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Un popolo variegato di associazioni, cooperative sociali, del mondo del volontariato dalla Lombardia alla Sicilia protagonisti della trasformazione da beni di Cosa Nostra ed esclusivi a beni comuni e condivisi. In occasione dell'anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati.

Sono 947 soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in ben 18 regioni su 20. La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Sicilia con 267 soggetti gestori, segue la Calabria con 148, la Lombardia con 141, la Campania 138.

Libera con la ricerca “Fattiperbene” vuole raccontare una nuova Italia, che si è trasformata nel segno evidente di una comunità alternativa a quelle mafiose. Nel 2016 anno della prima mappatura di Libera erano 524 soggetti del terzo settore che gestiscono beni, sono diventati 947 nel 2022 con un incremento del +81%. Incrementi maggiori si sono registrati in Puglia +108% e Lazio +82%. Da registrare la Sardegna che è passata da un soggetto gestore del 2016 agli otto di quest'anno.

Complessivamente secondo i dati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (al 25 febbraio 2022) sono 19.002 i beni immobili destinati ai sensi del Codice antimafia e sono invece in totale 22.238 gli immobili ancora in gestione e in attesa di essere destinati. E nel periodo Covid aumentano i sequestri e le confische.

Secondo i dati del ministero dell'Interno dell'agosto 2021, sono stati 8.785 i sequestri (valore 1.905 milioni di euro) nel periodo agosto 2020-luglio 2021 +49% rispetto anno precedente (agosto 2019-luglio 2020) mentre le confische sono state 4.246 (valore 1.731 milioni di euro) con +136% rispetto anno precedente.