DI FABIO PORTA

Recuperare quattro anni in uno non sarà facile, ma un minuto dopo l’ufficializzazione della mia proclamazione al Senato ho ripreso a lavorare con entusiasmo e impegno raddoppiati, per rendere omaggio alla vittoria della giustizia sull’impunità e per restituire agli elettori non soltanto un seggio senatoriale ma anche il relativo lavoro parlamentare e sul territorio.

In questa newsletter abbiamo provato ad offrire una prima sintesi di questo impegno, che ha avuto negli incontri organizzati in Argentina e Brasile i momenti più belli e significativi di re-incontro con le grandi collettività italiane e i loro rappresentanti. A San Paolo come a Buenos Aires, l’intensità degli appuntamenti associativi e istituzionali e soprattutto il calore dell’abbraccio con i connazionali hanno segnato in maniera indelebile il mio ritorno in Parlamento e con la gente.

Tutto questo in un periodo storicamente difficile, segnato ancora dalla pandemia (sia pure decrescente e pressoché sotto controllo) e dall’impatto improvviso e devastante, soprattutto in Europa, di una vera e propria guerra scatenata da Putin con l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia.

La risposta dell’Italia, dell’Europa e della comunità internazionale è stata immediata e sostanzialmente unanime nel condannare l’aggressione e nel mostrarsi solidale, anche con l’accoglienza dei profughi, verso il Paese aggredito.

Certo, questo contesto interno e internazionale estremamente complesso non aiuta ad affrontare con la dovuta attenzione e profondità i tanti problemi delle comunità italiane che vivono all’estero, ma non per questo il mio impegno è stato meno importante e incisivo.

Ho prodotto atti parlamentari a difesa della libertà di informazione dei giornali italiani all’estero, per chiedere chiarimenti ed evitare confusioni sulla cosiddetta “grande naturalizzazione”, a sostegno delle richieste della comunità italiana di Juiz de Fora e Minas Gerais in Brasile, per chiedere l’estensione dell’assistenza sanitaria agli italiani all’estero quando rientrano in Italia.

Tutto questo mentre ci accingiamo ad eleggere i nuovi consiglieri del CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, organismo intermedio fondamentale nel rapporto con i Comites da una parte e i parlamentari eletti all’estero dall’altra. Ai nuovi consiglieri dobbiamo inviare insieme agli auguri di buon lavoro l’auspicio di un mandato all’insegna della concretezza e delle riforme, necessarie a rispondere alle aspettative delle nostre collettività ma anche di un’Italia sempre più bisognosa di un rapporto positivo e virtuoso con l’Altra Italia che esiste nel mondo.

Buona lettura a tutti e a presto