduta verticale del rublo, bank run, e quindi crollo degli investimenti e dei consumi, inflazione rampante.

La banca centrale russa sta provando a limitare i danni con una misura estrema: un rialzo senza precedenti dei tassi di interesse che oggi ha portato dal 9 al 20% al fine di trattenere i depositi in rubli. Si tratta di una decisione estrema che mostra la difficoltà in cui si trova il sistema finanziario russo. 

Naturalmente queste sanzioni potrebbero avere un impatto anche sulle banche occidentali, soprattutto quelle europee. Non e’ chiaro, per esempio, il livello di disruption che provochera’ l’esclusione dal sistema SWIFT. Alcuni paventano un effetto sulla liquidità per le nostre banche. 

Non vi sono dubbi che FED e BCE e le altre banche centrali occidentali saranno attente e pronte ad intervenire, se necessario, con tutti gli strumenti di emergenza a disposizione.