DI LUCIO FERO

Una sera a guardare il principale canale della tv russa, ne riferisce il Corriere della Sera. In onda come sempre il conduttore più noto e seguito e più in comunione di intenti e pensieri con Putin. Tranquillo e deciso spiega che se l'Occidente dovesse mettersi di mezzo la conseguenza ovvia sarebbe la guerra nucleare, esemplifica: "I polacchi devono sapere che Varsavia avrebbe 30 secondi di vita". Segue ammiccamento al pubblico: "Ucraina il primo passo". E' tv, è show, è propaganda. Ma è la propaganda ufficiale di uno Stato che dà impressione, notizia e prova di aver scelto una guerra lunga e, letteralmente, senza quartiere.

A un mese dall'invasione la guerra peggiora - Uso di bombe al fosforo bianco e perfino il sistematico sparare sui civili ucraini non sono il peggio dell'escalation russa. Il peggio è l'insistenza verbale, quasi un continuo memento, sulle armi nucleari e il loro uso. Mosca ha detto: "Useremo armi nucleari se saremo direttamente minacciati". Putin aveva detto, ha detto più volte che la Russia era "minacciata nella sua sicurezza" dall'esistenza di una nazione finta, l'Ucraina appunto.

Peggiora e si fa più pericolosa - Se l'armata russa viene fermata, se non conquista l'Ucraina, se non azzera esercito e governo ucraini, Mosca lascia intravedere di di essere non solo pronta ma anche disposta a gradini e gradini di escalation. Escalation militare, fino all'uso di ogni arma e fino all'uso di armi anche contro chi aiuta gli ucraini. Se invece l'armata di invasione russa vince e conquista e se ciò dovesse avvenire con Mosca che usa armi chimiche o peggio, difficilmente Occidente e Nato potranno sottrarsi alla dinamica dell'escalation. Si scrutano gli incontri delle delegazioni per trattative, si cercano mediatori, però sempre più si vedono disporsi sul tavolo della realtà tutti gli ingredienti ed elementi di una guerra che cresce e monta.

Rubli, solo rubli - Putin ha detto: entro una settimana il nostro gas e petrolio lo paghino solo in rubli. Che significa? In Russia l'inflazione è al 20% (cifra ufficiale, quindi quella reale è maggiore), al punto che il tasso sui prestiti è del 20 per cento. Rublo svalutato uguale possibile malcontento, quindi chi vuole gas e petrolio russi prima compri rubli (riapprezzando la valuta) e poi paghi appunto in rubli (dopo aver cambiato dollari ed euro in rubli). Quindi l'Occidente finanzi e sostenga direttamente l'economia di guerra della Russia. Rubli, solo rubli è un atto di escalation: non potrà essere accettato o subito se non per poco tempo dall'Occidente, costringerà Occidente e Russia e disconnettersi nel rapporto acquisto-vendita di petrolio e gas, spinge Occidente e Russia verso inimicizia e ostilità strutturali, avvicina, prefigura un conflitto diretto.

Putin non vuole la pace - Sono le parole di Draghi pronunciate in Parlamento, sono la convinzione e la posizione del governo italiano. Ma anche no. Il capogruppo leghista Romeo ha "consigliato" a Draghi "toni più pacati...altrimenti il popolo si spaventa". E, nonostante Draghi e la realtà facciano osservare l'ovvio, e cioè che la pace si fa in due, in Parlamento o meglio tra due partiti della maggioranza di governo cresce altra, diversa e opposta linea di pensiero e condotta rispetto al quelle di Draghi.

Salvini per una Ucraina senza armi - Non quelle italiane almeno. Salvini annuncia che la Lega non approverà aiuti militari italiani all'Ucraina. Quelli che Draghi ha garantito. Quelli peraltro già votati dalle Camere, Lega compresa. Filo putinismo leghista? Neanche l'ombra. Non per questo Salvini e la Lega prendono questa posizione. Ne fanno una questione di...prudenza. Ritengono più prudente stare lontani, negarsi, farsi i fatti propri. E ritengono sia più simpatico alla gente chi si defila e si imbosca dalla guerra.

Con il no alle armi all'Ucraina la Lega si colloca al centro di un vasto umore sociale e politico, quello del non si spara a chi ti spara, altrimenti è peggio. Draghi ieri e Mattarella oggi (lettera all'Anpi) ricordano che la forza delle armi ha determinato la vittoria e l'esistenza della democrazia e della libertà e che in nome della violenza che non va usata per rispondere alla violenza si finisce per condannare ogni resistenza ad ogni dittatura e invasione. Ma il niente armi italiane all'Ucraina ha tutte le caratteristiche di una posizione assai pop. Non perché Putin prenda nota ma perché l'elettore si illuda di tenersi così fuori dal mondo.

Conte per una Nato senza soldi Conte: "Non potremo votare aumenti della spesa militare italiana". Primo: non sono aumenti, sarebbero adeguamenti. Otto anni fa l'Italia promise di adeguare la sua spesa militare (nel 2021 l'1, 54% del Pil) al 2 per cento del Pil. Adeguamento alle percentuali di spesa concordate per ogni paese in sede Nato. Quindi, volesse dire la verità, Conte avrebbe dovuto dire: non voteremo la quantità di spesa militare decisa già prima della guerra. Secondo: rifiutarsi di adeguare la spesa militare (adeguare al pre guerra) è, se le parole hanno un senso, volere una Nato senza soldi, almeno non quelli italiani.

Ovviamente pretendendo al tempo che la Nato garantisca massima e pronta protezione militare all'Italia. Conte pro Putin? Neanche per sogno. E' la cultura grillina e cinque stelle che d'istinto fa di ogni cosa (guerra compresa) una questione di soldi da non sganciare. E' il tema, l'umore di fondo, il solo vero orizzonte che quegli occhi vedono: ogni spesa pubblica e collettiva è imbroglio ai danni della tasca del popolo. Togliere i soldi alla politica era il sogno iniziale, togliere i soldi allo Stato, togliere i soldi alle grandi imprese, togliere i soldi alle banche. E trasformare il tutto in un social collettivo- progressivo vivere di rendita. Non un euro in più pr la difesa è uno slogan perfetto e a misura.