di Matteo Forciniti

Condividere e diffondere la memoria storica della città di Montevideo attraverso le immagini alcune delle quali fortemente legate all'Italia. È questo lo scopo della mostra "El archivo liberado" inaugurata pochi giorni fa dal Centro de Fotografía in occasione del ventennale della sua esistenza che proporrà diverse iniziative lungo tutto l'anno. Si tratta di una selezione di alcune delle fotografie provenienti nel corposo archivio di questo centro (sono in totale 30mila) che nel 2020 ha deciso di rimuovere il diritto d'autore offrendole gratuitamente al pubblico.

"In tutti questi anni di lavoro" -ha affermato il responsabile della mostra Gabriel García- "abbiamo percorso un cammino molto lungo per poter creare questo archivio che oggi si trova accessibile a tutti on line e questo è stato un grande traguardo. Noi vogliamo far conoscere i contenuti di questo archivio, ampliarne l'acceso e promuoverne il suo uso".

Sono tante le tracce di italianità presenti in questa esposizione a partire dalla Corazzata Giulio Cesare arrivata al porto di Montevideo nel maggio del 1922 e immortalata dai fotografi della Intendencia durante il suo soggiorno uruguaiano che durò quattro mesi. Questa nave era uno dei fiori all'occhiello della Regia Marina e veniva mostrato con orgoglio in giro per il mondo prima di concludere la sua esistenza nel territorio dove oggi si sta combattendo la guerra tra Russia ed Ucraina. Dopo la sua partecipazione alla seconda guerra mondiale venne ceduta, provocando enorme indignazione, all'Unione Sovietica come stabiliva il trattato di pace. Insieme alla Corazzata Roma, anche la Giulio Cesare (ribattezzata "Novorossijsk" dai sovietici) affondò nel 1955 in Crimea tra misteri e leggende: per la versione ufficiale la colpa fu di una mina tedesca della guerra mai rimossa, per altri fu invece la vendetta dei fascisti della Decima Mas in un'azione di sabotaggio tardiva.

Molto rilevante è l'impronta dell'architettura italiana che riemerge dall'archivio del Centro de Fotografía. In primo luogo abbiamo la costruzione del monumento a José Artigas, l'eroe nazionale per l'Uruguay. I lavori all'interno della Plaza Independencia -luogo iconico nella capitale- risalgono al 1922 e vedono protagonista lo scultore bresciano Angelo Zanelli: per realizzare la statua del padre della patria, si narra che Zanelli fuse tutto il bronzo in Italia e poi lo portò in Uruguay per completare l'opera.

Tre anni più tardi, sempre nella stessa piazza, un'altra costruzione emblematica viene immortalata dai fotografi uruguaiani: è il Palacio Salvo dell'architetto milanese Mario Palanti, quello che per tanti anni sarà l'edificio più alto del Sud America.

Tra le immagini esposte che toccano in qualche modo l'architettura italiana abbiamo anche una scena di festa catturata durante i grandi festeggiamenti del carnevale del 1920. Un'antica automobile con a bordo due persone partecipa alla sfilata dell'Hotel del Prado, opera dell'architetto fiorentino Giovanni Veltroni.

Tante altre sono poi le foto de "El archivo liberado" che ci offrono piccole tracce di Italia in ottica futura. Nel 1928, ad esempio, la Oficina de Propaganda e Informaciones della Intendencia di Montevideo organizza un'escursione ad Atlántida, località marittima a pochi chilometri dalla capitale che accoglie un gruppo di visitatori in posa in spiaggia. Allora Atlántida era poco conosciuta e bisognerà attendere il 1945 per l'inizio dello sviluppo urbanistico di una città vera e propria che porta la firma di Natalio Michelizzi, un imprenditore calabrese residente a Buenos Aires. Restando al 1945 c'è un'altra scena di vita quotidiana che ritrae il centro di Montevideo in tutta la sua tranquillità mentre dall'altra parte del mondo si concludeva il dramma della seconda guerra mondiale: siamo su avenida 18 de Julio all'incrocio con Río Negro, alcuni anni dopo proprio qui la Rai decise di aprire la sua sede per l'America Latina oggi scomparsa.

La mostra -alla quale si aggiungeranno altre attività tra cui diverse conferenze- resterà aperta gratuitamente al pubblico fino all'11 giugno presso la sede del Centro de Fotografía situata in Avenida 18 de Julio 885 da lunedì a venerdì tra le 10 e le 19.30 e il sabato dalle 9.30 alle 14.30.