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Telecom all’ultima telefonata: il fondo americano Kkr è sicuro di acquistare la società per 11 miliardi di euro

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Telecom all'ultima telefonata. Fuori metafora, è al bivio estremo che introduce alla vendita dell'azienda. La valutazione di Tim è pari a undici miliardi. Ma i soci ritengono che la società valga di più rispetto alla proposta americana. La riunione di domenica sera spinge il titolo dell'ex azienda monopolista delle telecomunicazioni in prossimità delle braccia aperte del fondo statunitense Kkr. Immediata e proficua la reazione in Borsa, il titolo di Telecom ha avuto un incremento del 5%: Il balzo viene ritenuto clamoroso negli ambienti economici-finanziari.

L'apertura del board agli americani ha avuto immediato riscontro a Piazza Affari. Il fondo Kkr è pronto alla trattativa su queste basi: 0,505 l'offerta per azione, il 100% del pacchetto azionario, 51% la soglia di adesione. La salita in Borsa del titolo a 30.31 centesimi è ancora distante dai 50,5 centesimi indicativamente messo sul piatto dall'eventuale Opa. “Questo dice che gli investitori dubitano che sarà concluso un accordo con Kkr”, è il parere dell'autorevole Lex Column del Financial Times. Nessun commento ufficiale da parte statunitense. Fonti attendibili dicono questo: “Il fondo attende ulteriori informazioni sulle modalità di relazione con la società telefonica”. Mentre sul tavolo dell'ad di Tim, Pietro Labriola, il numero numero uno di Tim, c'è ufficialmente la fusione con gli ex rivali di Open Fiber, il sui amministratore delegato è Mario Rossetti.

Opel Fiber ha chiuso l'anno in forte crescita, sul fronte dei ricavi e anche per quanto riguarda la marginalità. I ricavi ammontavano a 380 milioni, con un +45%. Tim non ha fornito alcuna informazione sulla tempistica con cui intendono affrontare la situazione. E tratta la “due diligence” confirmatoria. Il presidente Salvatore Rossi e l'ad Labriola hanno comunque l'intenzione di chiudere in fretta la trattativa. Tim si propone di capire meglio le reali intenzioni di Kkr. L'offerta è concreta e ancora sul tavolo? Qual è il suo potere attrattivo e i dubbi sul debito sono stati sciolti del tutto? Incertezze che gli americani credono di aver già chiarito. La volontà espressa dal Cda di privilegiare l'offerta statunitense non esclude comunque altre opportunità. Il comunicato pubblicato nella notte tra domenica e lunedì mette infatti in evidenza che il CdA conferma “di voler eseguire il piano elaborato da Labriola con la consulenza di Mediobanca e Vitale&Co e di procedere all'esplorazione e allo sviluppo del progetto di discontinuità”. Siamo al cospetto di un nuovo corso Tim. Messo nero sul bianco per la prima volta, a dispetto anche delle preoccupazioni rappresentate da possibili conseguenze antitrust in vista delle gare legate al Pnrr”.

Le cosiddette aree grigie: l'eventuale integra zione con Open Fiber, a coltivare il negoziato con Cassa Depositi e Prestiti, sentite le interlocuzioni con le autorità”. Il CdA Tim chiede innanzitutto di spingere sul prezzo, nella convinzione assoluta che l'azienda sia “un valore inespresso che deve essere tenuto in debita considerazione”. Il comunicato consegnato agli organi di informazione pare sia il risultato di una ricomposizione sopravvenuta nel corso della riunione. Inizialmente sembrava addirittura che Kkr sottovalutasse Tim, Fosse accaduto davvero, la cosa avrebbe provocato la sollevazione dei consiglieri indipendenti espressione dei fondi, Il tentativo di forzare la mano però è fallito.

Come e perchè? Ha vinto – a quanto si dice – la mediazione del presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Gorno Tempini. “Dobbiamo raggiungere necessariamente una posizione di sintesi”. Tempini ha convinto ad aprire al fondo Usa. E anche i rappresentanti di Vivendì, convinti che “il prezzo non sia sufficiente e che un piano possa creare un maggior valore”. Da qui la necessità di stilare una nuova versione “più collegiale”, puntando ad accontentare il piano e Oper Fiber e Kkr. E si è andati alla conta, che avrebbe potuto riservare grandi e spiacevoli sorprese. Le previsioni danno Kkr in chiaro vantaggio. Ma i conti Oper Fiber, controllata al 60% da Cdp, hanno il loro enorme peso specifico: ricavi a salire del 45%, il margine operativo del 92%, investimenti per oltre 1,3 miliardi di euro a coprire 13,5 milioni di unità immobiliare, +23% sul 2020. La promessa sposa di Tim progetta di “completare e velocizzare la copertura di tutto il Paese con una infrastruttura a banda larga, dando priorità alle aree bianche dove il gap digitale si sconta maggiormente”. Open Fiber è convinta di farcela ad acquistare Tim; La statunitense Kkr di più. Sul piatto ci sono 11 miliardi.

Franco Esposito

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