Fabio-Porta ©-ClaudioCammarota

La misura è colma: dopo uno stillicidio di accuse, insinuazioni, minacce e attacchi hacker, la maggioranza del Comites dell'Uruguay (a quanto pare con la condiscendenza del nostro Ambasciatore) ha deciso che l'unico quotidiano italiano ancora in vita in Sudamerica deve cessare di esistere. Sì, avete letto bene; "Gente d'Italia", quotidiano stampato in Uruguay da venti anni, diretto da un giornalista professionista e supportato da una redazione competente e qualificata, sarà probabilmente costretta a interrompere le pubblicazioni. Non lo hanno deciso i lettori e nemmeno i tanti sostenitori e ammiratori di questo coraggioso strumento di informazione, tra i quali spicca il nome del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che pochi anni fa volle rendere un plateale omaggio al suo Direttore consegnandogli presso la "Casa d'Italia" di Montevideo una targa come segno di gratitudine e riconoscenza per il lavoro svolto a favore dell'informazione italiana nel mondo.

A deciderlo sarebbe stato il Presidente del Comites dell'Uruguay e Consigliere del CGIE Aldo La Morte (mi scuso se probabilmente oggi l'interessato ricopre soltanto una di queste cariche, ma a furia di accumulare incarichi e incompatibilità, compreso quello di senatore supplente in Uruguay, è possibile che anche anche io abbia fatto un po' di confusione...). Secondo le legge istitutiva, i Comites dovrebbero esprimere infatti un parere obbligatorio e non vincolante sulle testate italiane pubblicate all'estero; il parere dovrebbe limitarsi ad attestare l'esistenza della pubblicazione e la sua diffusione all'interno della collettività italiane, escludendo – ovviamente, se non altro per rispetto all'art. 21 della Costituzione italiana – qualsiasi forma di censura sulla "linea editoriale" degli organi di informazione oggetto del parere. E quando ciò dovesse avvenire (quando, cioè, il parere del Comites o meglio di una maggioranza di esso, andasse al di là delle prerogative di questo organo e di quanto previsto dalla legge) il minimo che ci si aspetterebbe dalle autorità diplomatico-consolari preposte a trasmetterlo in Italia sarebbe quello di ripristinare la correttezza e la legalità o al limite (anche se ciò potrebbe apparire omissivo) di inoltrare tale parere "illegale" (o meglio "ultroneo" rispetto a quanto previsto dalla legge) senza aggiungere alcun commento. 

Sarebbe gravissimo se, come denunciato dalla redazione di "Gente d'Italia", l'Ambasciatore d'Italia in Uruguay avesse addirittura fatto proprio quel parere, aggiungendo alla censura di La Morte e dei suoi proseliti la sua voce censoria nei confronti di una libera voce di informazione. Non credo sia necessario aggiungere altro, se non lo sconcerto per quanto sta accadendo, la solidarietà per Direttore e redattori del giornale e la speranza che il Ministro degli Affari Esteri risponda con urgenza alle due interrogazioni parlamentari che ho presentato le scorse settimane relativamente alle gravi e ripetute irregolarità operate dal Comites dell'Uruguay.

FABIO PORTA