DI MASSIMILIANO DI PACE

Che gli italiani fossero un popolo fantasioso era noto, ma che i russi lo fossero di più, probabilmente era meno noto. A questa conclusione si giunge guardando i tg russi, come Piervi Kanal (Первый канал, Primo Canale), recentemente alla ribalta per l'improvvisa intrusione di una giornalista con un cartello che denunciava la propaganda, e Rossyia 24 (Россия 24), una sorta di Rainews 24, che chi scrive vede praticamente tutte le sere a cavallo tra il Tg3 e il World news della Bbc, o facendo zapping tra le immagini del Téléjournal de France 2, e del Telediario di Rtve, il principale canale spagnolo.

Per esempio, la scorsa domenica sera (20 marzo) è toccato stropicciarsi gli occhi vedendo un inviato di Piervi Kanal in territorio ucraino (una novità assoluta, visto che in precedenza i giornalisti russi scorrazzavano solo nel Donbass), ossia a Mariupol. E questo non tanto perché la circostanza dimostrava che la martoriata città costiera dell'Est ucraino potesse essere ormai sotto il controllo russo (circostanza ancora non ammessa dal governo ucraino al momento di scrivere questo articolo), quanto per l'assenza di contestazione all'esercito russo da parte della popolazione locale, ordinatamente in fila per prendere un boccione d'acqua, che invece noi siamo abituati a vedere nei nostri telegiornali contrastare fisicamente gli invasori russi. Non solo, ma si vedevano vecchiette che si appoggiavano al braccio di un soldato russo, dall'aspetto di un bravo ragazzo (magari avrà vinto un concorso per tale ruolo...), e giornalisti russi, super bardati (a confronto i nostri sono dei veri temerari), che intervistavano le persone in fila, alcune della quali piangenti, ma altre sorprendentemente tranquille da rispondere alle domande con disinvoltura. Oggetto dell'interviste era il biasimo per le distruzioni (non più nascoste dai tg russi, ma solo per Mariupol), che venivano attribuite senza il minimo dubbio al famoso battaglione ucraino Azov (il presunto covo di nazisti ucraini), che evidentemente, all'insaputa di tutti, è dotato di arei, missili e quanto altro serve per distruggere un intero paese. Nelle frasi di biasimo non potevano mancare le accuse al governo ucraino di aver abbandonato la popolazione locale al suo destino.

La situazione era così inedita e inattesa che chi scrive ha iniziato ad avere qualche dubbio (vuoi vedere che noi siamo vittime di fake news?).

I dubbi sono aumentati osservando un servizio successivo che metteva in guardia che dall'Europa c'era un fuga di investitori (porca miseria, non me ne ero accorto... ed è grave, perché io sono anche un economista), per essere seguito subito dopo da un altro servizio che denunciava le diffuse proteste (queste effettivamente ci sono in Francia e Spagna) per l'enorme aumento dei prezzi dei carburanti, commentato con malcelata soddisfazione dal giornalista che aveva curato il servizio.
Dimostrato che l'avversario (cioè l'Occidente) è in procinto di crollare, la sapiente regia del notiziario made in Moscow ha subito fatto vedere un paio di servizi in cui, traducendo dall'inglese al russo (ma senza far sentire il primo), si affermava quanto segue:
1) Antony Blinken (Segretario di Stato americano) assicurava che come finiva la guerra le sanzioni sarebbero state tolte (facile immagine il sospiro di sollievo dello spettatore russo);
2) Il presidente americano Biden era contrario all'embargo del petrolio russo (carramba...ma i nostri notiziari sono veramente pieni di fake news...).
Per convincere gli ultimi dubbiosi beneamati cittadini di Putinlandia, con sprazzi di sano realismo, si ammetteva, con successivi servizi, quanto segue:
3) L'occupazione in Russia subirà effettivamente un contraccolpo (fugaci visioni dei magazzini Ikea e dei McDonald's chiusi), ma questo sarà neutralizzato da opportuni investimenti del governo russo;
4) È innegabile che qualche prodotto manchi nei supermercati russi (ad esempio lo zucchero), ma ecco che si fa vedere la presidente della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, che rassicura che ben presto le turbolenze finiranno, e che non ci sono problemi di approvvigionamento di merci (evidentemente la banca centrale in Russia si occupa anche di questo, forse perché è l'unico posto dove sono rimasti un po' di soldi), e quindi ben presto si potrà ridurre l'attuale tasso di interesse del 20% (accettato dagli imprenditori russi come i contadini di un tempo accettavano la grandine).
E Putin? Tranquilli, lui compare tra un servizio all'altro (ogni volta parla per minimo 5 minuti, con la conseguenza che i tg russi vanno ad oltranza), per rassicurare che tutto andrà bene, che la Russia è finanziariamente solida, e che in fondo nessuno farà caso alle sanzioni (lui di sicuro no, potendo avere tutto...).

Va detto però che a forza di inventare è facile cadere nel cattivo gusto. Non si possono giudicare altrimenti i servizi del tg serale di Piervi Kanal del 20 marzo, in cui, facendo vedere per pochi microsecondi la fuga degli ucraini verso l'Europa, si commentava acidamente che gli europei non vogliono gli ucraini, e che quando li vogliono, è solo per sfruttarli, come evidenziava una vignetta che sembrava attribuita a Charlie Hebdo (ma scritta in russo), dove si faceva vedere che in una macchina guidata da un occidentale c'erano, a posto del motore, 3 ucraini con i pedali.

A questo punto c'è solo da chiedersi fino a quando i tg russi riusciranno ad inventarne di nuove.