Mario Draghi (foto depositphotos)

Dopo più di 5 mesi dall'inizio del 2022 – cioè 157 giorni lavorativi inclusi i sabati e le domeniche – il contribuente medio italiano smetterà di lavorare per pagare tutti gli obblighi fiscali dell'anno.

Sono parecchi: Irpef, Imu, IVA,Tari, IRAP, Ines, contributi previdenziali, eccetera. Insomma dal 7 giugno il contribuente inizierà a guadagnare per sé e per la sua famiglia. Il calcolo è stato fatto dagli artigiani mestrini. Certo, può essere un esercizio teorico ma aiuta a capire. I numeri non sono una opinione.

Supermario lo sa benissimo. Nelle pieghe dei suoi ultimi interventi qualche segnale lo ha inviato. Criptico per non allarmare le anime belle. Ma lo ha fatto scegliendo vocaboli ammonitori. Tipo razionamento (gas, cibo), limitazioni (luce, condizionatori), sprechi da evitare.

Per carità, l'economia di guerra è un'altra cosa. Ma quell'invito ad essere preparati è suonato come un campanello d'allarme. Draghi deve decidere , deve scegliere. Mica facile di questi tempi. La patata bollente è la riforma fiscale. Quale strada imboccare?

O scegliere un Fisco che abbia una funzione redistributiva (cioè penalizzare i redditi medio-alti). Oppure tagliare le tasse in funzione dello sviluppo magari evitando le trappole della riforma del catasto e/o della tassazione del risparmio. Molti gli aspetti da considerare.

Ad esempio: le rate non pagate relative ai mutui e ai prestiti concessi dalle banche sono aumentate di un miliardo negli ultimi 12 mesi. La combinazione pandemia e inflazione ha peggiorato la situazione economica delle famiglie. Che fare?

Mestre (e non solo) un suggerimento ce l'ha. Eccolo: siccome lo Stato quest'anno incasserà quasi 40 miliardi di maggiori entrate fiscali, si possono restituire i soldi reintroducendo il cosiddetto fiscal drag (drenaggio fiscale). Di fatto consiste in un aumento "mascherato" delle imposte che allinea il livello dei prezzi a quello dei redditi. Una svolta complessa e delicata. Che farà Draghi?