Gente d'Italia

Quando i direttori pagano per articoli scritti da altri

Egregio Direttore, 
Mio figlio ha avuto un colloquio di lavoro, e dopo l’intervista gli hanno detto che sarà assunto, in contemporanea però gli hanno chiesto di presentare certificato del casellario giudiziale e carichi pendenti. Perché, cosa sono?

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Al giorno d’oggi trovare lavoro può essere molto complicato, soprattutto in Italia e spesso non è sufficiente avere dei buoni titoli di studio, ma bisogna dimostrare anche di essere persone incensurate. Il datore di lavoro non è legittimato a chiedere il certificato dei carichi pendenti…dato che nel nostro Paese vale la presunzione di innocenza, fino al momento della sentenza definitiva. Essere imputato non implica essere responsabile di avere commesso un reato, perciò tale situazione non può avere conseguenze negative per l’interessato, almeno non sempre… 

Noi direttori di giornali, per esempio, siamo ancora in attesa che venga risolto il problema dell’ OMESSO CONTROLLO. Cioè sovente veniamo condannati per articoli scritti da altri…. E’ successo anche a me, molti anni fa..  condannato ( con pena sospesa ) per “ omesso controllo” da un giudice che non solo non m’ interrogo' come prevede la legge, ma non fece nemmeno indagini… La sentenza venne ribaltata subito dopo ( il 16 dicembre del 2014  numero registro 2014-053392-00) dalla Corte di Assise che la modifico' tramutandola in una pena pecuniaria di 700 euro... E infine la Corte di Cassazione (sentenza del 4 giugno 2015 numero 2015-02052) rigetto’ anche la pena pecuniaria, assolvendomi con formula piena. A suo tempo abbiamo denunciato anche il giudice per aver emesso una sentenza senza l'interrogatorio.... Sono passati anni, non abbiamo ancor avuto risposta……Comunque ora le spiego cosa sono i due certificati e chi li rilascia….( allego i fax-simile della mia assoluzione con formula piena riportata anche da giornali e agenzie di stampa....)

IL CASELLARIO GIUDIZIALE - Si tratta di un certificato rilasciato dalla Procura della Repubblica da cui è possibile risalire ai rapporti di una determinata persona con la Giustizia. Infatti qui sono riportate tutte le condanne pendenti e quelle scontate, sia in ambito civile che penale. I certificati del casellario giudiziale sono di vario tipo e servono per attestare situazioni differenti: per esempio la presenza di condizioni di incapacità personale, le condanne penali oppure i procedimenti in carico al momento della richiesta. I motivi per richiederlo sono svariati. Generalmente serve in caso di nuova assunzione, per pratiche di affidamento/adozione di minori o per richieste di permesso di soggiorno. In pratica, tale certificazione serve a fare il punto sulla situazione giudiziaria del richiedente.

I CARICHI PENDENTI - I carichi pendenti rappresentano i procedimenti penali ancora in atto, che coinvolgono una data persona, un imputato, non ancora considerato colpevole. Non si devono confondere con il casellario giudiziario, cioè il certificato penale che descrive eventuali provvedimenti di condanna definitiva. In determinate situazioni è importante sapere se un soggetto ha avuto problemi con la Giustizia. In modo particolare un datore di lavoro, prima di assumere un dipendente, potrebbe controllare se nel suo passato ci sono stati dei comportamenti illeciti. 

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di Mimmo Porpiglia
La vicenda tocca un nervo scoperto del rapporto fra giustizia e informazione, coinvolgendo tutti noi cittadini di questa Repubblica.
Perché la cosiddetta “responsabilità oggettiva” di un direttore rappresenta un'aberrazione giuridica che non può appartenere alla civiltà del Diritto. In un Paese democratico non è ammissibile che nel caso di un reato d'opinione, cioè di un reato che si realizza attraverso la manifestazione di una tesi o di un giudizio, si arrivi a sanzionare tali comportamenti addirittura con il carcere.
Rispetto al principio fondamentale per cui la responsabilità penale è necessariamente personale, appare già di per sé mostruoso l'istituto della responsabilità oggettiva che incombe sul direttore di un giornale, per tutto ciò che viene scritto e pubblicato, anche indipendentemente dalla sua impossibilità fisica o materiale di controllare il contenuto.
La legge vigente è punitiva e assurda. Lo stanno scoprendo tutti.... E tutti concordano che si tratta di una disposizione di legge ipocrita che ha il solo significato della intimidazione preventiva. Una presunzione giuridica ormai inaccettabile, un automatismo intimidatorio e vessatorio, che configura una forma indiretta di censura preventiva. E rappresenta perciò una grave limitazione - questa sì, davvero oggettiva - alla libertà di stampa.
E basta con questa minaccia perenne e generica sulla testa dei direttori..  Ci pensate? Truffatori, politici corrotti, personaggi che hanno rubato e continuano a rubare allo Stato, e quindi a noi, sono in liberta’, e continuano ad andare in giro, inpuniti... E il direttore di un giornale, reo di “non aver controllato” condannato ( anche se viene applicata sempre la " pena sospesa") .  Fatto e', come accade nel 99% dei casi che il giudice non fa mai indagini per appurare chi ha materialmente scritto il pezzo o i pezzi incriminati. Come invece prevede la legge. Non solo... Non si ascoltano nemmeno i direttori "inquisiti"...Si va direttamente alla sentenza....Ignorando o facendo finta di ignorare anche le sentenze della Corte Europea.
Ma le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’ Uomo di Strasburgo prevalgono sull’ ordinamento interno e i giudici italiani hanno l’ obbligo vincolante di attenervisi. Strasburgo afferma che i giornalisti non possono essere condannati al carcere; si tratterebbe quindi di una violazione del diritto dei cittadini ad essere informati. Se esistesse, effettivamente, la possibilità di finire in carcere, nessun giornalista lavorerebbe più. Se i giudici non sono convinti di questo, possono sollevare una questione di fronte alla Corte costituzionale.
Perché non l'hanno mai fatto?
La condanna è nulla perché una legge ritenuta sbagliata dalla Corte di Strasburgo non può rimanere nell’ ordinamento italiano. Perché tanti e tanti direttori sono stati condannati al carcere da giudici troppo solerti convinti di interpretare il ruolo di elaborare ipotetiche regole di buon giornalismo con pretese dal vago sapore moralistico. Nel nostro sciagurato Paese, collocato non a caso agli ultimi posti nelle graduatorie mondiali della libertà d'informazione, sono già troppi i vincoli e i condizionamenti che gravano sulla stampa. Non c'è bisogno di mandare in galera i giornalisti per difendere l'onore e la reputazione di nessuno. Soprattutto quando si tratta di un'altra persona (il Direttore) la cui colpa è di non aver controllato l'articolo incriminato.....

QUI il certificato dei carichi pendenti di Domenico Porpiglia 

QUI il certificato del casellario giudiziale di Domenico Porpiglia

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