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…oppure un nuovo Catilina? Nel libro di Lewis Carroll “Alice nel Paese delle Meraviglie” il Cappellaio matto è un ingordo, accusato di uccidere il Tempo, che reagisce imprigionandolo nello spazio delle cinque del pomeriggio, la tradizionale ora inglese del tè. Nel mondo moderno parliamo di cappellai matti per definire chi accumula un titolo sull’altro, un privilegio sull’altro, una prebenda sull’altra, mettendosi in testa una traballante torre di cappelli di ogni colore e foggia. In poche parole, si tratta di un uomo pronto ad alternare copricapi per soddisfare il proprio interesse personale.

E il pensiero non può che portarci all’incipit della prima orazione pronunciata da Cicerone al Senato di Roma per fermare le mire di potere di Catilina: “Fino a che punto abuserai, Catilina, della nostra pazienza?... Fino a che punto arriverà la tua sfrontatezza senza limiti?... Non senti che i tuoi piani sono svelati, non vedi che la tua congiura è già conosciuta da tutti?”. Abbiamo evocato questa citazione per descrivere un contemporaneo Catilina, un Cappellaio matto affamato di titoli e onori: l’architetto – deputato – presidente di Com.it.Es. – coordinatore del MAIU – da poco ex Consigliere del CGIE – ispiratore e guida della volgare vendetta contro un quotidiano che ha la sola colpa di raccontare tutti gli aspetti della verità, anche quella che lo tocca personalmente. Non avete ancora identificato il personaggio?

Si tratta di Aldo La Morte, Presidente del Comitato di membro del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, incompatibile con quello di Presidente del Com.It.Es. ai sensi della legge istitutiva del CGIE. Conosciamo tutti la brutale azione del Com.It.Es., imposta da La Morte ai suoi minions, che l’hanno eseguita puntualmente, votando una stroncatura della linea editoriale e dei contenuti del quotidiano “La Gente d’Italia”. Peccato che tale attacco sia stato emesso da una maggioranza che si esprime per lo più in lingua spagnola o in “spagnollo”, che è uno dei linguaggi vernacolari derivanti dalla commistione dell’italiano con le lingue dei paesi in cui vivono le nostre comunità nel mondo. Peccato che la legge chieda al Com.It.Es. di formulare un parere soltanto sull’esistenza, la distribuzione del giornale e la percentuale di testo in lingua italiana, criteri oggettivi dei quali ha bisogno il Dipartimento editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri per assegnare retrospettivamente un contributo agli strumenti di informazione degli italiani all’estero.

La perfidia sta nel fatto che questo parere, pur essendo assolutamente illegittimo, può provocare il rinvio, per non dire l’omissione, dell’erogazione del contributo, cagionando quindi la futura insostenibilità dei costi prima di tutto della carta su cui stampare il giornale. Ma la formazione di tale parere presenta palesi elementi di potenziali infrazioni di legge. La prima sta fra quelle sancite dal Codice penale nel Titolo VII “Dei delitti contro la fede pubblica”, Capo III “Della falsità in atti” e più specificamente nelle diverse fattispecie di falso ideologico.

Il parere obbligatorio del Com. It.Es. deve riferirsi esclusivamente alle già citate categorie oggettive delle conferme richieste dalla legge. L’aver sostituito a esse un elenco di considerazioni soggettive, chiaramente dirette a causare un danno materiale e morale al quotidiano, può configurare inoltre il reato di interesse privato in atto pubblico, perché antepone la fedeltà al partito di maggioranza del Com. It.Es. all’obbligo della trasparenza negli atti di un organismo di rappresentanza istituito e finanziato dall’Italia. Inoltre, il Presidente è un parlamentare di uno Stato straniero: l’Uruguay, ma firma giudizi che colpiscono il diritto all’informazione dei cittadini di un altro Stato: l’Italia, che egli stesso ha l’obbligo di proteggere, come rappresentante legale del Com.It.Es.

Pertanto, e a maggior ragione, questo parere formato in base al diktat imposto dal Presidente La Morte, allora illegalmente detentore di due, per non dire tre, cariche incompatibili fra loro, non può essere sanato retroattivamente dalle sue recentissime dimissioni da Consigliere del CGIE, mentre permane l’ulteriore conflitto di interessi del suo essere anche deputato del Parlamento uruguaiano. Il parere deve quindi essere cassato, preferibilmente su richiesta dell’Ambasciatore, già ampiamente pregato di farlo dalla voce pressoché unanime della comunità, e deve essere sostituito da un nuovo parere che prenda in esame e attesti soltanto i tre fatti richiesti dalla normativa vigente: il quotidiano La Gente d’Italia esiste? È distribuito in Uruguay? Pubblica oltre il 50% dei suoi articoli in lingua italiana? La risposta a queste tre domande è SÍ. Punto!!! E basta con questo sopruso, con questo abuso di potere, con questo accanimento contro chi ha il coraggio di scrivere che “il re è nudo”!

CARLO CATTANEO (1801-1869)