Angela Schirò (foto dalla sua pagina Facebook)

Egregio Direttore,

Continuano ad arrivarmi le segnalazioni di cittadini italiani (soprattutto giovani) andati a lavorare all'estero i quali si lamentano di aver ricevuto avvisi di accertamento dalle amministrazioni fiscali italiane con i quali è richiesto il pagamento delle imposte sul reddito prodotto oltreconfine.

Per tutelare gli interessi di questi nostri connazionali e per rappresentare il problema al Governo italiano ho presentato in questi giorni una interrogazione al Ministro dell'Economia e delle Finanze.

Nell'interrogazione ho denunciato il fatto che questi lavoratori hanno già pagato le tasse nel Paese dove si sono recati a lavorare e che quindi non dovrebbero essere tassati una seconda volta. Si tratta di lavoratori i quali non si sono iscritti (per i più svariati motivi) all'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero), hanno quindi mantenuto la residenza fiscale in Italia ma non hanno presentato in Italia, come previsto dalla legge, la dichiarazione dei redditi (o l'hanno presentata con ritardo o hanno omesso di indicare nella dichiarazione i redditi conseguiti all'estero).

I cittadini italiani i quali non si iscrivono all'AIRE e producono reddito all'estero sono spesso soggetti quindi a doppia tassazione anche in virtù del diritto tributario italiano basato sulla "tassazione mondiale", in particolare quando il Paese di destinazione ha stipulato con l'Italia una convenzione contro le doppie imposizioni fiscali che prevede la tassazione concorrente ancorchè mitigata dalla facoltà del credito di imposta. Si sta perciò sviluppando da anni una grave criticità fiscale per cui molti giovani emigrati sono sottoposti a doppia tassazione nel Paese di lavoro e nel Paese di residenza che è in questo caso l'Italia nonostante abbiano già pagato le tasse all'estero e nonostante il fatto, paradossalmente, che l'Italia abbia stipulato centinaia di convenzioni bilaterali proprio contro la doppia imposizione. Spesso si tratta di importi da pagare per migliaia o decine di migliaia di euro che sconvolgono la vita di contribuenti inconsapevoli e in buona fede che hanno già adempiuto ai loro doveri fiscali nel Paese estero dove vivono, lavorano e producono reddito regolarmente denunciato.

Nell'interrogazione ho anche ricordato al Governo che più volte la Corte di Cassazione (in ultimo con l'ordinanza 9725 depositata il 14 aprile 2021) si è espressa circa la possibilità di scomputare le imposte pagate all'estero anche nel caso in cui il contribuente abbia omesso di presentare la dichiarazione dei redditi qualora con il Paese della fonte e l'Italia sia in vigore una convenzione per evitare le doppie imposizioni.

Ho chiesto quindi al Ministro di intervenire anche a livello legislativo, proponendo, nei casi in cui il contribuente abbia già pagato le tasse all'estero, una sanatoria e modificando opportunamente l'articolo 165 del TUIR in modo tale da prevedere il credito di imposta anche in caso di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi o di omessa indicazione dei redditi prodotti all'estero.

Credo infine che sia opportuno ricordare che secondo la vigente normativa sono obbligati ad iscriversi all'Aire i cittadini che trasferiscono le propria residenza all'estero per periodi superiori a 12 mesi e i cittadini che già vi risiedono sia perché nati all'estero che per successivo acquisto della cittadinanza italiana a qualsiasi titolo.

Angela Schirò
Deputata PD - Rip. Europa -
Camera dei Deputati