Gente d'Italia

Biden-Putin: cambio di regime no, cambio di zar sì

Joe Biden e Vladimir Putin (Depositphotos)

di Lucio Fero

Discretamente immemori di come la realtà, la Storia, la guerra (e anche la pace) siano tutt'altro che un talk-show, giornali e tv scrutano e soppesano molto più le parole che i fatti. La battaglia d'Ucraina (battaglia quella di queste settimane perché la guerra che in Ucraina si è clamorosamente aperta sarà cosa più lunga nel tempo e più vasta nelle forme e nei luoghi) non si muove, svolge, decide a misura delle dichiarazioni di Biden, Putin, nemmeno Zelensky. La battaglia si decide e prende forma nei serbatoi vuoti o pieni dei mezzi corazzati russi, nell'efficacia o meno del loro munizionamento, nelle razioni alimentari dei soldati. La battaglia d'Ucraina è nei missili anticarro, negli elicotteri, nei sistemi anti aerei. Non nelle parole dei capi di Stato e di governo sugli aerei e sui missili. Tanto meno nel frullar di parole sulle trattative.  

Della battaglia vera nonostante le coraggiose e ottime cronache degli inviati tra la popolazione civile, tra la gente che soffre e muore sappiamo al tempo stesso molto e poco. Ogni giorno ci viene proposto un titolo, raramente corrisponde appieno ad un fatto. Mariupol caduta e perduta? Però combatte ancora. Colonne russe in ritirata? Però manovrano a  chiudere in una sacca metà delle truppe ucraine, una sacca da Karkhiv ad Odessa. Russia si accontenta del solo Donbass? Però bombarda Kiev e Leopoli. L'armata di invasione russa arranca e si mostra inefficiente? Certo, evidente rispondono alla domanda fior di generali. No, illusione: è così che combattono i russi, lenti e con già messo nel conto progressive perdite di uomini e materiali rispondono a medesima domanda altri generali. Poi ci sono gli "analisti", mediamente persone di buon senso e di buona osservazione e di buone letture, che però ipotizzano, riflettono, collegano i puntini, talvolta ricamano. All'analista il compito più arduo e fantasioso: intuire cosa c'è nella testa di Putin.

All'osso, molto all'osso la questione, una delle questioni è: che succede se Putin non si prende l'Ucraina? Non se vince o non vince: i modi di proclamar vittoria sono tanti. La creazione e l'imposizione dello Stato pro russo del Donbass, magari unita all'accordo internazionale per la neutralità anche della Ucraina non presa. Ma non per questo Putin ha mosso l'armata: obiettivi erano il cambio di governo, anzi regime in tutta l'Ucraina. Se al prezzo di migliaia e migliaia (forse ancora di più) di soldati russi morti cui aggiungere il dissanguamento delle Forze Armate, dell'economia russa, dei consumi e risparmi dei russi e della credibilità russa su ogni scacchiere della vita internazionale, se a questo enorme prezzo Putin non riesce a ricondurre l'Ucraina tutta nello "spazio russo" (sua la definizione) che ne sarà di Putin? Si favoleggia di boiardi pronti ad eliminarlo. Si favoleggia appunto.

Biden ha detto: "Non può restare". Si discute se dovesse dirlo o no. Di cero Biden ha fotografato più che detto: se Putin non si prende l'Ucraina non può restare. L'obiettivo strategico dell'Occidente che si oppone all'invasione non è, non può e non vuole essere il cambio di regime a Mosca. Ma il cambio di zar non è e non può che essere conseguente a quel che l'Occidente vuole, e cioè che Putin non si prenda l'Ucraina tutta. v

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