Kiev, capitale dell'Ucraina (Depositphotos)

di Fabrizio Carloni

Nella narrazione dell'attuale conflitto russo-ucraino, ciò che lascia interdetti è lo spazio più che ragguardevole riservato agli aspetti umani di questa vicenda e la disattenzione quasi totale nei confronti degli avvenimenti militari e della storia che è all'origine della guerra cui stiamo assistendo. Sugli aspetti tattici e strategici non c'è stato un riferimento anche marginale sulla stampa su ciò che sta succedendo: non un rigo su quali siano gli obiettivi di largo respiro dell'offensiva russa, sui risultati, sull'ammontare e la qualità delle truppe ucraine e della Federazione russa che si fronteggiano. Nessuno, a mia conoscenza, che abbia scandagliato le ragioni profonde dell'inimicizia tra Ucraina e Russia.

Questa, senza sostituirmi agli accademici che sono mancati nell'analisi degli avvenimenti, ha le sue radici in tempi lontani ed in particolare negli ultimi rantoli dell'Impero russo alla fine della Grande Guerra quanto l'Ucraina prese posizione per l'esercito bianco in contrapposizione alle forze bolsceviche di Lenin. Da quell'epoca, la popolazione ucraina è stata costantemente e visceralmente anticomunista e in particolare antisovietica. A cavallo degli anni Venti e Trenta del Novecento, Stalin lanciò un'offensiva pesantissima a carico dei contadini e proprietari terrieri ucraini che arrivò al genocidio.

All'epoca dell'Operazione Barbarossa, l'attacco tedesco all'Urss di giugno 1941, l'Ucraina, contrariamente alla popolazione della Bielorussia, accolse come liberatori i soldati germanici nonostante l'evidente fastidio di Hitler che considerava gli slavi come esseri razzialmente inferiori. Sino alla rioccupazione da parte delle truppe di Stalin della Russia occidentale, nell'estate del 1944, quella parte dell'impero sovietico fornì centinaia di migliaia di volontari filogermanici che contrastarono con efficienza i partigiani sovietici.

Dopo la caduta di Hitler, a fine aprile 1945, nonostante l'impegno dei militari e dei servizi segreti russi, sino a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, nuclei agguerriti di patrioti ucraini, combatterono contro il potere centrale russo, rivendicando la libertà per il proprio Paese. In questa storia più complicata di quanto appaia, in cui giocano anche gli enormi interessi su una terra ricchissima e ferace che è stata considerata per le sue coltivazioni di grano e di girasoli l'Eden d'Europa, c'è da ricordare che alle bellissime e caritatevoli contadine ucraine molto deve il nostro Paese.

Tantissime di loro sfamarono e dettero ricovero ai nostri alpini, bersaglieri, fanti che dal dicembre 1942 al febbraio 1943 furono coinvolti nella tragica ritirata dalla linea del fiume Don sotto la spinta dell'offensiva sovietica che travolse anche Stalingrado. Molte loro nipoti hanno, con lo stesso spirito, assistito i nostri anziani in questi anni. Un legame forte con l'Ucraina è però fatto anche della conoscenza della storia di quella Nazione da cui non si può prescindere enfatizzando solo le vicende dei peluche in braccio ai piccoli ucraini in fuga.