Putin
Vladimir Putin (foto: Depositphotos)

di Roberto Penna

La Russia continua a non sfondare, militarmente parlando, in maniera significativa in Ucraina, ma non accenna a diminuire l'intensità della propria aggressione armata. C'è la quasi conquista della città di Mariupol e il controllo dell'accesso al Mar d'Azov, ma non vi è ancora, dopo quasi un mese dall'inizio dell'invasione, il predominio militare e politico russo sulla maggioranza del territorio ucraino. Eppure, gli attacchi via terra e via aria voluti dal Cremlino non hanno mai avuto una sosta e proseguono ai danni di ormai tutte le principali città ucraine, dai centri più prossimi al Donbass alla capitale Kiev e sino ad arrivare pericolosamente a Leopoli, cioè a circa 70 chilometri dal confine con la Polonia e con la Nato.

La guerra-lampo non c'è mai stata e continua a non esserci, ma i danni che la Russia sta provocando in Ucraina sono enormi, in termini materiali e soprattutto umani. Città come Mariupol sono già luoghi fantasma e sarebbe terribile se tutto il Paese, una nazione di più di 40 milioni di abitanti, scivolasse in tale baratro. Più si va avanti e più i centri cittadini diventano spettrali. Più si va avanti e sempre più civili muoiono o, se maggiormente fortunati, scappano in modo disperato. Più si va avanti e più frequenti possono essere i crimini di guerra come le violenze fisiche, anche sessuali, le deportazioni che ci riportano ai momenti storici più bui dell'Europa, come è stato denunciato dalle autorità ucraine, e i bombardamenti indiscriminati su teatri, scuole ed edifici in cui gli inermi provano a cercare un riparo. Infine, più si va avanti e più aumenta il rischio di un eventuale scontro diretto con mezzi o territori della Alleanza Atlantica, oppure, di un qualche incidente catastrofico, peraltro già sfiorato durante l'attacco russo presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia.

L'esercito di Vladimir Putin non sta portando a casa tutti gli obiettivi prefigurati dal Cremlino, ma sta comunque massacrando una nazione, che tuttavia resiste in maniera esemplare. Ma quand'anche la Russia riuscisse a impadronirsi dell'intera Ucraina, con la capitolazione ufficiale delle Forze armate di Kiev e del presidente Volodymyr Zelensky, essa si troverebbe dopo a dover gestire un Paese a pezzi, con le infrastrutture da ricostruire e un popolo totalmente ostile. Anche con la disfatta delle attuali autorità ucraine potrebbero proseguire gli agguati ai militari russi e i combattimenti casa per casa. Potrebbe essere anche peggiore dei Dopoguerra iracheno e afghano affrontati dagli Stati Uniti e dall'Occidente. Una tregua diviene ogni giorno sempre più necessaria, anche per gli interessi della stessa Federazione Russa. Intanto, in assenza di bombe e di sirene di allarme si può negoziare meglio. Poi, visto che l'invasione dell'Ucraina da parte russa è stata motivata attraverso il pretesto, senz'altro risibile, dell'allargamento a Est della Nato, ora anche questo alibi è decisamente venuto meno.

Zelensky è stato chiaro: il suo Paese rinuncia ad aderire all'Alleanza Atlantica, ma non per i prossimi quattro o cinque anni, bensì per sempre. Chiaramente il leader di Kiev vuole delle precise garanzie in merito alla sicurezza del proprio Paese e al rispetto della sua integrità territoriale. D'altra parte, assumere uno status neutrale non deve equivalere a subire una neutralizzazione ma Zelensky, con l'accantonamento dell'adesione alla Nato, ha compiuto un passo importantissimo che potrebbe fermare la guerra e consentire a tutte le parti in causa di uscirne senza perdere la faccia. Putin otterrebbe la neutralità ucraina, per la quale peraltro avrebbe deciso di dare vita a tutto questo disastro, e Kiev potrebbe rimarcare l'autorevolezza e la sovranità delle proprie istituzioni, che dovevano invece, secondo le aspirazioni putiniane, essere spazzate via in pochi giorni come una banda di nazisti e di drogati.

negoziati, nonostante tutto, proseguono e la Turchia si è persino detta ottimista. Staremo a vedere, ma se Mosca non dovesse cogliere in positivo la determinante chiusura del capitolo Nato da parte di Zelensky, significherebbe anzitutto che è la Russia a non essere seria nei negoziati, e non l'Ucraina come viene sottolineato dal Cremlino. E dimostrerebbe al mondo che Vladimir Putin ha ben altro in testa e non gli importa di intestarsi il ruolo di criminale di guerra.