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Il laboratorio-Genova: Renziani con la Destra Una zarina, Paita, sconvolge la politica ligure

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 31-10-2018 Roma Politica Camera dei Deputati - dl su Genova Nella foto Rossella Paita Photo Roberto Monaldo / LaPresse 31-10-2018 Rome (Italy) Chamber of Deputies - Law decree on Genoa In the photo Rossella Paita

 

 

PORTOFRANCO

di Franco Manzitti

 

Si chiama Raffaella Paita, deputata e presidente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, spezzina di lunga militanza postcomunista, moglie di  Luigi Merlo, oggi presidente di Fin Logistica, già presidente dell’Autorità portuale genovese. Ambedue targati fino a un lustro fa Pd, di quella costola spezzina, dura e pura, con frangia più laica lei, con frangia più cattolica lui, che si era formato negli oratori e nelle tv di stampo curiale.

Paita è da oltre sette anni  la donna politica che più sta determinando i destini di questa regione laboratorio per la politica. Potremmo definirla, visti i tempi, “la zarina”, che marchia i grandi cambiamenti di questo territorio.

 La Liguria, prima a benedire nel 1961, il primo centro sinistra comunale in tutta Italia, con il Psi nella roccaforte democristiana, prima nel 1974 a inaugurare le “giunte rosse”, rovesciando il pentapartito a conduzione democristiana-taviani, prima di Torino e di Milano.

E ora, grazie a questa ambiziosa e determinata deputata, passata rapidamente a Italia Viva, una renziana della prima ora, prima regione dove Renzi “scavalca” il centro sinistra e si allea per le prossime elezioni comunali con il centro destra, dominato da Marco Bucci, il sindaco avviato a una clamorosa riconferma.

La signora ha rotto gli indugi, benedetta evidentemente da Matteo Renzi, ed ha annunciato ufficialmente il sostegno al candidato bis, che corre con una sua bandiera civica, ma circondato dalle liste della Lega, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia. 

Una specie di bomba è così esplosa, dopo tanti sussurri e tante grida, nel quadro politico ligure, con i sottili e ambigui distinguo della onorevole spezzina, che ha precisato una adesione alla lista civica di Bucci, senza però “contaminarsi” con le altre liste della destra, che lo hanno lanciato e lo sostengono.

Un’operazione sull’uomo Bucci, sul sindaco “del fare”, che tradisce il concorrente, l’avvocato Ariel Dello Strologo, scelto dopo un inverno di discussioni dal centro sinistra, ora sempre di più inclinato sul lato della sinistra radicale, dai reduci di Articolo1, alle altre liste “condivise”, un po’ spezzettate dopo le sberle prese alle ultime elezioni regionali, comunali, nazionali.

Quanto significherà in termini di voti questo endorsement è difficile dirlo, calcolate le sempre più basse percentuali di IVG in Italia e in Liguria. 

Ma va obiettato che il peso della signora Paita è al di là di questi conteggi, perché il suo ruolo di deputata e di presidente della Commissione Trasporti pesa molto in Liguria e a Genova, una regione dove il problema infrastrutturale è veramente urgente. Tra autostrade cantierizzate, dopo la vicenda del ponte Morandi, tra isolamenti “cronici” di collegamenti ferroviari con Roma, Milano e Torino, città verso le quali si viaggia con i tempi di percorrenza tarati sugli anni Sessanta, cinque ore per Roma, due ore e mezzo per Milano e quasi tre per Torino. Per non parlare di Firenze e Bologna.

Mentre il presidente della Regione Toti, ex leader del centrodestra, ligure, oggi tutto spostato verso il centro nella sua operazione nazionale intitolata un po’ ”Coraggio Italia”, un po’ “Cambiamo”, critica la Paita “che non ha avuto il coraggio” di scegliere più decisamente il nuovo fronte, sventolando solo la bandiera “civica” di Bucci e non quella dei partiti che lo appoggiano, il sindaco incassa con soddisfazione. 

Convinto ormai di vincere al primo turno, grazie a un’ondata ormai trasversale in suo favore, dove piombano nelle sue liste perfino ex Cinque Stelle e anche un ex segretario della Democrazia Cristiana, l’ultimo dello storico partito in provincia di Genova, Gianni Vassallo.

Se il vento è quello non si può non vedere in questa operazione la perfetta scomposizione del quadro politico, dove oramai destra e sinistra franano e si confondono , partendo proprio dal laboratorio di Genova. E non ci poteva essere una figura come Raffaella Paita a segnare, quasi a firmare questa rivoluzione. 

Sette anni fa da assessora regionale nella giunta di Claudio Burlando era stata lanciata verso la presidenza della Regione dopo i due mandati dell’ex ministro, ex sindaco. 

Sembrava una vittoria scontata, con l’appoggio incondizionato del leader. Renzi allora governava il Pd ed era avviato al suo storico crak referendario, ma faceva proseliti e Burlando&Paita erano i suoi “rampini” in Liguria. 

Già allora il quadro politico si muoveva, scrollando le storiche alleanze. Così alle Primarie per scegliere il candidato del centro sinistra, dove era sceso in campo un gigante come Sergio Cofferati, contrario all’asse renziano -burlandiano, era scoppiato un mezzo scandalo perché nelle fila degli elettori “primari” erano comparsi plotoni di militanti di centro destra e anche di destra dura e pura, per appoggiare la pulzella di Burlando. 

Scandalo, polemiche e uno strappo insanabile, con il finale di grande rottura. Cofferati fuori dal Pd, dopo la vittoria della Paita e una lista alternativa capeggiata dall’ex sindaco di Bogliasco, Luca Pastorino, poi destinato a un futuro di deputato nelle due successive legislature.

Tutto questo provocò la storica sconfitta della Paita nelle Regionali: fu trafitta da Giovanni Toti, candidato quasi per scherzo, ma vincitore che aveva ampiamente sfruttato la stagione nera del centro sinistra, le scelte di Burlando, la contesa con Cofferati.

Da quei giorni nacque un disastro a ripetizione per la cosiddetta “roccaforte rossa”, che governava la Liguria non solo, ma tutte le principali città. Caddero in successione Spezia, Savona e infine l’”imprendibile” Genova, conquistata da Bucci nel 2017. 

Insomma la bomba innescata dalle divisioni della sinistra era stata una specie di ordigno a grappolo, come quelle che oggi abbiamo sciaguratamente conosciuto in Ucraina, che ha distrutto tutte le mura liguri, compresi, in successione Comuni chiave, come Ventimiglia e Sarzana. 

La Liguria si è rovesciata completamente e salvo la riscossa dell’autunno scorso, nel quale un elegante avvocato di nobile famiglia post democristiana, Paolo Russo, è riuscita a riconquistare Savona, le debacle continuano.

E ora il cerchio si chiude a Genova, dove salvo sorprese la Paita mette il sigillo alla rimodulazione del quadro politico ligure, magari con un pugno di voti soltanto, ma con un segnale che parla a tutta l’Italia.   

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