DI RICCARDO GALLI

 

 Dal primo di maggio l’intenzione del governo è di pregare (di più non può) le Pubbliche Amministrazioni di tenere l’aria condizionata nei loro stabili e uffici non più bassa di 25 gradi di temperatura. Così, tanto per risparmiare un po’ di carissima energia. E subito viene, è venuta naturale e spontanea la domanda: chi controlla?

Chi controlla i gradi dell’aria condizionata? - La risposta, desolata e scontata, è: nessuno. Ma peggio della risposta è la domanda e il sui venir naturale e spontanea: nessuno dovrebbe controllare un elementare e minimo senso civile, che definirlo civico è termine troppo impegnativo.

La domanda su chi controlla, non a caso sulle labbra di tutti, contiene già la totale disponibilità a non essere controllati e quindi a chiamarsi fuori. La domanda è già un chiaro preannuncio di irresponsabilità, è un mettere le mani avanti per parare il proprio fregarsene. La domanda è un “così faremo tutti” preventivo. Come faremo? Come ci pare, tanto nessuno ci controlla.

Un poliziotto ad ogni termostato - Non è l’illusione poliziesca di un governo illuso. Al contrario è il buttar la palla in tribuna da parte di una cittadinanza prepotentemente insolente. Chi mai dovrebbe controllare che non sprechi, non te ne freghi, non fai come ti pare sempre e comunque? Chi se non te stesso?

Perciò la domanda: chi controlla i 25 gradi, domanda che vuol essere beffarda e dissacratoria verso la cosa pubblica è il realtà la pronta e spontanea e annunciata diserzione dalla cosa pubblica. Travestita da sarcasmo e saputello, la domanda chi controlla è una miserella autodenuncia.