di Franco Esposito

“Una truffa, ecco cosa sono i rincari di gas e benzina”, denuncia il ministro Cingolani, sollecito nell'invocazione, “Serve subito un tetto Ue per limitare la corsa delle quotazioni”. Il Garante dispone intanto lo stop allo sciopero dei Tir. Ma gli autotrasportatori non sono convinti: “Così non ne usciamo”. La crisi morde l'Italia. I partiti in pressing sul premier Draghi. “Ora scostamento di bilancio”. L'ipotesi scostamento va da 10 a 25 miliardi di euro. Il capo del governo intende intervenire, ma in difesa di imprese e famiglie. Non subito, però. Draghi attende l'esito del vertice europeo del 24 e 25 marzo.

Scostamento di bilancio necessario, chiede il ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti. Per imprese e famiglie, ma anche “dazi sulle materie prime”. Investita dall'onda furiosa della crisi, in Italia la politica sembra sbattere la testa contro un muro. La Finanza scende in campo contro gli speculatori. Nel mirino, i profitti extra delle aziende. Da Mosca arriva infatti più gas, ma le quotazioni in borsa volano, spinte da chi scommette sui rialzi. A Milano alcuni distributori hanno attribuito al carburante questi prezzi: diesel 245, 9, benzina 242,9. I massimo storici. Mentre a Caserta c'è stato l'assalto ad alcuni supermercati.

Viene vissuta molto male l'economia in guerra. Il turismo è il primo settore a essere colpito. L'olio di girasole è tra i prodotti introvabili. Ma i risparmi? Il rischio è che subentri il panico. La risposta sembra scontata, a giudicare dagli ultimi accadimenti in varie città e regioni d'Italia. Le file ai distributori di carburante, i pescatori appesantiti dalla zavorra degli aumenti di benzina e gasolio, gli scaffali vuoti dei supermercati, in conseguenza del razionamento di prodotti di prima necessità.

Olio di semi, zucchero, farina, lievito: alcuni gruppi della grande distribuzione hanno deciso il razionamento per evitare la corsa all'accaparramento. Non è comunque il caso di abbandonarsi al pessimismo più cupo o a psicosi di ogni tipo, ma lo scenario che si prospetta è punto bello. “Bisogna prepararsi”, il, suggerimento arriva da Mario Draghi.

Il turismo è destinato a vivere momenti di profonda sofferenza. Viaggeremo meno. Le previsioni 2022 parlano i 533 euro in più a famiglia per un auto a benzina e di 569 per quelle a gasolio. Rincari destinati probabilmente a stabilizzarsi, al netto dell'ondata speculativa in atto. Ma nessuno è in grado di prevedere quando questo accadrà. In salita anche il, costo dei biglietti per aerei e navi. I rincari energetici esercitano la loro nefasta incidenza.

L'intera domanda di servizi turistici subirà una forte flessione. Sarà rivista al ribasso. E le aziende sembrano orientate verso un massiccio ritorno allo smart working, per fare fronte alla stangata di benzina e gasolio. La nuova estensione riguarderà eventualmente tutto il Paese. E costerà sempre più fare al spesa. Spinti dall'inflazione, sono aumentati nuovamente i prezzi di pane e pasta. Anche in ragione della riduzione dell'import di grano tenero da Russia e Ucraina, e pure dall'Ungheria che sta frenando sull'export.

La pasta è salita del venticinque per cento al chilo rispetto al 2021. Si ipotizza un ulteriore aumento fino al trenta per cento. Pane, dolciumi e altri derivati potrebbero presto costare il quindici per cento in più. Introvabile l'olio di girasole: arrivava al settanta per cento dall'Ucraina, ora è bloccato nei porti di Odessa e Mariupol, circondati dalle navi di Putin il folle. L'Associazione delle aziende oleari avverte che le scorte basteranno al massimo per una ventina di giorni. E se la guerra dovesse perdurare, il prodotto finale rischia di mancare anche per il prossimo anno.

I rincari dei trasporti e delle materie prime danno vita a un autentico paradosso, per quanto riguarda l'alluminio: già ogi si paga più la bottiglia che il pomodoro in essa contenuto. Fosche le previsioni anche per il pesce, l'import accusa una flessione del cinquanta per cento e il pescato scarseggia. Il prezzo de gasolio ha raggiunto livelli insostenibili per i pescatori.

Ma qual è il rischio più alto? L'effetto combinato di un ritorno alla recessione in conseguenza della debole spinta dei consumi e dell'inflazione, oltre il sei per cento su base anuale, con pesanti conseguenze su salari e occupazione. Sarebbe un ritorno clamoroso agli Settanta, per noi italiani. Il costo della vita potrebbe schizzare a livelli insostenibili per i ceti medi e bassi. Siamo nell'incubo.

Se poi dovesse arrivare lo stop dell'Unione Europea all'importazione di tutto il gas russo, le conseguenze investirebbero il settore manufatturiero. Le imprese rallenterebbero la produzione e gli sforzi de governo e dell'Ue di reperire fonti altrernative sarebbero destinati all'insuccesso immediato.

Come fare, cosa fare? La via d'uscita ci sarebbe: l'attuazione del Pnrr garante di una solida base di investimenti al Paese non dovrà subire frenate. L'impatto sul Pil sarebbe così meno pesante. Anche se la Cgia di Mestre teme che possa accadere il contrario. Molto dipenderà dalle decisioni della Banca Centrale Europea sui tassi. Dovesse aumentarli, frenerebbe la crescita dell'economia. Prestiti e mutui sarebbero più cari oer imprese e famiglie.

La domanda conclusiva ha come oggetto i risparmi. Come tutelarli, in un'economia di semi guerra? Soffriranno soprattutto quelli a medio termine e le borse europee, orfane dei grandi produttori di materie prime.

L'euro è destinato a deprezzarsi rispetto al dollaro, in ragione del fatto che l'economia europea è molto più esposta alla guerra in Ucraina. Gli investitori travolti probabilmente da insolito destino: si ritrovanno sulle montagne russe durante l'anno. Il consiglio migliore è quello di “non muoversi”.