Gente d'Italia

Guerra, elezioni, Pnrr: miserevole pochezza umana della politica

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di Mino Fuccillo

La guerra, la guerra come un’alluvione le cui acque scorrono basse, ma già scorrono nelle vie e strade che vediamo dalle finestre e dai balconi della nostra vita. La guerra che potrebbe toccare i nostri figli e nipoti, la guerra che è diventata una possibilità nelle nostre esistenze. E di fronte alla guerra un qualcosa che è difficile chiamare ceto politico o classe dirigente, qualcosa cui non sai che nome dare… Che però sa lui in cosa identificarsi, quale sia la sua identità. Quel qualcosa, qui e oggi, trova la sua identità e la sua fiera ragion d’essere nel frapporre il petto all’ipotesi, al sospetto che qualcuno possa tra cinque anni vedersi aumentare il valore catastale della casa e quindi dover pagare, forse, di più di Imu.
Quel qualcosa, qui e oggi, trova ed espone il suo perché dello stare al mondo e si preoccupa e angoscia perché i turisti russi che erano big spender…La guerra che si combatte in Ucraina e che incombe sull’Europa dà la misura della miserevole, miseranda pochezza umana della nostra vita pubblica, vita pubblica che la sedicente classe dirigente recita senza nessuna sua dignità, ma ad immagine e somiglianza dei comportamenti e sentimenti della cosiddetta gente comune.

Le tre agende - E’ stato scritto che ci sono tre agende che non collimano, anzi confliggono. L’agenda delle elezioni, l’unica cui si attengono i partiti. L’agenda della guerra che nessuno vuole leggere e sfogliare. E l’agenda del Pnrr, cioè dei miliardi che la Ue ci presta o regala in cambio di riforme. La miserevole e miseranda pochezza umana della testa e del midollo dei partiti politici è anche pochezza cognitiva e per così dire professionale, prima ancora che pochezza etica. Fanno e sanno fare solo campagna elettorale e sempre la stessa campagna elettorale. Pretesti, balle, iperboli, pappagallesche iterazioni verbali che non hanno neanche lo spessore di supercazzole argute. Questo quello che sanno e quello che fanno senza neanche l’evangelica attenuante che non sanno quello che fanno. Il frutto finale di una selezione alla rovescia durata decenni. Clown che recitano la stessa stantia battuta e grottesca movenza qualunque cosa accada. E non per cinismo o scaltrezza con pelo sullo stomaco, solo perché di così scarso spessore concettuale che letteralmente non capiscono, sono inadeguati a capire. Ma non sono una sciagura piovuta dal cielo, il paese reale li ha applauditi, riconosciuti, votati. E lo fa ancora.

Perché è complice e corrivo: il Pnrr è un contratto, l’Italia lo ha firmato e della parte del contratto vuole sia rispettata solo quella in cui a noi arrivano i soldi. Gli impegni presi all’atto del contratto invece non ne vogliamo sentir parlare, vogliamo siano cancellati. L’impegno a smettere di coprire un sistema fiscale dove la metà dei contribuenti non paga un euro e dove i tre quarti dell’intera popolazione dichiarano al fisco redditi di pura e stentata sopravvivenza…Non sia mai. Ma ciò che maggiormente risulta e risalta è la cialtroneria civile, l’inaffidabilità sociale di chi firma un contratto e poi dichiara suo diritto le parti che sono a suo favore e sopruso le parti che lo disturbano. Non sono tanto le tre agende che non coincidono, è lo spirito pubblico e privato del paese che non hanno altra agenda del piangi e fotti. Il personale specializzato e addetto alla bisogna del piangi e fotti, politici ed amministratori nazionali e locali, è poi più che zelante nell’esposizione della miseria umana, cognitiva, culturale, comportamentale. Desolante? Di più: definitivo.

Le false coscienze - Sono tanti quelli del “alla guerra non si risponde con la guerra”. Fossero sinceri fino in fondo (ma forse con se stessi lo sono) potrebbero abolire la guerra. Intesa come le ultime tre parole del loro slogan: invece che “alla guerra non si risponde con la guerra” fossero sinceri il loro slogan e bussola morale sarebbe, anzi è: “alla guerra non su risponde”. Punto. Magari si aspetta che passi. E soprattutto che non passi dalle mie parti. Per il resto meglio stare immobili, sperando e contando che il predatore prenda un’altra preda e non me.

Infatti le sanzioni sono inutili, no? E anche un po’ pericolose, hai visto mai i sanzionati si arrabbiano e guardano da questa parte? E poi, ragazzi, con le sanzioni ci rimettiamo soldi, mica bruscolini. Sanzioni poche e prudenti, armi agli aggrediti mai. Mica per nulla, ma perché le armi a noi fanno impressione, anzi orrore. L’altro giorno abbiamo marciato a Roma sotto il segno di una bella idea: qualcuno scatena una guerra? E noi ci disarmiamo. Così la guerra finisce.

Putin è pazzo, gli mandiamo un dottore? - La guerra folle, il dittatore pazzo: scongiuri di successo tra le false coscienze. Come quello dei popoli che non appoggiano la guerra, meno che mai quello russo. Contro ogni evidenza storica, i popoli seguono sempre all’inizio il capo alla guerra, magari si oppongono quando il capo la guerra comincia perderla. Contro ogni plausibilità la grottesca rappresentazione di Putin pazzo isolato che solo lui vuole la guerra. Ma scongiuri funzionali a tenere in piedi la contraffazione, anzi il contrabbando di una neutralità contraffatta. Dire oggi né con Putin né con la Nato, oltre ad omettere la sostanza del “solo con noi stessi”, è uno stare con l’esercito occupante. E ci si sta non per amore della pace ma per infatuazione ossessiva ed esclusiva della “propria” pace. Bruci il mondo, casa mia in pace, io non impugnerò un’arma né la invierò ne proferirò parola compromettente: è questo il neutralismo pacifista.

No fly zone - No fly zone non si può quella Nato sull’Ucraina. Sarebbe la guerra con la Russia, la guerra europea, la guerra forse mondiale e nucleare. Non si può e non si deve. Ma una no fly zone si dovrebbe: qui, nella nostra vita pubblica. Quella per impedire alla nostra palpitante e autolesionista viltà di volare così alto da essere erroneamente additata come l’angelo della pace. Non è che non scelgono le false coscienze del pacifismo, pacifismo e basta. Scelgono di rischiare si possa domani dire di loro ciò che Churchill ebbe a dire dei governanti inglesi: “Potevano scegliere tra la guerra e il disonore, hanno scelto il disonore, avranno la guerra”.

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